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20 lug 2024

Eulogia di J.D. Vance ed Eutanasia del GOP Reaganiano

Trump ha scelto J.D. Vance, un senatore dell'Ohio di prima nomina, fervente anti-globalista, anti-abortista, isolazionista, statalista, anti-immigrazione, simpatizzante dei sindacati, interventista in economia e convertito alle posizioni MAGA senza avere acquisito significative esperienze di governo. Un personaggio che non porta in dote a Trump qualche fetta di elettorato al suo seguito, ma che combina il peggio delle posizioni della destra sui diritti civili con il peggio delle misure economiche di sinistra. Per di più offre il fianco ad accuse elettoralmente pesanti per la sua posizione intransigente sull'aborto da cattolico fondamentalista.

Vance propone che Stato protegga i colletti blu dalla concorrenza e aumenti il salario minimo a 20 dollari l'ora. Condivide le posizioni di Lina Khan, il boss della Federal Trade Commission che ha attaccato a testa bassa i titanio del settore tecnologico. Giudica le grandi aziende antiamericane perché hanno esteso le loro catene di approvviggionamento su scala globale. Vance ritiene che il blocco dell'immigrazione e l'aumento dei dazi sono un modo per aumentare la produttività in patria, incrementare i salari e rafforzare l'industria americana. Insomma una concezione dell'economia vecchia di quattro secoli.



Il suo unico merito è la fedeltà all'ex presidente, avendo dichiarato che, trovandosi al posto di Mike Pence, avrebbe assecondato il tentativo di ribaltare il risultato elettorale culminato con l'assalto al Capitol Building del 6 gennaio 2021. Al di là della sua storia personale, è una figura che merita attenzione perché di fatto è assurto ad erede designato di Trump, quindi rappresenta il volto nuovo del MAGA e la sua continuazione. La politica del MAGA nata come slogan per gonzi e connotazione confua per l'ambizione di un uomo privo di convinzioni ideologiche, ora potrebbe evolvere in un programma di governo che si estende oltre il 2028.

Il pericolo più grave per l'Europa del ticket Trump - Vance riguarda l'isolazionismo nutrito da Trump. Il sostegno all'Ucraina potrebbe volatilizzarsi e quindi a Putin verrebbe offerta la vittoria su un piatto d'argento. Su Taiwan, le opinioni di Vance non sono chiare, mentre Trump sostiene che l'isola dovrebbe pagare per la protezione americana dalla Cina e ha accusato i tawanesi di aver "rubato" l'industria dei chip all'America. L'interpretazione più benevola è che Trump si renda conto che permettere a Vladimir Putin di scatenarsi in Ucraina lo farebbe apparire debole come lo è stato Biden col ritiro dall'Afghanistan e più di ogni altra cosa un egocentrico come Trump detesta apparire debole. Ma in cosa si concretizzerebbe il suo contrasto a Putin è tutto da vedere.

In sintesi la presidenza Trump potrebbe rivelarsi un disastro per chi crede che la politica estera sia espressione della forza morale, che il commercio internazionale stimoli la produttività e che l'immigrazione sia una fonte di rinnovamento e vitalità.


5 ago 2023

Quante delle nostre previsioni per il 2023 si sono già avverate?



A gennaio del 2023 con Alberto Forchielli ci eravamo avventurati in una serie di previsioni sia in campo economico che in campo politico. Adesso possiamo tracciare un primo bilancio perché alcune previsioni si sono avverate, mentre altre rimangono in sospeso. Come spoiler vi diciamo che sulle vicissitudini giudiziarie di Trump siamo stati troppo ottimisti (dal punto di vista dell'ex presidente repubblicano). Sulle altre il record è molto più lusinghiero. Ad esempio la Cina non ha invaso Taiwan dopo tutto. D'accordo, questa era facile, però molte altre non lo erano, ad esempio la previsione sull'inflazione in calo.



9 nov 2022

Elezioni in Usa: DeSantis lanciato verso la Casa Bianca

Il governatore della Florida Ron DeSantis è stato riconfermato con un successo straordinario nelle elezioni del 2022. Questo risultato costituisce un segnale cristallino per tutti gli elettori repubblicani. Io sono il candidato alla Casa Bianca che può condurvi alla vittoria, mentre Donlad Trump è un elemento tossico foriero di future cocenti delusioni e umiliazioni. Quattro anni fa, DeSantis vinse la sua prima elezione da governatore con uno scarto inferiore all'1%. L'8 novembre di quattro anni dopo, lo scarto si è ampliato a quasi 20 punti percentuali contro il candidato democratico (ma ex governatore repubblicano dello Stato) Charlie Crist.

La vittoria e il margine della vittoria, sono un trampolino di lancio per la Casa Bianca, in quanto gli consentono di argomentare che può fare a livello nazionale ciò che ha appena fatto in Florida. Peraltro DeSantis è capace di convincere gli elettori indipendenti che spostano il baricentro elettorale, Trump li repelle, polarizzando lo scontro. Infatti il palazzinaro newyorchese ha immediatamente iniziato ad insultare DeSantis che ha chiamato DeSantimonious con il suo stile subdolo da narcisista puerile e megalomane. Asserendo di non averlo votato (quindi ha votato per i democratici?) ha insinuato di poter rivelare informazioni scottanti sul suo conto.

