Giorgia Meloni si spaccia per volto nuovo della politica. E in un paese dove pascolano e si assembrano moltitudini di esseri privi di memoria riesce persino a convincere. Però già in giovane età, non eccellendo nello studio o nelle professioni, era assurta a ministro dell Gioventù (denominazione mutuata dal Fronte missino) nel governo Berlusconi. Quello che in soli tre anni ha portato il paese alla bancarotta nel 2011. Insomma un Di Maio in gonnella ante litteram, solo che come Pigmalione aveva il Papi e non il Grillo.
Meloni giudica Putin
La notte dei Tremonti viventi
Di quel governo scellerato era zar supremo dell'economia un certo Tremonti, personaggio che continua a veicolare in TV le sue idee scombiccherate e perverse, che i reggi-microfono gli fanno profferire a beneficio della platea telelobotomizzata. Non è un caso che Tremonti passa per essere il front runner per la poltrona di Ministro dell'Economia in caso di vittoria della destra. E' giusto per i suoi estimatori da mercato rionale che completi l'opera di distruzione dei conti pubblici, bruscamente interrotta dalla cacciata a furor di popolo nel novembre 2011.
Meloni da qualche tempo ha provato a candeggiarsi l'immagine di nostalgica littoria giurando fedeltà alla NATO e all'Ucraina. Sulle politiche economiche, dopo anni passati a sputare sull'Europa, sull'euro e sulle istituzioni europee (in combutta con Orban e i bigotti nazionalisti polacchi) ha invertito la rotta verso posizioni apparentemente più responsabili (soprattutto sui conti pubblici). Palazzo Chigi val bene un pareggio di bilancio? Chi può dirlo in questa estate di temperature e polemiche roventi?
Il buco rimane nero
Tuttavia, cotali improvvise conversioni sulla via di Bruxelles (dove hanno sede l'UE e la NATO) gettano poca luce sul buco nero Meloni e sulla mediocre classe dirigente o compagnia di giro che la circonda. O sui compagni di strada devoti di Putin. O sul suo debole per Donald Trump che giudico' ‘geniale’ Putin. Basterà proporre come ministri personalità di richiamo come Fabio Panetta o Carlo Nordio per fugare i dubbi? Anche Berlusconi inserì nel suo secondo governo una personalità di eccezionale caratura come Renato Ruggiero stimatissimo ambasciatore e primo Direttore del WTO. Se ne andò sbattendo la porta, disgustato, dopo pochi mesi.
con draghi se ne va l'unico presidente del consiglio dai tempi di De Gasperi (che infatti era di formazione culturale e politica austro-ungarica e non italiana) di cui non dovevamo vergognarsi. Mafiosi, corrotti, tenutari di clientele, organizzatori di bunga bunga erano il meglio che la classe politica (scelya dall'elettorato più analfabeta, furbastro e cialtrone dell'Occidente) poteva offrire.
La classe politica che si sta suicidando, trascinando il paese nel baratro della bancarotta rappresenta quasi perfettamente la fibra morale e intellettuale chi li elegge: milioni di nullità parassiti e protestastarie, sciacalli senza arte nè parte, decisi ad accaparrarsi il loro brandello di cadavere.
Per tracciare i contorni di questo magma ribollente di umori confusamente ostili a tutto e' interessante guardare questo video dove vengono profilate le tipologie di elettori, dai vittimisti agli illuminati in un caleidoscopio che travalica i soliti confini di destra e sinistra.
L'esito di questo avvitamento sarà una bancarotta. Senza bonus, interventi straordinari, elemosine, sussidi, contributi a fondo perduto, pagamenti di bollette a carico del prossimo.
Dovrebbero pagare il conto i parassiti di oggi, non i figli e nipoti, il prezzo delle loro scelte ignobili. Invece il disastro ricadrà sulle future generazioni a cui verrà inviato anche il conto del funerale dei loro sciagurati genitori.
E' talmente smaccata da essere stata illustrata pubblicamente nella cosiddetta Dottrina Gerasimov, un discorso tenuto dal Capo di Stato Maggiore delle Forze Artmate Russe Valerij Vassily Gerasimov nel 2013.
In Italia trovano terreno fertile perché sin dal secondo dopoguerra i sovietici hanno individuato l'Italia come ventre molle dell'Occidente e sono riusciti a far emergere il maggiore partito comunista in un paese Nato. E oggi hanno facile gioco a capitalizzare su quella deteriore tradizione.
