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31 dic 2021

Draghi & Macron Uniti nella Lotta




Per interpretare le risposte di Draghi nella conferenza stampa di fine anno come una auto candidatura alla Presidenza della Repubblica, una buona dose di peyote è un ausilio imprescindibile. A meno di non essere uno dei mediocrati che affollano le redazioni dei giornali, dediti al pompaggio di farneticazioni dietrologiche. 

Infatti Enrico Letta segretario del PD in un'intervista ha rigettato questa teoria strampalata e osservatori meno ossessionati da retroscena di quart'ordine come Franco Debenedetti hanno proposto una lettura oggettiva della posizione espressa da Draghi.

Draghi non vuole diventare Presidente della Repubblica     


Peraltro pochi giorni prima Draghi aveva firmato insieme a Macron un editoriale sul Financial Times sulla riforma del Patto di Stabilità che andrà completatail prossimo anno. Un disegno strategico di ampio respiro che di certo non lascia presagire la voglia di Draghi di abbandonare un ruolo da protagonista come capo del governo.

                        Peyote

Il governo Draghi è nato con l'obiettivo di evitare il peggio, vale a dire una catastrofe sanitaria che avrebbe provocato una bancarotta dell'Italia. Andrebbe ricordato che il governo precedente era responsabile del peggiore impatto della pandemia tra i paesi minimamente civili e del crollo più marcato dell'economia. In altre parole, Draghi era stato chiamato a scongiurare nuovi drastici lockdown, implementare in tempi rapidi la campagna vaccinale (raggiungendo un'ampia copertura della popolazione) e presentare alla Commissione Europea un PNRR che consentisse di ottenere i fondi. Per molti versi è riuscito nell'intento imponendosi sul peggiore Parlamento della storia patria da Caligola ad oggi, con la forza del suo prestigio. Nonostante abbia a che fare con ministri mediocri, politici miserabili e sindacalisti cialtroni.

Per realizzare il PNRR serve una guida autorevole


Glielo riconoscono non solo all'interno del Raccordo Anulare, ma anche la stampa internazionale (Economist in testa) e soprattutto i leader del G7 che ne ammirano la lucidità. Tuttavia Per riformare l'Italia soprattutto seguendo gli impegni contenuti nel PNRR serve ben altro sforzo e per almeno un decennio (soprattutto per abbattere la burocrazia asfissiante e riformare il fisco).

Soprattutto serve convincere l'Unione Europea (e i mercati quando finirà la droga monetaria delle Bce) che l'Italia sta risalendo una china di declino cinquantennale

Senza Draghi a garantire i suddetti impegni dell'Italia, pochi dei 27 paesi europei darebbero credito ad un paese inaffidabile, arretrato e refrattario da sempre alle riforme. I paesi nordici non sono affatto disponibili a fungere da bancomat ogni qualvolta un Primo Ministro italiano si produce nella sceneggiata sulle condizioni pietose dell'Italia.  
 
 

 
 


28 dic 2021

Tempesta Perfetta sul Settore Auto in Europa



La tempesta perfetta è costituita dalla combinazione di tre elementi: pandemia, inflazione da materie prime e transizione ecologica che impone il phasing out dei motori endotermici. A novembre 2020 il governatore della California Gavin Newsom ha emanato un ordine esecutivo per bandire la vendita di nuovi autoveicoli leggeri con motore a combustione interna a partire dal 2035. L’Unione europea dopo pochi mesi ha annunciato una misura analoga. E' realistico questo target considerando l'impatto sulla domanda di energia elettrica? Ed è desiderabile? Secondo quale analisi costi benefici, esattamente?

26 dic 2021

Biden perde un'altra battaglia


Il senatore della West Virginia Manchin ha piantato l'ultimo chiodo sulla bara del monumentale programma di spese sociali proposto dall'amministrazione Biden battezzato Build Back Better. Da mesi Manchin è una spina nel fianco della Casa Bianca perché si contrappone al bilancio fuori controllo finanziato dalla stampa di moneta della Fed. Peraltro l'inflazione è ai massimi da quarant'anni al 7% e nonostante le rassicurazioni di Powell sul fatto che si tratti di un fenomeno temporaneo, le previsioni sono per un ulteriore accelerazione nei prossimi mesi. Si tratta di un altro fronte dove Biden ha perso la battaglia.