Il fiasco di Trump


Ma le sparate di The Donald non possono nascondere l'evidenza: molti dei candidati da lui sostenuti hanno subìto sconfitte inattese. Il caso più emblematico è il flop di Dr. Oz in Pennsylvania, dove l'avversario per il seggio al Senato John Fetterman è un estremista di sinistra che ha condotto una campagna elettorale debole (era convalescente da un ictus) e nel dibattito televisivo ha rimediato una pessima figura. Nonostante ciò gli elettori lo hanno votato pur di non assegnare la vittoria ad un candidato trumpiano, peraltro abbastanza popolare essendo un noto personaggio televisivo.

A conferma del declino di Trump, dalle risposte agli exit poll della CNN emergeva che l'ex presidente, il cui indice di popolarità tocca un mediocre 37%, è un handicap per le elezioni presidenziali del 2024, in caso vinca la nomination per una terza volta. In sostanza DeSantis (che ha un'agenda fortemente in contrasto con quella della sinistra sanderista) offre un futuro in cui il Partito Repubblicano potrebbe riconquistare la Casa Bianca soprattutto se il candidato democratico sarà di nuovo Biden, la cui popolarità è bassa a causa dei mediocri risultati in politica economica.

7 ott 2022

Il baratro tecnologico dell'esercito di Putin

Il clamoroso fiasco dell'esercito di Putin è attribuibile per una metà al morale e all'impreparazione dei soldati e degli alti comandi, mentre per l'altra metà alla totale arretratezza tecnologica persino nella logistica. 

 Dai razzi inesplosi e dalle armi abbandonate dai battaglioni in ritirata, i tecnici ucraini e occidentali hanno rilevato che l'industria della difesa russa ricorre, quando va bene, a tecnologie vecchie di decenni e a microchip obsoleti

Le sanzioni imposte nel 2014 dopo l'invasione della Crimea in pratica hanno imposto all'esercito di Putin il salto in un baratro tecnologico

Pupazzi prezzolati

Le industrie russe sono totalmente dipendenti dalle importazioni di componenti occidentali senza le quali non possono nemmeno riparare i cingoli dei carri armati. E nemmeno l'industria estrattiva se la passa molto meglio, mentre le linee aeree una volta finito di cannibalizzare gli aerei vecchi per i pezzi di ricambio, dovranno chiudere le attività.

Uno sfacelo tipico dei sistemi autocratico-mafiosi dove prevalgono i corrotti, le spie e gli adulatori senza dignità del tiranno, da cui dipendono carriere e patrimoni. I pupazzi prezzolati italiani, che si scagliano con inusitata veemenza contro le sanzioni imposte al loro burattinaio, sono i complici, ignari del destino che li aspetta alla caduta del regime.

Da qualche giorno Putin sta invocando in segreto con gli Americani l'apertura di canali diplomatici per un ultimo, disperato tentativo di raccogliere qualche frutto dai crimini di guerra commessi da lui e dalle sue orde. Ma Difficilmente Biden, a quattro settimane dalle elezioni di midterm, potrà calarsi le braghe in mondovisione di fronte ad un regime mafioso.





16 lug 2022

I Grullini, ovvero le Mine Stravaganti

La realtà non fa sconti a chi si illude di poterla ignorare. Le mine stravaganti delle politica italiana che hanno già inferto danni irreparabili a questo disgraziato paese, dal Reddito di Cittadinanza, ai ferrei lockdown durante l'epidemia di Covid sono di nuovo deflagrate. Conte e la sua ciurma di personaggi improbabili ebbri di revanscismo straccione sono stati aizzati a kanciare una ennesima sfida al buonsenso nella speranza di recuperare consensi tra le grandi masse di analfabeti frustrati convinti di essere vittime di complotti galattici e non della loro idiozia.



Ma questo ennesimo salto mortale logico e' destinato a finire con una brutale schienata sul duro cemento dei conti pubblici. Non è possibile continuare a pagare stipendi e pensioni (e tantomeno il Reddito di Parassitanza) se viene meno la benevolenza degli investitori internazionali che devono rifinanziare il debito pubblico italiano. E non saranno certo i funzionari dell'Ambasciata Russa in Italia (o altrove) a poter staccare i cospicui assegni ogni mese per riempire le greppie delle clientele populiste. E tantomeno sarà il Chihuahua di Putin, quel Medvedev che abbaiando su Telegram si attribuisce il merito della defenestrazione di Draghi dopo quella di Boris Johnson.

Anche dopo la guerra la Russia rimarrà un paria per i paesi occidentali e l'appoggio della Cina non basterà a sfamare la popolazione. I cinesi del resto sono meno ingenui degli occidentali: ogni boccone di pane indispensabile lo faranno pagare a caro prezzo, chiunque occupi il Cremlino.