Il caldo africano di questi giorni sembra tracimare nella politica rendendola addirittura incandescente.
Mentre Draghi mieteva successi a livello internazionale nel vertici del G7 in Germania e della Nato a Madrid, a Roma andava in scena l'ennesimo psicodramma grullino: secondo pettegolezzi da fantesche di infima cucina, diffusi ad arte dai mestatori di professione, Draghi avrebbe chiesto a Grillo di sbarazzarsi di Conte alla guida del Mo-vi-mento, ridimensionato da 5 Stelle a 2 Stelle e Mezzo.
Ovviamente, il Presidente del Consiglio in conferenza stampa ha smentito categoricamente i pettegolezzi invitando i mestatori (che asseriscono di avere riscontri oggettivi) a tirare fuori queste fantomatiche prove del "gombloddo" contro l'Avvocato dalla candida pochette. In definitiva Conte e suoi pretoriani sono stati ancora una volta derisi e sbeffeggiati in pubblico.
Il disfacimento del Mo-vi-mento trascina con sé il cosiddetto Campo Largo vagheggiato da Letta sulla scia della strategia di Zingaretti e Bettini. Dal Campo Largo al Campo Minato il passo è breve, soprattutto dopo le elezioni amministrative che hanno sancito il collasso dei voti grillini. Le spoglie del Fronte Popolar-Populista tra Letta e Conte giacciono esanimi tra Pomigliano e Volturara in attesa del funerale.
La legge elettorale
Per il rebus delle alleanze il passaggio chiave sarà la nuova legge elettorale, che in molti vorrebbero proporzionale, in modo da non dover essere costretti ad allearsi prima del voto. Infatti la parcellizazione delle forze politiche spinge per la riforma in senso proporzionale con uno sbarramento abbastanza basso tra il 3 e il 5%.
Ma la rivoluione copernicana nella politica italiana potrebbe imprimerla solo Mario Draghi in persona, decidendo di capeggiare un nuovo partito che possa rottamare le attuali coalizioni e portare in Parlamento una classe di politici decisi a riformare l'Italia come un rullo compressore.
Inoltre la stagione delle vacche obese sta per finire, insieme al supporto incondizionato della BCE al debito pubblico italiano. Dall'anno prossimo torna l'austerità: quindi bonus, sussidi e altre meraviglie clientelari atte a comprare voti si eclisseranno e i debiti andranno ripagati in moneta sonante. Quella nel vostro borsellino, per essere precisi.
La legislatura più pazza del mondo era iniziata con la vittoria dei #populisti no-euro, pro-parassiti, infiltrati da paesi ostili e antagonisti dell'Unione Europea, ma soprattutto della logica elementare.
Dopo quattro anni una scossa tettonica ha terremotato il panorama politico del Belpaese. La figura più rappresentativa dell'Unione Monetaria e dell'Europa Unita presiede un governo di larghissime intese.
Gestisce (sia pur a fatica) le risorse assegnate all'Italia per rompere le incrostazioni e tornare ad eccellere nel mondo civile.
La scissione dei dimaiani dalle rovine del Mo-vi-mento casaleggese completa questo percorso di rinsavimento collettivo.
Ponti d'oro al nemico che fugge, ma anche al nemico che si pente, invoca comprensione e perdono e si schiera dalla nostra parte. Aver vinto una lotta strenua contro l'ignoranza più crassa e le infime pulsioni dell'animo umano incapsulate in un farneticante progetto politico, deve indurci ad essere magnanimi e inclusivi.
I residui dei 5 Stelle sono annichiliti. Conte, un leader da operetta buffa, riesce a malapena a balbettare qualcuna delle sue banalità da azzeccacarbugli, mentre Grillo autonominatosi Elevato (in analogia ai caciocavalli appesi al soffitto delle masserie) tace dopo aver predetto che la creatura di Casaleggio padre (a cui lui offriva i servigi e il talento di guitto) si sarebbe biodegradata.
Purtroppo la previsione non è del tutto corretta. La creatura non è biodegradabile. Lascerà scorie altamente tossiche nella politica e nell'economia italiana (il reddito di cittadinanza ad esempio), che qualche novello, o vetusto demagogo alla Dibba cercherà di sfruttare.