Dopo il ritiro dall'Afghanistan questo è un altro smacco pesante che il Presidente americano subisce in meno di un anno dall'insediamento. Con gli indici di approvazione ai minimi storici , un partito spaccato in modo insanabile tra progressisti e moderati, il prezzo della benzina che falcidia i redditi, le prospettive per le elezioni di mid term del 2022 appaiono sempre più grame come avevamo già ampiamente previsto mesi fa in questo post.

                                            Build Back Better finisce in farsa

Inoltre la variante Omicron rischia di riportare le lancette della psicologia collettiva alla primavera del 2020 con gli ospedali in emergenza e l'economia in coma da lockdown. L'opinione pubblica è frastornata e inviperita. 

Alle elezioni dello scorso novembre i democratici hanno incassato delle sconfitte sonore soprattutto nei distretti scolastici dove i genitori sono in rovolta contro i programmi di indottrinamento razziale (Critical Race Theory) propugnati dalle fazioni più ideologizzate del partito guidate da Sanders e dalla cosiddetta Squad.


24 dic 2021

#Amazon: Ammazza che multa!!!



L'Autorità Antitrust italiana ha irrogato una multa epocale ad Amazon per comportamenti discriminatori nei confronti dei fornitori giudicati come abuso di posizione dominante. In prima battuta, senza conoscere i dettagli e in base alle notizie di stampa sembrava che il provvedimento fosse condivisibile e destinato a segnare una pietra miliare nella tutela della concorrenza in mercati digitali.

Quando si analizzano le motivazioni emergono chiaramente i presupposti sbagliati da cui emana l'odore stantio della bassa cucina politica contro un'azienda che dagli USA all'Europa è assurta a bestia nera di una certa sinistra regressista e del sindacalismo parolaio nostalgico degli anni '70. In Italia i media cattocomunisti quando si occupano di Amazon esecrano la robotizzazione dei magazzini, l'efficienza della logistica, la soddisfazione del consumatore e persino i salari dei dipendenti che vengono descritti come schiavi. Insomma un pervicace rifiuto di tutto ciò che non soddisfa la loro visione economica tardo-jugoslava.



Il provvedimento consta di 250 pagine ma il nocciolo si trova a pagina 9, punti 21-23:
21. Il caso in esame è stato avviato con riferimento alla concessione da parte di Amazon di un insieme di vantaggi esclusivi e irreplicabili sul marketplace Amazon.it ai soli venditori terzi12 che utilizzino il servizio di logistica offerto da Amazon stessa, denominato Logistica di Amazon (Fulfillment by Amazon).
22. Si tratta, in particolare, dei seguenti vantaggi: (i) la non applicazione delle metriche di valutazione delle performance dei venditori terzi; (ii) l’ottenimento del badge Prime per i propri prodotti; (iii) la maggiore probabilità di aggiudicazione della BuyBox; (iv) la possibilità di partecipare agli eventi-pilastro e alle offerte speciali; (v) l’idoneità delle proprie offerte ai fini della “Spedizione gratuita via Amazon”.
23. In virtù di tale associazione, le offerte gestite con FBA ottengono, rispetto a quelle gestite dai venditori in proprio o tramite operatori di logistica terzi, maggiore visibilità e un miglioramento delle vendite su Amazon.it.
L'Autorità Antitrust italiana di stampo socialistoide-grillino dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, un'approssimativa conoscenza dei mercati digitali e la minima considerazione dei consumatori. E' chiaro che i funzionari dell'Antitrust che hanno lavorato al caso hanno un'idea approssimativa del business model di Amazon e non comprendono come funziona l'algoritmo che seleziona le offerte per il pubblico. Esso prende in esame tre criteri: il prezzo, i tempi di consegna, l'affidabilità dei tempi di consegna. Ovviamente un fornitore terzo che non rispetta i tempi di consegna promessi viene penalizzato. Se questo configura un abuso di posizione dominante per cui irrogare una multa, allora Breznev era un ordoliberista. Detta in altri termini, il futuro bussa alle porte e l'Antitrust si ingegna a proteggere i mulini a vento.