2 giu 2022

Biden lancia la sfida a Xi Jinping su Taiwan

Biden ha mandato in frantumi 50 anni diplomazia estremamente accondiscendente (se non addirittura prona) verso la Cina, inaugurata da Kissinger e Nixon in funzione anti-sovietica. Promettendo un aiuto militare a Taiwan in caso di attacco dalla Repubblica Popolare, l'America avverte in termini brutali la potenza rivale di non avere alcuna remora a iniziare una nuova Guerra Fredda. E nemmeno una guerra calda, anzi incandescente. 

Per quanto poi dignitari dell'Amministrazione USA abbiano cercato di smussare l'impatto della dichiarazione del Presidente, asserendo che la politica della cosiddetta "ambiguità strategica" non sia cambiata, i cocci del Vaso di Pandora geopolitico non potranno essere rimessi insieme.


Un tema urticante

Il tema non poteva essere più urticante per i vertici della nomenklatura cinese. Da sempre Pechino ha assegnato alla riunificazione con l'isola dove si rifugiarono le truppe nazionaliste del Kuomintang una priorità degna di miglior causa. 

Xi Jinping ha più volte dichiarato in pubblico che intende riportare Taiwan (che è diventata la superpotenza dei microchip)  sotto il dominio della madrepatria (con le buone o con le cattive) entro il centenario della fondazione Repubblica Popolare Cinese. l'integrità territoriale è considerata dalla gerarchia comunista un elemento imprescindibile dell'identità cinese. L'indipendenza di Taiwan sarebbe uno smacco inaccettabile per il PCC, una ferita reminiscente delle umiliazioni inflitte all'Impero di Mezzo a partire dal 1840 dalle potenze coloniali europee nonché dal Giappone. 

Inversione di rotta

L'inversione di rotta sull'ambiguità strategica rappresenta un'altra conseguenza indiretta dell'invasione dell'Ucraina. L'appeasement verso tiranni e dittatori che anche Biden aveva perseguito fino al 24 febbraio, è finito finalmente nella pattumiera e il ricompattamento dell'Occidente a difesa dei diritti umani e dei valori democratici lascia ben sperare nel futuro.

Lasciare ampi spazi di manovra o, peggio, far finta di ignorare l'arroganza e le aggressioni degli autocrati sanguinari che odiano l'Occidente, nella speranza di blandirli e placarli, ha sortito inevitabilmente esiti nefasti. 

 

12 apr 2022

In Ucraina comincia la Battaglia del Donbass

Il carro armato a guida autonoma, gestito da un programma di intelligenza artificiale, oppure controllato da remoto cambierà la nozione stessa di guerra, intesa come scontro tra umani.
 
In futuro le battaglie potrebbero svolgersi tra mezzi da fantascienza privi di soldati in carne e ossa. Forse i soldati manovreranno i mezzi di terra, di mare e di aria da un bunker segreto a decine di migliaia di kilometri di distanza. 

Sta già accadendo con i droni o con i robot artificieri. Appena arriveranno i droni kamikaze promessi da Biden a Zelensky sarà ancora più evidente, perché questi oggetti volanti saranno in grado di individuare da soli il bersaglio e colpirlo.

Il macellaio di Aleppo

Nel frattempo Putin affida il comando delle operazioni in Ucraina a tal Dvornikov, un generale che viene spacciato per geniale stratega della campagna in Siria

In realtà Dvornikov non si è mai avventurato a meno di 40 chilometri dal fronte. E' un macellaio distintosi esclusivamente per le atrocità commesse in Siria e in Cecenia in combutta con nazisti libanesi e siriani. Come stratega è stato un disastro.

Difficile che un esercito allo sbando, decimato, senza logistica e dotato di mezzi obsoleti possa migliorare in pochi giorni affidato ad un incompetente per quanto fedele del nano judoka. Ad ogni modo lo vedremo non appena comincia la Battaglia del Donbass destinata a decidere le sorti dell'invasione.

Il fronte interno

Sul fronte mediatico italiano si registra la solita sceneggiata di Orsini, a cui Vespa, giustamente rifiuta di dare spazio per comparsate a favore di Putin.

Anche l'Eni, dopo la Rai (su intervento della Commissione Parlamentare di Vigilanza). pare abbia sottratto la greppia al sociologo del terrorismo. Resta da capire chi gliela aveva concessa e per quali fini. E chi lo ha nominato in un comitato dell'intelligence italiana in un paese dove abbondano gli esegeti di Putin non solo tra i vertici istituzionali, ma anche militari e dei servizi segreti.

6 mar 2022

Tra i due litiganti in Ucraina la Cina gode?





Ma davvero la Cina puà essere considerato un alleato affidabile della Russia contro l'Occidente? La Cina si rifornisce dall'Ucraina di grano, di tecnologia militare, di materie prime e vi investe cospicui capitali che non amerebbe vedere in fumo. Anche astraendosi dai rapporti di amicizia tra i due paesi, alla leadership comunista l'invasione dell'Ucraina provoca problemi molto spinosi, perché il cataclisma geopolitico innescato dalla guerra, rischia di travolgere i fondamenti dell'economia cinese.