L'elezione del successore di Mattarella segna un nuovo zenith di squallore per un ceto politico che abbraccia il pregiudicato di Forza (gen)Italia fino al peone grullino, terrorizzato dal ritorno alla sua squallida vita privo della cadrega nella scatola di tonno che aveva promesso di aprire.
I media da mesi insaccano pagine e palinsesti di corbellerie sulle telefonate di Sgarbi per conto del Caimano, sui segnali inviati dalle sopracciglia di Draghi, sui vertici (o gli abissi) tra Letta e Conte, sulle trame di Di Maio, sulle chance degli eterni aspiranti (Amato e Casini), sull'asse Renzi - Salvini, o sulle stilettate tra Salvini e Meloni.
Nei retroscena, spesso inventati di sana pianta, si passano in rassegna mediocri pagliacciate spacciate per sofisticati disegni politici, dichiarazioni cervellotiche spacciate per segnali di apertura, candidature improbabili spacciate per mosse del cavallo (o più propriamente del somaro).
Con il fallimento del cosiddetto progetto scoiattolo (ma non era mandrillo?) Berlusconi è uscito di scena ed è entrato in ospedale per accertamenti sulla salute. A questo punto il campo della politica è sgombro dalle scuse. Se la peggior classe politica del mondo civile riesce a trovare un briciolo di dignità scelga un personaggio quantomeno decente per rappresentarla sul fatidico Colle più alto. Non si illuda che Draghi possa fare in eterno da parafulmine o argine alla mediocrità o alla corruzione dilagante.
L'Italia si trova sull'orlo di un baratro da cui può salvarsi solo impegnandosi sugli obiettivi del Recovery Plan che nel 2022 ammontano a 102, circa uno ogni due giorni lavorativi. E il Presidente della Repubblica su questa tabella di marcia non ha poteri, a parte la recita di qualche giaculatoria.
Per interpretare le risposte di Draghi nella conferenza stampa di fine anno come una auto candidatura alla Presidenza della Repubblica, una buona dose di peyote è un ausilio imprescindibile.
A meno di non essere uno dei mediocrati che affollano le redazioni dei giornali, dediti al pompaggio di farneticazioni dietrologiche.
Infatti Enrico Letta segretario del PD in un'intervista ha rigettato questa teoria strampalata e osservatori meno ossessionati da retroscena di quart'ordine come Franco Debenedetti hanno proposto una lettura oggettiva della posizione espressa da Draghi.
Draghi non vuole diventare Presidente della Repubblica
Peraltro pochi giorni prima Draghi aveva firmato insieme a Macron un editoriale sul Financial Times sulla riforma del Patto di Stabilità che andrà completatail prossimo anno. Un disegno strategico di ampio respiro che di certo non lascia presagire la voglia di Draghi di abbandonare un ruolo da protagonista come capo del governo.
Peyote
Il governo Draghi è nato con l'obiettivo di evitare il peggio, vale a dire una catastrofe sanitaria che avrebbe provocato una bancarotta dell'Italia. Andrebbe ricordato che il governo precedente era responsabile del peggiore impatto della pandemia tra i paesi minimamente civili e del crollo più marcato dell'economia.
In altre parole, Draghi era stato chiamato a scongiurare nuovi drastici lockdown, implementare in tempi rapidi la campagna vaccinale (raggiungendo un'ampia copertura della popolazione) e presentare alla Commissione Europea un PNRR che consentisse di ottenere i fondi. Per molti versi è riuscito nell'intento imponendosi sul peggiore Parlamento della storia patria da Caligola ad oggi, con la forza del suo prestigio. Nonostante abbia a che fare con ministri mediocri, politici miserabili e sindacalisti cialtroni.
Per realizzare il PNRR serve una guida autorevole
Glielo riconoscono non solo all'interno del Raccordo Anulare, ma anche la stampa internazionale (Economist in testa) e soprattutto i leader del G7 che ne ammirano la lucidità.
Tuttavia Per riformare l'Italia soprattutto seguendo gli impegni contenuti nel PNRR serve ben altro sforzo e per almeno un decennio (soprattutto per abbattere la burocrazia asfissiante e riformare il fisco).
Senza Draghi a garantire i suddetti impegni dell'Italia, pochi dei 27 paesi europei darebbero credito ad un paese inaffidabile, arretrato e refrattario da sempre alle riforme. I paesi nordici non sono affatto disponibili a fungere da bancomat ogni qualvolta un Primo Ministro italiano si produce nella sceneggiata sulle condizioni pietose dell'Italia.