22 dic 2021

Il New Green Deal è un Gosplan 2.0





L'efficientamento energetico degli edifici (che contano per circa il 25% delle emissioni di Co2) comporterà un gigantesco sforzo, non solo finanziario, ma anche organizzativo. Bisognerà riadattare tutti gli edifici pubblici e privati incluse le fabbriche per poter cogliere l'obiettivo zero net emissions. Però non è pensabile che un tale mastodontico impegno possa essere realizzato da milioni di soggetti in completa autonomia. Quindi è chiaro che lo Stato dovrà intervenire pesantemente per influenzare e, spesso, imporre le scelte oltre ad indicare gli strumenti.



Per quanto sia stato ampiamente esagerato nei resoconti dei media, la comunicazione dell'Unione Europea sul divieto di vendere o affittare gli edifici di classe energetica inferiore, ha rappresentato una salutare doccia gelata per il pubblico telelobotomizzato. La maggior parte della gente è convinta che la transizione ecologica sia un problema di qualcun altro, che i costi ricadranno sui "ricchi" e che l'Arcadia del ritorno alla Natura Incontaminata verrà perseguito senza traumi.

Nel momento in cui alle famiglie verrà pesantemente toccata o addirittura di fatto espropriata la parte più cospicua del loro patrimonio si renderanno conto che le loro tasche dovranno finanziare la decarbonizzazione. Ribaltare il paradigma energetico che ha permesso 300 anni di sviluppo e benessere implica che lo stato debba entrare in ogni minuto aspetto della vita quotidiana (dal trasporto all'alimentazione, dal riscaldamento ai computer).

Non è un caso che il terrore sui cambiamenti climatici venga brandito dagli orfani del Gosplan. Ma anche coloro che non sono orfani del comunismo, ma anzi lo praticano nella versione 2.0, cioè i leader cinesi hanno interesse a pompare la propaganda gretina. Secondo la Banca Mondiale, per soddisfare le esigenze della transizione ecologica su scala globale l'attuale capacità di produzione globale di minerali chiave come rame, cobalto e litio dovrà aumentare del 500% entro il 2050. E indovinate quale superpotenza ha un quasi monopolio su molti di questi materiali? La risposta articolata la trovate in questo post di Extrema Ratio

Anche l'Agenzia internazionale per l'energia (IEA), si è unita all'allarme: le forniture di minerali essenziali per i veicoli elettrici e le turbine eoliche dovranno aumentare drasticamente nei prossimi decenni per raggiungere gli obiettivi della Cop26.

19 dic 2021

Nella corsa allo Spazio, l'Europa è destinata al ritiro





Mentre SpaceX invia nello spazio 40mila satelliti ad occupare le orbite più pregiate in Europa il settore spaziale (rigorosamente pubblico) si sveglia dal letargo e iniza a comprendere che il suo business model è finito. Il vettore Ariane ha costi esorbitanti rispetto a quelli di SpaceX che è fortemente concorrenziale proprio nel segmento di mercato a cui si rivolge l'ESA. Invece di rimboccarsi le maniche, nella migliore tradizione del vittimismo corporativo straccione, già si levano le lamentazioni per invocare un intervento pubblico salvifico. E' vero che non esiste un assetto globale di gestione del traffico spaziale per l'orbita terrestre bassa, fino a 2.000 km sopra la terra, dove stazionerebbe il grosso dei nuovi satelliti. Tuttavia aspettare che un accordo internazioanle fissi le regole equivale ad aspettare che i buoi siano scappati dalla stalla e magari già al mattatoio prima di chiudere le porte.



Di recente anche Marco Montemagno nel suo canale YouTube ha esaminato i piani di Elon Musk in vari settori (incluso Starlink). Il confronto con il panorama europeo dove si parla solo di pensioni e di sussidi è impietoso. Solo il governo britannico ha creato una joint venture tra Starlink e OneWeb, per creare una rete di centinaia o migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa, o LEO, per fornire banda larga a regioni remote ed isolate.