La Cina media tra i due litinganti 

La Cina non può permettersi di rinunciare ai rapporti commerciali, finanziari e tecnologici con l'Occidente e vuole diventare un partner essenziale nella transizione ecologica. Inoltre il ricompattamento dell'Occidente e della Nato peserà moltissimo nelle decisioni sulla possibile invasione di Taiwan già piuttosto incerta dopo il lancio di Aukus

In sostanza, tra i due litiganti in Ucraina, la Cina non gode troppo. Per questo motivo ha lanciato una frenetica attività diplomatica per mediare tra Putin e Zelensky con l'approvazione anche di Biden. 

Nel frattempo Xi Jinping si è allineato alle sanzioni occidentali senza troppe esitazioni. Alla lunga questo conta più di mille parole.

20 feb 2022

Guerra in Ucraina: un gorilla di nome Putin



Il Presidente Biden vuole evitare a tutti i costi di apparire impreparato al confronto con Putin e rischiare un'altra disfatta come in Afghanistan. Ma non sembra intenzionato a trascinare l'America e la Nato in una guerra per difendere Kiev pur di fronte alle deliranti pretese del Cremlino. 

La Propaganda

Pertanto, pur nella convinzione che Putin in qualche modo farà seguire i fatti alle parole, la strategia di Washington si fonda principalmente sulla comunicazione che coinvolge un tridente formato da Casa Bianca, Dipartimento di Stato e Pentagono. Conferenze stampa si susseguono quotidianamente per avvertire l'opinone pubblica dell'imminente invasione, corredate le immagini satellitari delle truppe russe. Insomma la propaganda prevale sulle armi.

                                     Il Jurassic Park del KGB: Putin, mammt e tu


L'Europa non crede alle lacrime


In Europa invece prevale lo scetticismo sulle reali intenzioni di Putin e si tende a enfatizzare la via diplomatica, nella convinzione che la minaccia di invasione dell'Ucraina sia come il grido dei gorilla che si battono il petto per intimidire il rivale nella foresta. 

La guerra sarebbe un'avventura estremamente rischiosa per il dittatore russo. Anche se la campagna militare avesse rapidamente ragione delle difese ucraine (evento non affatto scontato), mantenere sotto controllo un paese impoverito con 44 milioni di abitanti (di cui 40 ostili), anche tramite un governo fantoccio, non sarebbe agevole.

Peraltro le condizioni economiche della Russia sono pessime: il paese rimane una satrapia arretrata che si regge solo per le esportazioni di materie prime. Se venisse anche colpito da sanzioni come l'esclusione dal circuito Swift, il suo sistema finanziario andrebbe in tilt per mesi.

29 gen 2022

Vietare l'accesso a Swift sarebbe un'efficace sanzione contro la Russia




Le mire revansciste di Putin in Ucraina, secondo la Casa Bianca, sono destinate a concretizzarsi in un attacco all'Ucraina nel mese di febbraio. Nel frattempo la guerra asimmetrica è già in atto con attacchi cyber contro siti sensibili ucraini e con la disinformazione su internet e sui social. Macron, fedele alla secolare tradizione filorussa dell'Esagono, parla di de-escalation, come i suoi predecessori a Monaco di Baviera nel 1938, che infatti ottennero l'effetto contrario, contribuendo ad imbaldanzire Hitler.

Difficilmente gli autocrati, specie se atterriti dalla perdita di prestigio e di potere all'interno a causa dell'economia in caduta libera, si lasciano convincere dalle chiacchiere diplomatiche. Soprattutto se la Germania oramai fa apertamente il doppio gioco contro la Nato. Ne sa qualcosa il suo unico oppositore, Navalny, incarcerato nel silenzio assoluto dei governi imbelli europei ed americano. Per questo occorre prevenire le loro mosse o preparare le ritorsioni con largo antcipo. L'ultima volta che Putin aggredì l'Ucraina annettendosi la Crimea, i paesi occidentali impiegarono mesi per varare sanzioni talmente blande che al Cremlino stanno ancora ridendo. Questa volta Sleepy Joe e i due incapaci posti ai vertici del Pentagono e del Dipartimento di Stato sembrano pervasi da idee più chiare. Insomma a Washington sembra prevalere lo spirito di Churchill, non quello di Chamberlain o di Petain.



La sanzione più efficace sarebbe l'esclusione delle banche russe dal sistema Swift che permette la verifica dei pagamenti transnazionali. E' un sistema molto antico, che risale all'epoca in cui dominavano i telex. Però funziona abbastanza bene e, dopo decenni di tentativi, ancora non si è riusciti a sostituirlo.

A Putin verrebbe assestato un colpo sotto la cintura che lo metterebbe in rotta di collisione persino con gli oligarchi che lo sostengono al potere. Costoro vogliono avere la libertà di arricchirsi e di fare la bella vita in Occidente. Diventare gli zerbini dei cinesi per accondiscendere alla mattane dell'autocrate non è esattamente in cima alle loro priorità.

