1 ago 2025

L'Accordo Commerciale di Schrödinger

Tra Trump e von der Leyen esiste un palese disaccordo sui termini del trattato commerciale negoziato in Scozia. I comunicati diffusi dalla Casa Bianca e dalla Commissione Europea infatti contenevano clausole difformi. E infatti oggi questa disomogeneità di vedute è deflagrata in modo plateale. Trump è andato di nuovo su tutte le furie e come al solito ha reagito in modo psicotico aumentando i dazi su quasi tutti i partner commerciali degli USA, ma ha posticipato l'entrata in vigore al 7 agosto. Apparentemente, per quel che si può ricavare dalle contrapposte interpretazioni l'accordo prevede una tariffa base del 15% su un'ampia gamma di esportazioni europee verso gli Stati Uniti, con alcune eccezioni settoriali:

Acciaio e alluminio: dazio del 50%
Macchinari: tariffe zero o molto ridotte
Farmaceutico: da decidere in seguito, Trump vuole ridurre i prezzi americani
Semiconduttori: termini ancora ambigui
In cambio, l'Europa dovrebbe:

Investire 600 miliardi di dollari negli USA (in fabbriche? in T-bill, in azioni? Boh, non è dato sapere)
Acquistare 750 miliardi di dollari in materie prime energetiche ed armi in 5 (?) anni



Probabilmente gran parte di quanto stabilito in Scozia, dovrà essere rinegoziato da capo, messo nero su bianco in un testo sottoscritto dalle autorità dei due contraenti e poi tradotto in un testo di legge o un decreto (ammesso che i Tribunali USA stabiliscano che Trump ha l'autorità per emettere decreti in materia di commercio internazionale). Per l'UE questo implica un processo di ratifica la cui durata non è possibile prevedere.

Alcuni esperti come Michele Boldrin hanno giudicato la bozza di accrodo una "sconfitta europea", per l'arrendevolezza dimostrata dalla von der Leyen e l'ignavia dei governi europei. Altri, ad esempio Tommaso Monacelli, sostengono che non sia una vittoria di Trump, poiché i dazi ricadranno sui consumatori americani creando effetti inflazionistici e depressivi.

La verità è che nessuno ha idea di quali saranno le ripercussioni sull'economia mondiale, perché le variabili in gioco sono talmente tante e complesse che gli effetti dell'accordo quale che esso sia e ammesso che venga ratificato, si dipaneranno per anni. Un vantaggio potenziale per l'Europa emerge dai dazi differenziati: 15% sulle importazioni europee vs 55% su quelle cinesi, creando un vantaggio competitivo rispetto alla Cina, specialmente nel settore dei macchinari dove Italia e Germania sono leader mondiali.

Tuttavia mancano i dettagli sui dazi o sulle quote nei settori automobilistico, alimentare e farmaceutico, così come sul significato della locuzione «apertura dei mercati europei» a cui hanno fatto riferimento sia Trump che von der Leyen.

Insomma, se vogliamo prendere tutta questa vicenda con filosofia e nell'ottica più ampia del quadro geopolitico, Stati Uniti ed Europa in Scozia hanno disinnescato l'innesco di una guerra commerciale che avrebbe demolito i rapporti economici cruciali per l’economia occidentale, ma la saga è ben lontana dall’epilogo.

I governi europei ingoiano il rospo perché l’Europa non può fare a meno degli Usa per la difesa dell’Ucraina contro la Russia. Quindi al di là dell'indignazione per il trattamento ricevuto, le cancellerie del Vecchio Continente si sentono in dovere di fingere che la Nato esista ancora e preservare un simulacro di rapporti transatlantici in attesa che passi la nottata MAGA.

La mediocre strategia degli struzzi vigliacchi europei è fin troppo palese: limitare i danni quanto più possibile e attendere sulle rive dell'Atlantico che passi il cadavere politico di Trump (fra tre anni o dopo le elezioni di midterm nel 2026) e le spoglie del protezionismo becero che lui incarna.