I paesi dove la percentuale di vaccinati è bassa,l'emergenza Covid ha ripreso vigore. L'Europa ha registrato quasi due terzi dei 3,1 milioni di nuove infezioni da coronavirus a livello globale la scorsa settimana. E' risultata l'unica regione (comprendente secondo la classificazione dell'OMS, anche Russia e parte dell'Asia Centrale) con un aumento costante sia dei casi che deelle morti. I decessi sono aumentati del 10% e i casi sono del 7%, arrivando a 1,9 milioni.
I paesi con il maggior numero di nuovi casi in tutto il mondo sono stati Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Turchia e Germania. Il numero di decessi settimanali da COVID-19 è diminuito di circa il 4% in tutto il mondo ed è diminuito in tutte le regioni tranne l'Europa.
A dispetto delle farneticazioni diffuse via social trra gli analfabeti, è incontestabile che il vaccino abbia finora rappresentato l'unica difesa efficace a disposizione contro la pandemia nei paesi sviluppati.
L'Italia, che nei confronti internazionali occupa di regola gli ultimi posti, questa volta (grazie a Draghi), si è dimostrata all'avanguardia nel mondo sia nell'implementazione del piano vaccinale che nelle misure di contenimento come il Green Pass. Inevitabilmente man mano che le strutture ospedaliere verranno di nuovo intasate dai malati di Covid, gli altri paesi civili dovranno seguire l'esempio italiano in qualche forma. Infatti l'Austria ha dovuto introdurre un lockdown per tutti di 20 giorni. La Germania sta per implementare misure simili al Green Pass italiano
Questi governi si trovano sempre a combattere la pandemia attestati sull'ultima spiaggia perché, dopo quasi due anni, i cialtroni al potere ancora non apprendono un'elementare lezione: attendere di avere tutti i dati precisi prima di prendere decisioni efficaci, per quanto impopolari, equivale a far esplodere i contagi. Lo prova senza ombra di dubbio il caso di Israele.
Piazza Pulita l'11 novembre ha trasmesso un'inchiesta sconvolgente sul movimento novax che denuncia le tecniche di disinformazione basate su menzogne vergognose per imbonire i creduloni e aizzare i poveracci contro chi cerca di tornare alla normalità.
L'obiettivo delle 500mila firme per promuovere il referendum sull'eutanasia legale è stato centrato anche grazie alla possibilità di firmare on line attraverso lo SPID, grazie all'impegno di Riccardo Magi, deputato di +Europa, che ha fatto approvare un emendamento al Decreto Semplificazioni.
Le conseguenze di questa innovazione riverberà anche in caso di elezioni politiche. I partiti non presenti in Parlamento probabilmente potranno raccogliere le firme via internet senza dover strutturare un'organizzazione complessa ed elefantiaca con attivisti e certificatori in ogni collegio. Sarebbe un'enorme facilitazione per l'eventuale nascita del Movimento Draghi.
Ad ogni modo le libertà di scelta sul fine vita dignitoso rappresentano una delle nuove frontiere dei diritti civili, che in molti paesi già sono stati acquisiti e che in Italia invece incontrano resistenze fomentate soprattutto nella Chiesa.
Il Parlamento che era stato invitato dalla Corte Costituzionale ad intervenire con una legge ad hoc entro un anno dalla sentenza sul processo Cappato, ha abdicato al suo ruolo per ignavia. Quelli che sperano in un giudizio di inammissibilità da parte della Consulta rimarranno delusi.
Brunetta lo spiega con inusuale franchezza «Se l'attuale presidente del Consiglio avrà successo nulla sarà più come prima. Non solo cambia l'Italia, ma cambia anche la politica, non ci saranno più centrodestra e centrosinistra così come li abbiamo conosciuti fino ad oggi. E sarà un'Italia migliore, più trasparente e più giusta».
Il momento non è casuale. Con l'inizio del semestre bianco il Parlamento non può essere sciolto fino all'elezione del nuovo Presidente della Repubblica e quindi c'è abbastanza tempo per organizzare discretamente le strutture operative sul territorio.