14 gen 2022

Putin, il cleptocrate stalinista




Giulio Terzi di Santagata, ex ministro degli Esteri nel governo Monti, è uno dei diplomatici italiani di maggior prestigio internazionale. Nel video che abbiamo realizzato per la Fondazione Luigi Einaudi, con lui abbiamo esaminate un ampio spettro di temi legati al nostalgico revanscismo sovietico, pervaso di delirante misticismo religioso, incarnato da Putin e da suo clan di cleptocrati mafiosi stalinisti. Le minacce all'Occidente, la preparazione dell'invasione dell'Ucraina e l'intervento illegale per sedare la rivolta contro i ferrivecchi sovietici in Kazakistan, sono solo le ultime mosse di un dittatore disperato. 

La crisi economica che si è abbattuta sulla Russia a causa della pandemia sta gettando i russi nella miseria e quindi i cleptocrati mafiosi per distogliere l'attenzione suonano le trombe di guerra.

                                    L'ultimo atto del Patto di Varsavia

Le aggressioni su vari fronti dalla #Libia alla #Siria, purtroppo sono state rese possibili dall'ignavia delle amministrazioni americane da Obama a Biden, incapaci di arginare le ambizioni del cleptocrate stalinista.

L'intimazione russa di riportare la Nato entro i confini del 1989 assume degli aspetti di assoluta comicità.


26 dic 2021

Biden perde un'altra battaglia


Il senatore della West Virginia Manchin ha piantato l'ultimo chiodo sulla bara del monumentale programma di spese sociali proposto dall'amministrazione Biden battezzato Build Back Better. Da mesi Manchin è una spina nel fianco della Casa Bianca perché si contrappone al bilancio fuori controllo finanziato dalla stampa di moneta della Fed. Peraltro l'inflazione è ai massimi da quarant'anni al 7% e nonostante le rassicurazioni di Powell sul fatto che si tratti di un fenomeno temporaneo, le previsioni sono per un ulteriore accelerazione nei prossimi mesi. Si tratta di un altro fronte dove Biden ha perso la battaglia.

Dopo il ritiro dall'Afghanistan questo è un altro smacco pesante che il Presidente americano subisce in meno di un anno dall'insediamento. Con gli indici di approvazione ai minimi storici , un partito spaccato in modo insanabile tra progressisti e moderati, il prezzo della benzina che falcidia i redditi, le prospettive per le elezioni di mid term del 2022 appaiono sempre più grame come avevamo già ampiamente previsto mesi fa in questo post.

                                            Build Back Better finisce in farsa

Inoltre la variante Omicron rischia di riportare le lancette della psicologia collettiva alla primavera del 2020 con gli ospedali in emergenza e l'economia in coma da lockdown. L'opinione pubblica è frastornata e inviperita. 

Alle elezioni dello scorso novembre i democratici hanno incassato delle sconfitte sonore soprattutto nei distretti scolastici dove i genitori sono in rovolta contro i programmi di indottrinamento razziale (Critical Race Theory) propugnati dalle fazioni più ideologizzate del partito guidate da Sanders e dalla cosiddetta Squad.


5 dic 2021

Insalata Bielorussa





Dopo aver ordinato al suo tirapiedi bielorusso di utilizzare i profughi, raccolti in giro per il mondo, come arma di pressione politica contro l'Europa, Putin ha rivolto le sue mire sull'Ucraina, sua ossessione da quando è salito al potere.

Secondo l'intelligence Nato, che ha imbeccato la Bild e il Washington Post, l'esercito russo avrebbe un piano per un'invasione dell'Ucraina riportato nel grafico in basso. I russi pianificherebbero un attacco "da sud, da est e da nord, e in uno scenario 'massimale' di portare 2/3 dell'Ucraina sotto il controllo della Russia". "Addirittura la città di Kiev potrebbe finire nel mirino di Putin", è il timore degli esperti secondo il quotidiano tedesco. L'attacco partirebbe tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio se il Cremlino si sentisse sufficientemente forte. Da settimane la Russia sta ammassando decine di migliaia di truppe (si dice fino a 175mila uomini), oltre a carri armati e altro materiale bellico al confine ucraino, come rivelano le foto satellitari. Probabilmente Putin, come nel suo stile, sta verificando fin dove può spingersi il suo avventurismo revanscista. La gestione economica e quella sanitaria hanno alimentato il malcontento interno e quindi il vecchio colonnello del KGB sente un disperato bisogno di risollevare la sua popolarità riattizzando il nazionalismo dei suoi compatrioti.



Gli Usa fino a pochi giorni fa avevano minimizzato la "minaccia di invasione" dalla Russia. "Lo stiamo osservando molto da vicino", aveva affermato in una conferenza stampa martedì scorso il portavoce del Pentagono Kirby, aggiungendo: "Non prevediamo alcun intervento militare degli Stati Uniti in questo conflitto". Come abbiamo descritto in precedenza, le variazioni sul tema "stiamo monitorando la situazione" da parte del Pentagono non suggeriscono che i generali siano davvero convinti che un assalto militare all'Ucraina sia imminente.

Tuttavia gli Usa da tempo riforniscono di armi l'Ucraina, il che ovviamente significa sventolare un drappo rosso di fronte all'autocrate del Cremlino.