16 dic 2021

Marco Bentivogli a tutto campo su #sciopero generale, roboetica e tecnofobia





Lo sciopero generale proclamato da #CGIL e UIL per giovedì 16 dicembre ha una chiara motivazione politica e sfugge a qualsiasi logica razionale, dal momento che il governo era venuto incontro a gran parte delle richieste sindacali. Uno sciopero squisitamente politico come ha rivendicato Landini in un'intervista al Fatto Quotidiano. Si tratta del patetico richiamo della foresta che affonda le radici nell'autunno caldo e negli anni '70 quando Lama si vantava di far cadere il governo con uno #sciopero generale. La stagione del sindacato che agiva come cinghia di trasmissione del PCI sembrava un sepota sotto le macerie dell'URSS, invece adesso Landini mira a trasformare il PD (o per essere precisi l'ala comico-peronista di Provenzano e compagni) e LEU le cinghie di trasmissione della CGIL. Arruolando alla bisogna anche Conte che ancora non digerisce l'estromissione da Palazzo Chigi.

                Landini e Bombardieri si preparano a guidare il corteo


In un paese dove si dibatte ossessivamente di pensioni sarebbe più utile ragionare di roboetica, cioè dei meccanismi di interazione tra uomo e robot sofisticati (cobot) che domineranno in un prossimo futuro nella manifattura industriale e che già da oggi rappresentano una svolta strategica. Invece oscurantismo tecnofobico e sterile conflittualità pervadono le scelte di una leadership sindacale orgogliosamente retrograda.

14 dic 2021

L'Italia dei complottisti, #novax e terrapiattisti fotografata dal #Censis





Il rapporto annuale del Censis quest'anno ha analizzato nel suo ampio sondaggio la profonda irrazionalità (per usare un eufemismo) della popolazione italiana, soprattutto quella meno istruita, ma in buona parte anche quella con titoli di studio superiori. I media da anni propinano balle di ogni genere, diffondono farneticazioni conclamate, alimentano paure di complotti planetari e poi i giornalisti con la boccuccia a deretano di gallina, affettano scandalo per le mostruosità che hanno generato e di cui sono responsabili in prima persona.



Ad esempio il 5,6% dei laureati crede che la terra sia piatta, il 7,7% non crede all'allunaggio el'11% crede che il 5G serve a controllare le persone (per farci cosa non è dato sapere). Ben oltre il 70% di coloro che hanno conseguito solo la licenza media (e ben oltre la metà dei laureati) crede a complotti di potenti che controllano l'Italia nell'ombra o è convinta che multinazionali sono responsabili di quello che succede. Però non specificano se in positivo o in negativo.

12 dic 2021

Covid, triage, sciopero generale e palpate sul posteriore





Con il rapido estendersi del contagio ai non vaccinati, cresce il numero dei #novax pentiti, sia quelli che finiscono in terapia intensiva e implorano i medici (che avevano denigrato fino a un minuto prima) di essere salvati, sia di quelli come Bacco il medico (radiato) aizzatore di folle, che ha visto morire in circostante drammatiche un suo seguace di 29 anni. Uno sano, senza patologie (che però credeva alle farneticazioni di Bacco e compagni sul vaccino acqua di fogna) ed è morto boccheggiando per MANCANZA DI OSSIGENO.

Un tale infausto destino potrebbe diventare la norma, man mano che sale il numero di ricoverati in terapia intensiva o semplicemente nei reparti Covid. A un certo punto si raggiunge la capacità massima e quindi i medici saranno costretti a ricoverare solo chi ha maggiori probabilità di sopravvivenza. Gli altri saranno abbandonati alla Misericordia Divina, come già avvenne l'anno scorso e come sta avvenendo in Austria, Svizzera e addirittura in Germania.


Il ripristino della sanità mentale nella Vandea novax non coincide con analogo processo nelle centrali sindacali. Landini e quello che sopravvive della Trimurti sindacale, vivono nel mito degli anni '70 quando i caporioni si gloriavano di far cadere un governo convocando uno sciopero generale. Il fatto che il governo successivo fosse esattamente uguale al precedente, non scalfiva la loro granitica presunzione di semianalfabeti politicizzati al guinzaglio del Partito Comunista (e di Mosca). Infine è interessante registrare come i media dedichino spazio ad un evento, per quanto spiacevole, ma dalle conseguenze non gravissime e non parlino dell'assasinio di uno studente italiano a New York per mano di un razzista nero. O dello stupro (e tentato stupro) di due ragazze sulla linea ferroviaria Milano - Varese.