Nel frattempo il governo ha incassato il voto di fiducia alla Camera (per il Senato se ne parlera' a settembre) sulla riforma della riforma Bonafede. Ennesimo esempio di occasione mancata per affrontare il disastro del sistema giudiziario italiano.
Sarebbe necessario una totale riforma dei codici di procedura civile e soprattutto penale alla luce dello scandalo Palamara di cui i media (soprattutto quelli che vivono di collusioni con le Procure) evitano accuratamente di parlare.
Luca Palamara è stato per lunghi anni uno dei vertici del "Sistema", vale a dire la ragnatela di interessi che si spartivano poteri e cariche nella Magistratura italiana. Poi attraverso un trojan inserito nel suo smartphone, sono stati messi in piazza alcuni (ma non tutti) i suoi segreti inconfessabili.
Cacciato dalla magistratura per insabbiare lo scandalo senza arrecare danni ulteriori al "Sistema" il reietto ha rivelato come hanno fatto carriera i più potenti giudici della Penisola. Nel libro-intervista con Alessandro Sallusti ha descritto in modo puntale i meccanismi decennali che hanno portato alla degenerazione del "Sistema" (da cui il titolo del volume) a partire dalla fondazione di Magistratura Democratica nel lontano 1964.
Un racconto agghiacciante di malversazioni, ricatti incrociati, manovre di palazzo e di postribolo, inchieste pilotate, indagini farlocche, sentenze politiche, colpi bassi su commissione ad avversari con l'attiva complicità dei media, e tanto lerciume da riempire una discarica di rifiuti tossici.
La pace armata tra Grillo e Conte ha introdotto un elemento di disturbo nello scenario politico. Conte vuole ricompattare i militonti attaccando il governo Draghi dall'interno, sabotando il PNRR.
Grillo per il momento ha fatto finta di compiere l'ennesimo passo di lato in attesa di ristabilire la sua preminenza sul Movimento. Quello che sembra aver guadagnato i dividendi politici maggiori dallo scontro è Giggino Di Maio che tenutosi lontano dalle beghe ha assunto il ruolo del mediatore saggio. Nel monento in cui Conte facesse un passo falso sarebbe pronto a prenderne il posto.
Con l'avvio del semestre bianco l'ex Avvocato del Popolo crede di poter avere maggiori margini di ricatto facendo affidamento sull'impossibilità di indire nuove elezioni che sarebbero un massacro per il M5S.
Ma la contromossa di Mattarella è già pronta: il Presidente si dimetterebbe in anticipo o minacerebbe le dimissioni forzando l'ala governativa a rottamare Conte con un voto sulla nuova piattaforma online.
Nel frattempo l'iter parlamentare del Ddl Zan è stato posticipato a settembre. In pratica questa legge liberticida è stata accantonata evitando a Letta un'altra cocente umiliazione.
Immaginate di possedere un catorcio di autovettura: motore con cilindri grippati, carrozzeria arrugginita, pneumatici quasi senza battistrada. Un bel giorno in preda ad un impulso di efficientismo decidete di affrontare il problema.
Ma invece di riparare il catorcio o di comprarne un'auto nuova decidete che ridurrete i tempi di percorrenza da casa all'ufficio, dopo aver pulito il parabrezza e oliato la serratura dello sportello. E promettendo di cambiare la manovella degli alzacristalli posteriori.
Il catorcio e' la Giustizia italiana. La riforma Cartabia si limita a decretare una riduzione dei tempi di prescrizione senza affrontare sostanzialmente le cause delle lungaggini processuali. In pratica, modificare i tempi della prescrizione senza di rimediare alle storture di quel guazzabuglio mefitico chiamato Codice di procedura penale è una tragica presa in giro. Da un ex Presidente della Consulta, aspirante alla Presdienza della Repubblica, ci si aspettava francamente di molto meglio.
Oltre ad essere un fuoriclasse dal punto di vista tecnico (con una visione di lungo perido) Draghi si sta rivelando un ottimo stratega politico che impartisce lezioni (e ceffoni) alle mezze calzette indegnamente elette (o meglio nominate) per scaldare i banchi di Montecitorio e Palazzo Madama.
Oltre ad aver avviato con successo la campagna di vaccinazione e riaperto le attività economiche e ricreative senza che si riscontrassero problemi, ha formulato un Recovery Plan da oltre 2500 pagine (quello diffuso in versione da 269 pagine è solo un Bignami per studenti non troppo brillanti) pieno di dettagli e di vincoli.