Sia come sia, secondo la CNN il presidente Biden, si sta "coordinando" con i suoi alleati in Europa per rendere «molto difficile» alla Russia il proposito di attaccare l'Ucraina. "Sto organizzando quella che ritengo essere la serie di iniziative più completa e significativa per rendere molto, molto difficile a Putin andare avanti e fare ciò che le persone sono preoccupate che faccia", ha dichiarato Biden di fronte ai corrispondenti dalla Casa Bianca.

I toni sono in linea con lo stile Sleepy Joe (in picchiata nei sondaggi), visto che nemmeno con un erculeo sforzo di fantasia si possono interpretare come una dichiarazione di fuoco di fronte alle manovre provocatorie di Putin. Anzi per stemperare la tensione Biden e Putin si sono parlati in video conferenza. Ovviamente non c'è stato alcun progresso nemmeno sul piano formale. Che bastino ad ammansire Putin un po' di chiacchiere vacue profferite da un inquilino della Csa Bianca debole, incapace e screditato lo prevedono in pochi.

27 nov 2021

Nell'America Polarizzata, la Popolarità di Biden è Polverizzata





Dopo l'umiliante ritiro dall'Afghanistan la popolarità di Biden ha imboccato una ripida discesa che l'effimero successo per l'approvazione del piano infrastrutture da 1,2 trilioni di dollari ha solo temporaneamente interrotto. Se si esclude Trump, la caduta nei sondaggi registrata da Biden è la più marcata nel dopoguerra tra tutti i presidenti a meno di un anno dall'inizio del mandato. Il sito fivethirtyeight.com che raccoglie in un indatore sintetico i vari sondaggi condotti tra elettori registrati, elettori adulti e tra la popolazione generale indica che il divario tra opinioni positive e negative sull'operato del Presidente è di quasi 10 punti percentuali.


Per molti versi Biden sconta la polarizzazione della società americana: il virulento scontro di valori tra sinistra estrema in preda all'isteria da cancel culture e classe media benestante sta portando ad una caduta di consensi per il partito democratico. Nelle elezioni per il governatore della Virgina e del New Jersey il crollo nei consensi è stato impressionante, e anche a livello nazionale il rinnovo delle rappresentanze dei genitori nei distretti scolastici ha visto il trionfo dei candidati repubblicani. Il Wall Street Journal rivolta il machete nella piaga chiedendosi se Biden a 79 anni è in grado di reggere lucidamente il peso della carica.

In definitiva gli elettori indipendenti i cui umori decidono le elezioni hanno voltato le spalle a Biden che si era presentato come un centrista competente e ora si trova esposto ai ricatti dei progressives nel suo partito che perseguono un'agenda dichiaratamente socialista anche sul piano economico. L'inflazione che ne è scaturita spinta dai rincari dei prezzi energetici ha eroso il potere d'acquisto dei salariati soprattutto quelli delle fasce più basse.

Infine una giuria ha assolto Kyle Rittenhouse dalle accuse di omicidio in un processo assurto a catalizzatore di tutte le divisioni irriconciliabili dell'America. Il giovane per difendersi aveva sparato a tre uomini (bianchi), uccidendone due e ferendone uno, nel corso dei disordini organizzati nell'agosto 2020 contro la polizia che aveva ferito Jacob Blake a Kenosha, nel Wisconsin.

Kyle Rittenhouse era stato descritto in centinaia di articoli di giornali e su tutti i canali televisivi, tranne Fox News (nonché da Biden allora candidato alla Presidenza), come un suprematista bianco, recatosi in Wisconsin con il preciso intento di uccidere i neri. Il processo invece ha appurato, in diretta TV, che aveva reagito all'aggressione violenta perpetrata da figuri armati, violenti e con gravi precedenti penali. Nella testimonianza di fronte alla Corte, un aggressore sopravvissuto ha dovuto ammettere di aver puntato la pistola alla testa di Rittenhouse. Pertanto la giuria ha stabilito che Rittenhouse aveva agito per legittima difesa.

Le querele che si abbatteranno sui media probabilmente renderenno il giovane milionario. Uno dei querelati potrebbe essere proprio Biden.

14 nov 2021

Rapporti Cina USA: non sarà l'untorello Biden a spiantar Pechino





A partire dalle Olimpiadi invernali del febbraio 2022 e fino al 20° Congresso del Partito Comunista nel corso dell'anno, la Cina sarà al centro dell'attenzione globale, mentre Taiwan rimane il terreneo di scontro più gravido di conseguenze. L'accordo con gli USA sui cambiamenti climatici firmato a Glasgow va interpretato in questo contesto: la Cina vuole proiettare un'immagine positiva che rafforzi il suo soft power (incommensurabilmente inferiore a quello degli USA). A questo scopo ha in programma una serie di eventi che esaltino la competenza, il potere e la superiorità del governo, ma soprattutto del partito sotto la guida di Xi Jinping. ormai lanciato verso il ruolo di novello Grande Timoniere.