Forse perché le notizie nelle redazioni si pesano in base all'ideologia che le pervade e di cui sono succubi (o trombette) direttori e capiredattori.

9 dic 2021

NFT: ennesima bufala per gonzi o innovazione dirompente?





Gli NFT sono certificati di proprietà su un elemento digitale unico come un video, una registrazione audio o un'opera d'arte salvata in un file. Questi certificati risiedono su una blockchain (un registro digitale che non può essere modificato). Una volta che un NFT è stato "coniato" - il suo codice inserito nella blockchain - può essere acquistato o venduto con una criptovaluta, ad esempio Ethereum. Gli NTF non introducono un nuovo concetto di proprietà privata. Semplicemente rappresentano un metodo alternativo di esercitare o godere di alcuni diritti di proprità. Un po' come la firma digitale che non cambia il concetto di accettazione di un contratto o di verifica di un documento, ma introduce un nuovo metodo più comodo per validare un documento.



L'NTF non garantisce il godimento esclusivo del contenuto del file. Chiunque può vedere il primo tweet in assoluto il cui NTF è stato venduto per un gruzzolo non da poco, ovviamente in criptovaluta. Gli NTF possono essere utilizzati ad esempio per la gestione dei diritti di proprietà intellettuale (o altri tipi di licenze sul copyright) attraverso uno smart contract. Lo smart contract è un codice che si esegue sui nodi validatori di una blockchain senza la possibilità di essere successivamente modificato. In altri termini è una sequenza predefinita di cambi di stato della blockchain stessa. A ciascuno di tali cambi (non appena validati dagli appositi nodi validatori) corrisponde un pagamento o un altro evento su cui le parti contraenti si sono accordate all'atto della stipula.

8 dic 2021

La Campagna Vaccinale in Africa



La campagna vaccinale in Africa ha ritmi da lumaca. Ovviamente l'ignobile grancassa dei sicari mediatici catto-minkio-comunisti da settimane non fa altro che esecrare l'egoismo occidentale e l'avidità delle multinazionali che, secondo le falsità inventate di sana pianta per aizzare i deficienti, sarebbero responsabili di questa situazione.

La verità è di tutt'altro segno: il 60% dei vaccini inviati dai paesi ricchi in Africa è inutilizzato e probabilmente scadrà senza essere stato inoculato. Anche se le aziende farmaceutiche rinunciassero ai brevetti (e Astra Zeneca l'ha fatto molti mesi fa) produrre vaccini i paesi africani non avrebbero le capacità tecniche di produrli.



Per assorbire gli invii di nuovi vaccini previsti per i prossimi mesi i volumi delle campagne vaccinali nei paesi africani dovrebbero quadruplicare. Cosa impossibile visto che in Africa mancano infrastrutture di trasporto, di stoccaggio e persino medici ed infermieri. Non è raro che chi vive nelle zone rurali per vedere un medico debba camminare una giornata tra andata e ritorno.

E non dimentichiamo che in un continente dove sono diffuese ignoranza e superstizione la renitenza al vaccino è ancora più diffusa che in Europa o in America. Se abbondano in Baviera gli psicolabili che abboccano alle baggianate omeopatiche, si può solo immaginare quanti adepti di culti ancestrali vi siano in Nigeria.

7 dic 2021

Tappeti volanti e zerbini in banca centrale





Una volta nell'Impero ottomano fiorivano leggende sui tappeti volanti. Oggi la realtà, molto più prosaica, si incentra sugli zerbini nominati da Erdogan al vertice della banca centrale.

L'inflazione annuale della Turchia a novembre ha raggiunto il 21,31%, il massimo da tre anni, esacerbando ulteriormente i rischi indotti dai recenti assurdi tagli dei tassi di interesse da parte della banca centrale che hanno provocato uno storico tonfo della lira contro il dollaro. Sotto lo schiaffo dal presidente Tayyip Erdogan, la banca centrale ha ridotto in due mesi il tasso di interesse dal 19% al 15%, spingendo i rendimenti reali per i risparmiatori in territorio negativo.





