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9 dic 2021

NFT: ennesima bufala per gonzi o innovazione dirompente?





Gli NFT sono certificati di proprietà su un elemento digitale unico come un video, una registrazione audio o un'opera d'arte salvata in un file. Questi certificati risiedono su una blockchain (un registro digitale che non può essere modificato). Una volta che un NFT è stato "coniato" - il suo codice inserito nella blockchain - può essere acquistato o venduto con una criptovaluta, ad esempio Ethereum. Gli NTF non introducono un nuovo concetto di proprietà privata. Semplicemente rappresentano un metodo alternativo di esercitare o godere di alcuni diritti di proprità. Un po' come la firma digitale che non cambia il concetto di accettazione di un contratto o di verifica di un documento, ma introduce un nuovo metodo più comodo per validare un documento.



L'NTF non garantisce il godimento esclusivo del contenuto del file. Chiunque può vedere il primo tweet in assoluto il cui NTF è stato venduto per un gruzzolo non da poco, ovviamente in criptovaluta. Gli NTF possono essere utilizzati ad esempio per la gestione dei diritti di proprietà intellettuale (o altri tipi di licenze sul copyright) attraverso uno smart contract. Lo smart contract è un codice che si esegue sui nodi validatori di una blockchain senza la possibilità di essere successivamente modificato. In altri termini è una sequenza predefinita di cambi di stato della blockchain stessa. A ciascuno di tali cambi (non appena validati dagli appositi nodi validatori) corrisponde un pagamento o un altro evento su cui le parti contraenti si sono accordate all'atto della stipula.

8 dic 2021

La Campagna Vaccinale in Africa



La campagna vaccinale in Africa ha ritmi da lumaca. Ovviamente l'ignobile grancassa dei sicari mediatici catto-minkio-comunisti da settimane non fa altro che esecrare l'egoismo occidentale e l'avidità delle multinazionali che, secondo le falsità inventate di sana pianta per aizzare i deficienti, sarebbero responsabili di questa situazione.

La verità è di tutt'altro segno: il 60% dei vaccini inviati dai paesi ricchi in Africa è inutilizzato e probabilmente scadrà senza essere stato inoculato. Anche se le aziende farmaceutiche rinunciassero ai brevetti (e Astra Zeneca l'ha fatto molti mesi fa) produrre vaccini i paesi africani non avrebbero le capacità tecniche di produrli.



Per assorbire gli invii di nuovi vaccini previsti per i prossimi mesi i volumi delle campagne vaccinali nei paesi africani dovrebbero quadruplicare. Cosa impossibile visto che in Africa mancano infrastrutture di trasporto, di stoccaggio e persino medici ed infermieri. Non è raro che chi vive nelle zone rurali per vedere un medico debba camminare una giornata tra andata e ritorno.

E non dimentichiamo che in un continente dove sono diffuese ignoranza e superstizione la renitenza al vaccino è ancora più diffusa che in Europa o in America. Se abbondano in Baviera gli psicolabili che abboccano alle baggianate omeopatiche, si può solo immaginare quanti adepti di culti ancestrali vi siano in Nigeria.

7 dic 2021

Tappeti volanti e zerbini in banca centrale





Una volta nell'Impero ottomano fiorivano leggende sui tappeti volanti. Oggi la realtà, molto più prosaica, si incentra sugli zerbini nominati da Erdogan al vertice della banca centrale.

L'inflazione annuale della Turchia a novembre ha raggiunto il 21,31%, il massimo da tre anni, esacerbando ulteriormente i rischi indotti dai recenti assurdi tagli dei tassi di interesse da parte della banca centrale che hanno provocato uno storico tonfo della lira contro il dollaro. Sotto lo schiaffo dal presidente Tayyip Erdogan, la banca centrale ha ridotto in due mesi il tasso di interesse dal 19% al 15%, spingendo i rendimenti reali per i risparmiatori in territorio negativo.