I mandarini comunisti faranno di tutto per prevenire proteste alle Olimpiadi da parte di cittadini stranieri indignati dai campi di “rieducazione” cinesi nello Xinjiang o dalla repressione in Tibet o magari dalla distruzione della libertà a Hong Kong o infine delle minacce a Taiwan. Infatti una rigida “bolla covid" impedisce agli stranieri di essere spettatore. Sul fronte interno, qualsiasi disaccordo in seno al PCC sarà seguito da brutali purghe. Le democrazie occidentali, con l'America in stato confusionale, rimangono in trance. Biden e Xi si sono parlati in video conferenza, dopo mesi di frizioni e scambi di accuse. Ma la politica estera di Biden appare senza timone. Una nota della portavoce della Casa Bianca Jen Psaki afferma burocraticamente che "I due leader discuteranno i modi per gestire responsabilmente la competizione ... così come i modi per lavorare insieme dove i nostri interessi si allineano" ... "Il presidente Biden chiarirà le intenzioni e le priorità degli Stati Uniti e sarà chiaro e sincero riguardo alle nostre preoccupazioni".
Tradotto in italiano manzoniano, non sarà l'untorello Biden a spiantar Pechino.

1 ott 2021

Intelligenti Pauca, Deficienti Aukus





Era noto da anni che il governo australiano non era affatto entusiasta di come procedeva la ricca commessa di nove sommergibili ordinati alla Francia per modernizzare il dispositivo di difesa delle coste. Quindi l'annuncio da Canberra sulla rescissione del contratto di fornitura non è stato un fulmine a ciel sereno. Però che a sostituire i sommergibili a propulsione diesel fossero gli americani con i loro sottomarini a propulsione nucleare era largamente inatteso. In passato gli USA sono stati molto riluttanti a fornire armamenti di tipo così avanzato ad altri paesi per quanto considerati amici. Inoltre l'annuncio contestuale di un'inedita alleanza tra Australia, UK e USA (Aukus) per contenere l'attivismo militare della Cina nell'Indo-Pacifico (dove la Francia ha un ruolo non secondario perché mantiene territori considerati parte del sacro suolo patrio) ha fatto deflagrare un contrasto politico-militare finora latente.



L'Aukus costituisce una chiamata alle armi degli alleati anglosassoni più affidabili (si nota l'assenza di Canada e Nuova Zelanda), ma contestualmente un avvertimento all'Europa. L'atteggiamento ambiguo nei confronti della Cina, coltivata sia dalla Cancelliera Merkel che dal Presidente Macron (per non parlare delle alzate di ingegno sulla Via della Seta del M5S) non sara' più tollerata da Washington. L'abbaglio sulla Cina che avrebbe col tempo abbracciato i valori della democrazia occidentale e del libero mercato ormai è un elemento del passato remoto. In un raro afflato bipartisan la classe dirigente (politica, imprenditoriale e militare) che forgia la politica estera secondo gli interessi della superpotenza ha stabilito che la Cina costituisce una minaccia esistenziale. Quindi ha impresso un'escalation alle misure di contenimento e di contrasto alle ambizioni neo-maoiste di Pechino. La scelta dei sottomarini nucleari per segnalare la fine della ricreazione non è casuale. In quel campo la Cina si trova in una posizione particolarmente vulnerabile perché non ha sistemi di difesa sonar adeguati. La fornitura di sottomarini nucleari all'Australia insomma è un richiamo alle responsabilità per tutta l'Unione Europea a cui Biden impone una scelta di campo sull'atteggimento da assumere verso la Cina.

23 ago 2021

Politically Dead President Walking

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La presidenza Biden è il primo caso di fantozziano autosiluramento politico-militare trasmesso in mondovisione, dopo avver dichiarato pomposamente e solennemente che a Kabul non si sarebbero viste scene che evocassero Saigon nel 1975. I generali americani dal canto loro hanno fatto la stessa figura del collega irakeno il quale con i carri armati Usa alle spalle assicurava ai media che l'avanzata su Bagdad era stata respinta brillantemente. Ora dal Pentagono tutti gli zerbini in mostrine e stellette tirano fuori i memoranda e i rapporti con cui avevano avvisato il governo dei pericoli. Se esistsse il Premio Nobel per la Parata delle Chiappe più sfrontata non ci sarebbe competizione.



Quando le bordate arrivano persino dalla CNN, dal New York Times e dal Washington Post che si erano distinti nella propaganda a Biden è chiaro che la futura carriera politica sarà una via crucis disseminata di molte e penose stazioni. Ma il massacro mediatico non avviene solo in patria per la fine ingloriosa della guerra che per costi è superata solo dal secondo conflitto mondiale e dall'invasione dell'Iraq. Nel video che accompagna questo post ci si fa beffe del poveretto dall'Australia e non solo per la catastrofe afgana. Da alcuni giorni dal laptop del figlio Hunter è emerso un video che lui stesso ha registrato in evidente stato confusionale sui suoi rapporti con prostitute altre faccende inquietanti in cui è coinvolto.