Gradualmente ha rinnovato i vertici di istituzioni chiave per il Recovery Fund come CDP e Ferrovie (sottraendo potere effettivo alla canea giallo-rossa) e procede nell'opera di eliminazione degli ostacoli per la realizzazione delle grandi opere.
Il PD bettinian-sardinista sembra alla ricerca di un'identita' di sinistra corbynista che predilige i temi identitari, come ius soli e tassa di successione, e si offre al guinzaglio di Landini su licenziamenti e codice degli appalti. L'alleanza con i grillini rimane la Stella Polare del neo segretario Letta ma dal rapporto occasionale all'unione civile la strada rimane accidentata.
Nel frattempo un tribunale olandese ha emesso una sentenza contro la Shell accusata di non ottemperare all'accordo di Parigi sul riscaldamento climatico. Il precedente e' stato salutato dagli ambientalisti come un precedente mondiale per imporre a societa' private dei limiti stabiliti non dalle leggi nazionali ma da accordi internazionali. Tuttavia se davvero una sentenza del genere venisse applicata, alla Shell basterebbe cambiare residenza per sottrarsi agli obblighi.
La tregua tra Israele ed Hamas regge, ma l'ultimo capitolo del conflitto israelo-palestinese ha messo in luce il fatto che la politica americana con l'avvento di Biden alla Casa Bianca ha cambiato direzione.
Il nuovo fronte del politically correct è la lotta contro i brevetti delle case farmaceutiche sui vaccini anti-Covid. Da quando Biden per ingraziarsi il vociante milieu sanderista ha proposto la sospensione dei brevetti è tutto un rincorrersi di dichiarazioni, incontri, vertici e iniziative. Per lo più inconcludenti.
Infatti Draghi, per conto della UE, nel recente Global Health Summit ha proposto di sospendere i brevetti, ma solo su "base volontaria". Punto ribadito anche dalla Presidente della Commissione Ue von der Leyen, che propone per di "usare tutte le flessibilità previste", ma determinata a "garantire il sistema di proprietà intellettuale". Insomma non c'è alcuna novità sostanziale se non l'impegno di Big Pharma a fornire ai paesi poveri 3,5 miliardi di dosi vaccinali a prezzo di costo (tradotto: con profitti minori).
Ancora una volta il buonsenso cade preda dei meccanismi comunicativi populisti usati per raccattare consenso sfruttando un'onda emotiva gonfiata dai media. Da ottobre 2020 Moderna ha rinunciato alle royalties sui vaccini quindi la mancanza di fiale nell'ex Terzo Mondo non si può attribuire all'avidità delle famigerate (per i populisti) Big Pharma, ma alla complessità della produzione. Peraltro Biden ha vietato le esportazioni dei vaccini impedendone di fatto la distribuzione ai paesi poveri (ma anche a quelli ricchi).
I quattro intervistatori hanno collezionato una misera figura, incapaci di inchiodare Amara e facendosi portare a spasso da un personaggio evidentemente aduso a infinocchiare gente molto più scaltra dei presunti mastini da salotto televisivo.
Solo alla fine Paolo Mieli dopo oltre un'ora di insinuazioni, vaghezze, mozziconi di verità, avvertimenti oscuri e autodifese puerili ha capito cosa stesse accadendo e finalmente ha sottolineato che Amara stava abilmente lanciando esche a cui far abboccare qualche imprecisato pesce per motivi non del tutto chiari.
La politica italiana che da dieci anni colleziona disastri vira sul grottesco. Salvini e Letta sono intenti a marcare il territorio per giustificare e far digerire ai fedeli l'appoggio al governo di (quasi) Unità Nazionale.Salvini spinge per eleggere Draghi come successore di Mattarella una volta ottenuta la luce verde sul Recovery Plan da Bruxelles e completato il piano vaccinale. E quindi andare alle urne per agguantare il bottino elettorale che i sondaggi gli fanno assaporare.
Tanto per non lasciare adito a dubbi, ha posizionato una Magnum 45 sul tavolo dove si dovrebbe negoziare la riforma della Giustizia: impegnandosi a raccogliere le firme per i referenda proposti dal Partito Radicale intende dare una spallata alle resistenze di grillini e PD decisi a difendere i privilegi e il potere della Magistratura correntizia militante (azzoppata dagli scandali).