Il deprezzamento della valuta attraverso i prezzi delle importazioni avrà un effetto devastante sull'inflazione con previsioni che superano il 30%. Ma si tratta dell'inflazione ufficiale. Quella effettiva calcolata da analisti indipendenti è già nell'ordine dell'80%. Di fatto si tratta di un ritorno al passato, quando la Turchia era uno dei tanti casi disperati tra i paesi sottosviluppati. L'inflazione era spesso a tre cifre e quando periodicamente scoppiavano le crisi raggiungeva anche il 180%.

Il Party dei Disc(ount) Jockey



Il supermercato discount nasce come operatore che offre prodotti a prezzi economici, infatti la traduzione letterale significa "sconto". E' un formato di origine tedesca che trova in due insegne Aldi e Lidl i leaders mondiali. In verità Aldi è, a sua volta, divisa in due, due fratelli che si sono divisi e si sono spartiti la Germania prima, ed il mondo poi: Aldi sud e Aldi nord. Oggi in Italia esistono una pletora di questi discount. Anche in questo caso l'uscita dai confini della Germania avviene alla fine degli anni '80, soprattutto nel sud europa e nell'est. In Italia approda Lidl nel 1992 e nel medesimo periodo fioriscono in Italia diverse aziende, molte piccolissime, che si improvvisano nel ruolo. E' Boom! per qualche anno la sorpresa fu tale, concomitante con la crescita degli ipermercati, ed anche con le grandi manovre dei grandi gruppi industriali sul mass market retail (Benetton, Berlusconi, etc).



L'industria di marca (IDM, le grandi marche big spenders in advertising) si spaventano ed iniziano una campagna "denigratoria" supportando di fatto i formati tradizionali ed, in particolare, i fiorenti (all'epoca) ipermercati. I discount dal 1996 in avanti iniziano a soffrire, ad essere relegati ad una sorta di ghetto per stranieri e poveri in generale, in un periodo molto florido per l'Italia, dove persino le receptionists solevano investire in Borsa. Questo periodo oscuro il discount lo ha sofferto per molti anni generando una forte concentrazione del mercato, lasciando sul campo i più solidi. Attorno alla metà della prima decade del secolo il mass market retail cambia ancora. Il mercato inizia a saturare, e soprattutto agli ipermercati si affiancano grandi magazzini di prodotti no food dei vari settori (moda, tecno, sport, etc) depotenziando il canale ipermercati. Al contempo il changeover lira/euro ha impoverito l'Italia causando un calo dei consumi alimentari (anche gli out of home a dire il vero).



In questo momento storico, in Italia, ma in generale nel sud europa, il discount affila le armi ed inizia ad essere attrattivo con strategie promozionali nel campo no food, con grandi acquisti dall'Estremo Oriente, a prezzi eccezionali. Si trova di tutto al momento giusto, a prezzi incredibili (bici a primavera a 50 euro, costumi da bagno, utensili per la casa, etc). Ciò serve a dare un poco di vigore al formato, ma non quanto si aspettano. Tra il 2005 ed il 2010 l'evoluzione del discount avviene grazie a Eurospin che, da una logica classica del retailer tradizionale italiano (affiliazione), si evolve e predilige negozi diretti, con dimensioni più rilevanti (che oppone alla "casetta di Lidl") ma, al contrario del competitor tedesco, con assortimenti sui freschi (soprattutto salumi e formaggi) con packaging innovativi e con assortimenti più profondi. E' la svolta.

Lidl ed Eurospin da 2010 in avanti registrano una crescita senza precedenti arrivando ad incidere oggi oltre il 20% del totale delle vendite GDO (i famosi 105 mld). Il segreto dei discount? Prezzo? Si ma non solo.

Com'è possibile che i prezzi siano così competitivi? Meno qualità? Assolutamente no, i fornitori sono gli stessi delle insegne tradizionali. E quindi? La parola chiave è EFFICIENZA: del retailer, ma soprattutto della relazione che si instaura tra produttore e retailer.