Il deprezzamento della valuta attraverso i prezzi delle importazioni avrà un effetto devastante sull'inflazione con previsioni che superano il 30%. Ma si tratta dell'inflazione ufficiale. Quella effettiva calcolata da analisti indipendenti è già nell'ordine dell'80%. Di fatto si tratta di un ritorno al passato, quando la Turchia era uno dei tanti casi disperati tra i paesi sottosviluppati. L'inflazione era spesso a tre cifre e quando periodicamente scoppiavano le crisi raggiungeva anche il 180%.

Il Party dei Disc(ount) Jockey



Il supermercato discount nasce come operatore che offre prodotti a prezzi economici, infatti la traduzione letterale significa "sconto". E' un formato di origine tedesca che trova in due insegne Aldi e Lidl i leaders mondiali. In verità Aldi è, a sua volta, divisa in due, due fratelli che si sono divisi e si sono spartiti la Germania prima, ed il mondo poi: Aldi sud e Aldi nord. Oggi in Italia esistono una pletora di questi discount. Anche in questo caso l'uscita dai confini della Germania avviene alla fine degli anni '80, soprattutto nel sud europa e nell'est. In Italia approda Lidl nel 1992 e nel medesimo periodo fioriscono in Italia diverse aziende, molte piccolissime, che si improvvisano nel ruolo. E' Boom! per qualche anno la sorpresa fu tale, concomitante con la crescita degli ipermercati, ed anche con le grandi manovre dei grandi gruppi industriali sul mass market retail (Benetton, Berlusconi, etc).



L'industria di marca (IDM, le grandi marche big spenders in advertising) si spaventano ed iniziano una campagna "denigratoria" supportando di fatto i formati tradizionali ed, in particolare, i fiorenti (all'epoca) ipermercati. I discount dal 1996 in avanti iniziano a soffrire, ad essere relegati ad una sorta di ghetto per stranieri e poveri in generale, in un periodo molto florido per l'Italia, dove persino le receptionists solevano investire in Borsa. Questo periodo oscuro il discount lo ha sofferto per molti anni generando una forte concentrazione del mercato, lasciando sul campo i più solidi. Attorno alla metà della prima decade del secolo il mass market retail cambia ancora. Il mercato inizia a saturare, e soprattutto agli ipermercati si affiancano grandi magazzini di prodotti no food dei vari settori (moda, tecno, sport, etc) depotenziando il canale ipermercati. Al contempo il changeover lira/euro ha impoverito l'Italia causando un calo dei consumi alimentari (anche gli out of home a dire il vero).



In questo momento storico, in Italia, ma in generale nel sud europa, il discount affila le armi ed inizia ad essere attrattivo con strategie promozionali nel campo no food, con grandi acquisti dall'Estremo Oriente, a prezzi eccezionali. Si trova di tutto al momento giusto, a prezzi incredibili (bici a primavera a 50 euro, costumi da bagno, utensili per la casa, etc). Ciò serve a dare un poco di vigore al formato, ma non quanto si aspettano. Tra il 2005 ed il 2010 l'evoluzione del discount avviene grazie a Eurospin che, da una logica classica del retailer tradizionale italiano (affiliazione), si evolve e predilige negozi diretti, con dimensioni più rilevanti (che oppone alla "casetta di Lidl") ma, al contrario del competitor tedesco, con assortimenti sui freschi (soprattutto salumi e formaggi) con packaging innovativi e con assortimenti più profondi. E' la svolta.

Lidl ed Eurospin da 2010 in avanti registrano una crescita senza precedenti arrivando ad incidere oggi oltre il 20% del totale delle vendite GDO (i famosi 105 mld). Il segreto dei discount? Prezzo? Si ma non solo.

Com'è possibile che i prezzi siano così competitivi? Meno qualità? Assolutamente no, i fornitori sono gli stessi delle insegne tradizionali. E quindi? La parola chiave è EFFICIENZA: del retailer, ma soprattutto della relazione che si instaura tra produttore e retailer.

