L’indagine sulla società milanese Equalize, avviata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Milano, ha rivelato un sistema di spionaggio digitale e dossieraggio illegale che avrebbe coinvolto imprenditori, politici e personaggi pubblici di spicco. Al centro della vicenda ci sarebbe un software, chiamato Beyond, sviluppata da Samuele Calamucci, capace di violare banche dati riservate tramite trojan e malware. Questo sistema consentiva di accedere a informazioni riservate, incluse quelle gestite dal Sistema di Indagine Interforze (SDI) del Ministero dell’Interno e di altre istituzioni nazionali, accumulando dati su numerosi soggetti di alto profilo.
I principali indagati sono Enrico Pazzali, amministratore di Equalize e ex presidente della Fondazione Fiera, e Carmine Gallo, ex funzionario di polizia, che avrebbe sfruttato contatti nelle forze dell’ordine per ottenere accessi illeciti ai database. Pazzali e altri soci di Equalize avrebbero collaborato con hacker e intermediari per creare un "mercato nero" di informazioni riservate, utilizzate per vantaggi personali o per esercitare pressioni politiche e imprenditoriali. Tra le persone coinvolte come vittime di queste violazioni figurano nomi come il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Ignazio La Russa, e varie personalità pubbliche.
Oltre alle violazioni informatiche, l’inchiesta ha messo in luce presunti legami tra Equalize e ambienti della criminalità organizzata e dei servizi segreti, alimentando preoccupazioni sulla sicurezza dei dati sensibili e sulle vulnerabilità delle infrastrutture digitali del Paese
L'Agenzia Italiana per la Cybersecurity si è affretta a diramare un comunicato in cui nega di aver avuto qualsiasi rapporto con la società Equalize e la rete di "spionaggio" milanese. Quindi assicura che non sono stati compromessi i servizi digitali in uso all'Agenzia. E gli spioni non hanno avuto alcun ruolo nella progettazione e nello sviluppo dei sistemi informatici da essa predisposti.
Per quanto magra, è una consolazione sapere che i guardiani del fortino cibernetico italiano siano stati risparmiati dalle intrusioni. Però rimnane il fatto che da un mese si susseguono casi di estrema gravità, dall'impiegato di banca infedele, al nerd siciliano, per risalire all'ufficiale della Guardia di finanza Striano al servizio della Direzione Nazionale Antimafia.
Pasquale Striano, un tenente della Guardia di Finanza, è al centro di un’inchiesta della Procura di Perugia riguardante accessi abusivi a banche dati e attività di dossieraggio su numerose figure politiche, imprenditoriali e dello spettacolo. È accusato di aver raccolto informazioni sensibili su diversi VIP e politici italiani, tra cui ministri, parlamentari, e personalità pubbliche come Guido Crosetto, Matteo Renzi, Fedez, Cristiano Ronaldo e molti altri.
Le indagini hanno rivelato che Striano avrebbe usato i database di Infocamere e Serpico, utilizzati per informazioni fiscali e societarie, per creare dossier senza autorizzazione. Alcuni documenti sono stati ritrovati anche nelle sue comunicazioni con altri investigatori e collaboratori, in un presunto scambio di informazioni riservate su queste figure. Striano si è difeso affermando di aver agito nel contesto delle sue mansioni, ma il caso ha suscitato preoccupazioni anche per presunte falle nella gestione della sicurezza dei dati in alcuni enti italiani. E 800 intrusioni accertate non sembrano solo legate alla normale attività di un ufficiale di rango inferiore.
L’indagine affidata alla Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone, si concentra anche sulla possibile esistenza di un "mandante" che avrebbe potuto orchestrare tali attività di dossieraggio. Tuttavia, finora non è emerso alcun elemento definitivo che confermi questa ipotesi. Tra gli altri imputati c'è anche Antonio Laudati, ex procuratore antimafia, che avrebbe avuto un ruolo di coordinamento in alcune delle operazioni. La gravità delle accuse riflette il potenziale abuso di informazioni sensibili, sollevando serie preoccupazioni sulla gestione della sicurezza informatica all'interno delle istituzioni pubbliche italiane.