6 dic 2021

L'ignoranza degli elettori genera politici del piffero





Samuele Murtinu, Giulio Piccirilli e Agnese Sacchi hanno pubblicato un paper sull'interazione tra l'obiettivo precipuo dei partiti politici (vincere le elezioni) e l'assenza di capacità cognitive degli elettori, soprattutto in campo economico: Rational inattention and politics: how parties use fiscal policies to manipulate voters

In sostanza più gli elettori sono a digiuno di nozioni economiche basilari, più la propaganda subdola dei partiti ha facile gioco nel falsificare la realtà, esagerando le competenze degli attuali o degli aspiranti governanti. Ne scaturiscono promesse farlocche e quindi politiche fiscali insostenibili. Morale della favola, anzi della fandonia: la competizione elettorale con un pubblico poco istruito assicura che al governo vengano selezionati non i più competenti, ma pifferai senza scrupoli e senza dignità.

5 dic 2021

Insalata Bielorussa





Dopo aver ordinato al suo tirapiedi bielorusso di utilizzare i profughi, raccolti in giro per il mondo, come arma di pressione politica contro l'Europa, Putin ha rivolto le sue mire sull'Ucraina, sua ossessione da quando è salito al potere.

Secondo l'intelligence Nato, che ha imbeccato la Bild e il Washington Post, l'esercito russo avrebbe un piano per un'invasione dell'Ucraina riportato nel grafico in basso. I russi pianificherebbero un attacco "da sud, da est e da nord, e in uno scenario 'massimale' di portare 2/3 dell'Ucraina sotto il controllo della Russia". "Addirittura la città di Kiev potrebbe finire nel mirino di Putin", è il timore degli esperti secondo il quotidiano tedesco. L'attacco partirebbe tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio se il Cremlino si sentisse sufficientemente forte. Da settimane la Russia sta ammassando decine di migliaia di truppe (si dice fino a 175mila uomini), oltre a carri armati e altro materiale bellico al confine ucraino, come rivelano le foto satellitari. Probabilmente Putin, come nel suo stile, sta verificando fin dove può spingersi il suo avventurismo revanscista. La gestione economica e quella sanitaria hanno alimentato il malcontento interno e quindi il vecchio colonnello del KGB sente un disperato bisogno di risollevare la sua popolarità riattizzando il nazionalismo dei suoi compatrioti.



Gli Usa fino a pochi giorni fa avevano minimizzato la "minaccia di invasione" dalla Russia. "Lo stiamo osservando molto da vicino", aveva affermato in una conferenza stampa martedì scorso il portavoce del Pentagono Kirby, aggiungendo: "Non prevediamo alcun intervento militare degli Stati Uniti in questo conflitto". Come abbiamo descritto in precedenza, le variazioni sul tema "stiamo monitorando la situazione" da parte del Pentagono non suggeriscono che i generali siano davvero convinti che un assalto militare all'Ucraina sia imminente.

Tuttavia gli Usa da tempo riforniscono di armi l'Ucraina, il che ovviamente significa sventolare un drappo rosso di fronte all'autocrate del Cremlino.

Sia come sia, secondo la CNN il presidente Biden, si sta "coordinando" con i suoi alleati in Europa per rendere «molto difficile» alla Russia il proposito di attaccare l'Ucraina. "Sto organizzando quella che ritengo essere la serie di iniziative più completa e significativa per rendere molto, molto difficile a Putin andare avanti e fare ciò che le persone sono preoccupate che faccia", ha dichiarato Biden di fronte ai corrispondenti dalla Casa Bianca.

I toni sono in linea con lo stile Sleepy Joe (in picchiata nei sondaggi), visto che nemmeno con un erculeo sforzo di fantasia si possono interpretare come una dichiarazione di fuoco di fronte alle manovre provocatorie di Putin. Anzi per stemperare la tensione Biden e Putin si sono parlati in video conferenza. Ovviamente non c'è stato alcun progresso nemmeno sul piano formale. Che bastino ad ammansire Putin un po' di chiacchiere vacue profferite da un inquilino della Csa Bianca debole, incapace e screditato lo prevedono in pochi.