Letta invece insiste nella strategia zingarettiana di alleanza strategica con i grillini governativi, nella speranza di assorbirne l'elettorato, come fece il PCI con il PSI di Nenni e De Martino. Però al momento ha collezionato solo un'umiliazione sulla scelta del candidato sindaco di Roma: Zingaretti è stato impallinato dai presunti alleati pentastellati, la Raggi è più baldanzosa che mai e il rimpiazzo Gualtieri langue nei sondaggi. Sulle candidature comuni nelle altre città importanti è buio pesto (a parte Milano dove Sala si ricandida, ma con i Verdi) e il PD rischia persino di perdere la roccaforte di Bologna.
Nel frattempo i resti dei 5 Stelle (dopo il suicidio politico via Facebook del comico fondatore) sono alla mercé di Casaleggio junior che pretende 450mila euro di pagamenti arretrati e si tiene stretto il database dell'Associazione Rousseau. Ciò significa che i grillini non hanno un rappresentante legale, non riescono a rinnovare i vertici a norma di Statuto, e Conte, che da mesi è alle prese con la rifondazione (o meglio la riaffondazione), formalmente non può spacciarsi per leader.
Infatti il Tribunale di Cagliari ha nominato un avvocato-pastore locale come curatore del Mo-vi-mento. Non sappiamo se influenzato da un riferimento subliminale al gregge di pecore.
Nel frattempo molti parlamentari grillini stanno annusando la possibilità di traslocare nel nuovo partito che la Casaleggio e Associati prepara sottobanco insieme a Di Battista.
La proposta di riforma del sistema giudiziario formulata nel PNRR lascia in bocca un acre sapore di Latte di Suocera in bocca. Si tratta di decine di pagine prolisse e ripetitve che contengono impegni vaghi su aspetti spesso secondari. Il tutto formulato in un tripudio di imbarazzante burocratese che manda in visibilio i cultori del latinorum.
Il sistema giudiziario italiano e' al collasso da decenni. Ultimamente anche quell'ectoplasma di credibilita' che rimaneva e' stato bruciato dagli scandali che si susseguono quotidianamente.
Su questa abborracciata congerie di wishful thinking senza impegni e con target assolutamente vaghi la Commissione Europea ha espresso una marcata insoddisfazione. Per placare le critiche Draghi ha dovuto telefonare personalmente alla Presidente von der Leyen per assicurare personalmente che le supercazzole (non solo in questo ambito) si tradurranno in risultati concreti. Per il momento a Bruxelles hanno concesso un'apertura di credito all'ex banchiere centrale, ma se non verrà ripulita la magistratura da pratiche medioevali e personaggi dubbi i fondi europei potrebbero essere bloccati.
Il problema è che Draghi non puo' affrontare di petto i nodi che da 50 anni la classe politica italiana rifiuta di sciogliere (o preferibilmente di recidere) per pavidità ed incompetenza. Quindi il Presidente del Consiglio privo di un supporto parlamentare, deve per forza incedere cautamente sul sentiero di minore resistenza politica. Finora la vaghezza degli impegni ha salvato il PNRR dai veti incrociati, ma questo equilibrio precario non durerà in eterno. Del resto dopo 15 mesi di sacrifici le tensioni montano e fondi el Recovery Plan non arriveranno prima di settembre.
Dopo 10 anni di guerra civile in Libia da qualche settimana si è instaurato un governo di unità nazionale sotto l'egida dell'ONU e la speranza di un ritorno alla vita normale non è più un miraggio. Per poter capitalizzare su questo sviluppo il Presidente del Consiglio Draghi ha dedicato la sua prima missione internazionale alla nostra ex colonia.
Purtroppo però riannodare i rapporti e cercare di riparare i danni fatti da tutti i governi che si sono succeduti dalla caduta di Gheddafi non sarà facile.
L'Italia nella crisi libica è diventata lo zimbello del Mediterraneo. Un paese inaffidabile e pavido che abdica ai suoi impegni e orienta la politica estera quasi solo in funzione dei flussi migratori perché fanno aumentare l'audience dei TG e delle trasmissioni spazzatura.
Su tutto il resto i governi italiani, a cui l'America e la comunità internazionale avevano conferito un ruolo di leadership nella gestione della crisi libica, hanno dimostrato soltanto di saper infilare la testa sotto la sabbia e alimentare un fiume di vacui ritornelli buoni per riempire le scartoffie inutili degli archivi diplomatici.