6 dic 2021

L'ignoranza degli elettori genera politici del piffero





Samuele Murtinu, Giulio Piccirilli e Agnese Sacchi hanno pubblicato un paper sull'interazione tra l'obiettivo precipuo dei partiti politici (vincere le elezioni) e l'assenza di capacità cognitive degli elettori, soprattutto in campo economico: Rational inattention and politics: how parties use fiscal policies to manipulate voters

In sostanza più gli elettori sono a digiuno di nozioni economiche basilari, più la propaganda subdola dei partiti ha facile gioco nel falsificare la realtà, esagerando le competenze degli attuali o degli aspiranti governanti. Ne scaturiscono promesse farlocche e quindi politiche fiscali insostenibili. Morale della favola, anzi della fandonia: la competizione elettorale con un pubblico poco istruito assicura che al governo vengano selezionati non i più competenti, ma pifferai senza scrupoli e senza dignità.

5 dic 2021

Insalata Bielorussa





Dopo aver ordinato al suo tirapiedi bielorusso di utilizzare i profughi, raccolti in giro per il mondo, come arma di pressione politica contro l'Europa, Putin ha rivolto le sue mire sull'Ucraina, sua ossessione da quando è salito al potere.

Secondo l'intelligence Nato, che ha imbeccato la Bild e il Washington Post, l'esercito russo avrebbe un piano per un'invasione dell'Ucraina riportato nel grafico in basso. I russi pianificherebbero un attacco "da sud, da est e da nord, e in uno scenario 'massimale' di portare 2/3 dell'Ucraina sotto il controllo della Russia". "Addirittura la città di Kiev potrebbe finire nel mirino di Putin", è il timore degli esperti secondo il quotidiano tedesco. L'attacco partirebbe tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio se il Cremlino si sentisse sufficientemente forte. Da settimane la Russia sta ammassando decine di migliaia di truppe (si dice fino a 175mila uomini), oltre a carri armati e altro materiale bellico al confine ucraino, come rivelano le foto satellitari. Probabilmente Putin, come nel suo stile, sta verificando fin dove può spingersi il suo avventurismo revanscista. La gestione economica e quella sanitaria hanno alimentato il malcontento interno e quindi il vecchio colonnello del KGB sente un disperato bisogno di risollevare la sua popolarità riattizzando il nazionalismo dei suoi compatrioti.



Gli Usa fino a pochi giorni fa avevano minimizzato la "minaccia di invasione" dalla Russia. "Lo stiamo osservando molto da vicino", aveva affermato in una conferenza stampa martedì scorso il portavoce del Pentagono Kirby, aggiungendo: "Non prevediamo alcun intervento militare degli Stati Uniti in questo conflitto". Come abbiamo descritto in precedenza, le variazioni sul tema "stiamo monitorando la situazione" da parte del Pentagono non suggeriscono che i generali siano davvero convinti che un assalto militare all'Ucraina sia imminente.

Tuttavia gli Usa da tempo riforniscono di armi l'Ucraina, il che ovviamente significa sventolare un drappo rosso di fronte all'autocrate del Cremlino.

Sia come sia, secondo la CNN il presidente Biden, si sta "coordinando" con i suoi alleati in Europa per rendere «molto difficile» alla Russia il proposito di attaccare l'Ucraina. "Sto organizzando quella che ritengo essere la serie di iniziative più completa e significativa per rendere molto, molto difficile a Putin andare avanti e fare ciò che le persone sono preoccupate che faccia", ha dichiarato Biden di fronte ai corrispondenti dalla Casa Bianca.

I toni sono in linea con lo stile Sleepy Joe (in picchiata nei sondaggi), visto che nemmeno con un erculeo sforzo di fantasia si possono interpretare come una dichiarazione di fuoco di fronte alle manovre provocatorie di Putin. Anzi per stemperare la tensione Biden e Putin si sono parlati in video conferenza. Ovviamente non c'è stato alcun progresso nemmeno sul piano formale. Che bastino ad ammansire Putin un po' di chiacchiere vacue profferite da un inquilino della Csa Bianca debole, incapace e screditato lo prevedono in pochi.