"La sera vado a letto pensando che avrei potuto far qualcosa e non l'ho fatto". In questa considerazione di Carlo Cottarelli e' racchiusa la motivazione del suo impegno civile. Il titolo del suo nuovo libro "All'Inferno e Ritorno" sembra quello di un film western degli anni '70, invece delinea un percorso di risalita dalla scarpata lungo cui il paese rotola da 40 anni.
Un tentativo estremo (unito all'invito di rimboccarsi le maniche) per non soggiacere all'avviso che Dante immagina apposto sulla porta dell'Inferno "Perdete ogni speranza o voi che entrate".
E' il quinto libro che Cottarelli pubblica da quando e' tornato in Italia ed abbraccia temi come la solidarieta', l'uguaglianza dei punti di partenza, la sburocratizzazione della PA e le speranze infuse dall'avvento di Mario Draghi al vertice del governo dopo oltre due anni di cialtronismo dilettantesco di cui purtroppo ancora non ci siamo liberati.
La risalita dall'Ade non sarà agevole e non c'e' in vista una Beatrice che ci guidi.
Per colpire il bersaglio occorre prendere la mira senza fretta. Inquadrato il bersaglio, il grilletto va quasi sfiorato trattenendo il respiro.
Dopo il dibattito sulla fiducia in Parlamento, il governo Draghi deve rimediare agli errori ereditati dall'Avvocato del Popolo. In primo luogo mettere in piedi un piano vaccinale serio (senza i gazebo petalosi di Arcuri) che possa garantire almeno 400mila vaccinazioni al giorno. Non sara' facile perche' la Von Der Leyen cui era stato affidatoil compito di procurare le dosi per tutta l'UE si e' fatta prendere per il naso dalle societa' farmaceutiche. Draghi ha parlato con la Merkel per approntare un piano B ma ancora non c'e' luce in fondo al tunnel.
In secondo luogo occorre riformulare il Recovery Plan secondo le linee guida della Commissione Europea. In due mesi non è possibile definire obiettivi e tappe intermedie soprattutto in assenza di una tabella di marcia affidabile sulle riforme strutturali (dalla Giustizia al Codice degli Appalti).
Insomma la bicicletta su cui deve pedalare SuperMario ha le ruote bucate e i cerchioni ammaccati. Purtroppo e' l'unico mezzo di locomozione rimasto in questo paese allo sfascio.
Conte, da devoto del Santo dalle mani bucate, ha sempre manifestato una incontenibile pulsione per la spesa corrente, per i sussidi a pioggia e per gli emolumenti ai parassiti oltre a norme di corto respiro utili a comprare consenso facendo lievitare il debito.
Il Recovery Plan al contrario, impone di favorire gli investimenti strutturali che sviluppino ricchezza duratura, e aumentano la produttivita' totale dei fattori. Per questo il suo Piano per ottenere i fondi del Next Generation EU era una brodaglia di misure di corto respiro, in assenza di una visione generale.
Quando il documento viene inviato al Quirinale, agli esperti di Bruxelles e alle cancellerie europee (soprattutto ad Angela Merkel garante dei 209 miliardi) la reazione e' di incredulo sbigottimento.
Per quanto tramortiti dalla lettura di un piano inadeguato alla gravita' del disastro economico, sanitario e sociale in cui versa l'Italia, nessuno ha il coraggio di gridare allo scandalo pubblicamente. La congrega di vigliacchi che fanno i fenomeni solo nei talk show lasciano che sia Matteo Renzi ad assumersi la responsabilita'. Mentre Zingaretti e il PD che pure si sono in buona parte convinti che Conte sia un incapace dopo aver dato assicurazione a Renzi di essere sulla stessa lunghezza d'onda, alla rpva dei fatti continuano a sostenerlo politicamente. Persino nell'operazione "responsabili" dove vengono sbeffeggiati.
La miserabile pagliacciata pero' rischiava di mandare in rovina il paese e quindi preso atto della realta' anche i piu' riluttanti si sono rassegnati a chiamare Draghi d'urgenza. Persino i grillini hanno dovuto rendersi conto di essere arrivati a fine corsa. Pur di sopravvivere Grillo ha dovuto intervenire per sedare la ribellione dei militonti e tirare la volata a Draghi.