22 ago 2021

Biden è afgani-stanco: il 25mo emendamento incombe



Per il resto del suo mandato Biden sarà perseguitato dalle immagini dell'aeroporto di Kabul che mettono fine malamente ad una guerra in cui sono stati sprecati trilioni di dollari. Spesso questo imponente flusso di danaro ha alimentato corruzione e malversazioni, e si spera che inchieste approfondite individuino chi ne ha indebitamente beneficiato.

Insieme alle giustificazioni puerili del Presidente e dei suoi ministri di fronte ai media diffonderanno un'aura di imbarazzante dilettantismo su tutta l'Amministrazione che faceva vanto della sua competenza dopo gli anni di Trump. Persino il clima idilliaco dell' "America is back" sta rapidamente volgendo in recriminazioni e contumelie tra alleati della Nato (che avendo come Segretario Generale un mediocrissimo socialistoide norvegese di nome Jens Stoltenberg si è coperta di uno spesso strato di indelebile ridicolo. Nessuno si è minimamente premurato di coinvolgere questa struttura nelle decisioni sul ritiro.

Ecco cosa ha scritto in proposito Tony Blair, leader di sinistra e alleato di ferro degli Usa:
"Abbandonare l'Afghanistan e il suo popolo è un atto tragico, pericoloso, non necessario, che non corrisponde ai nostri interessi né a quelli del Paese e della sua gente. A seguito della decisione di restituire l'Afghanistan nelle mani dello stesso gruppo che ha provocato la carneficina dell'11 settembre in un modo che sembra quasi studiato apposta per evidenziare la nostra umiliazione"
Come se non bastasse l'esercito in rotta ha lasciato un'enorme dotazione di materiale bellico ai nemici! Armi moderne leggere e pesanti, automezzi, blindati, elicotteri e velivoli! Il tutto ben riposto negli aeroporti, nelle basi militari, nei magazzini e nelle caserme graziosamente trasferite ai talebani. Il nuovo regime di Kabul quindi ha a disposizione armamenti tra i più sofisticati al mondo. I sondaggi registrano un crollo verticale nella popolarità di Biden nonostante la maggioranza degli Americani mostrino scarso interesse per la politica estera e sono tendenzialmente contrari a conflitti prolungati.

Le ripercussioni negative del fiasco tenderanno a far deragliare anche l'agenda di poltica interna dove i risultati poco esaltanti già sollevano ampi dubbi: in particolare inflazione e gestione degli immigrati danno abbondanti munizioni politiche all'opposizione repubblicana in vista delle elezioni di mid-term a novembre del 2022.



Se il Grand Old Party riacciuffasse la maggioranza, perlomeno in Senato, Biden diventerebbe un'anatra zoppa fino al 2024. Per questo sussurri e grida sulla sua salute e si stanno intensificando, rinnovando un tema che nella campagna elettorale era stato tenuto abilmente in secondo piano. Del resto quando il suo amico e sodale George Stephanopoulos (abile reggimicrofono democratico) gli ha chiesto in un'intervista TV tramsmessa da ABC News un commento sui corpi precipitati dagli aerei in decollo Biden ha risposto: "Ma questo era quattro giorni fa, cinque giorni fa!"

La giustificazione sarebbe oltraggiosa in ogni corcostanza, come se il passare dei giorni attenuasse le colpe e cancellasse le responsabilità. Ma l'aspetto preoccupante è che fossero passati appena due giorni e il Presidente sembrava aver perso la nozione del tempo. Insomma si inizia a parlare del 25 emendamento della Costituzione che prevede la rimozione di un Presidente non in grado di intendere e di volere.

27 giu 2021

Una Settimana Incandescente





A Hong Kong Apple Daily l'ultimo quotidiano pro-democrazia ancora in vita viene chiuso d'imperio dal regime di Pechino, nel silenzio generale. Solo Biden accenna a qualche timida protesta, ma al momento le priorita' della sua amministrazione sono di altra natura, squisitamente interna. Il programma economico risulta indigesto al suo stesso partito, dove l'attacco dell'ala sanderista (al comando della Ocasio Cortes) contro la Vice Presidenta Kamala Harris sulle politiche di accoglienza dei migranti e' stato senza precedenti.



Nel suo viaggio in Centro America la Harris aveva intimato ai poveri di non incamminarsi verso il Rio Grande perche' l'America non li avrebbe potuti integrare. Un discorso in stile perfettamente trumpiano su cui, quando erano all'opposizione, si scagliava l'esecrazione dei democratici. Un'altra tegola per la popolarita' del Presidente sono i dati recenti sui crimini violenti che in tutte le metropoli principali dell'America sono in crescita esponenziale dopo mesi di vilipendio verbale e aggressioni contro i poliziotti.

Nel frattempo in Italia il clima politico già rovente sul disegno di legge Speranza Boldrini Zan si è fatto incandescente dopo la nota diplomatica del Vaticano che invocava il Concordato. Draghi se n'è lavato le mani ma le polemiche tra i partiti che lo sostengono sono al vetriolo.

Parimenti al vetriolo e' lo scontro tra Grillo e Conte sullo Statuto della setta pentastellata, nata dal Vaffa e finita a Vaffa reciproci.

20 giu 2021

Biden e Putin





I vertici USA - Russia di solito evocano la triste nostalgia della Guerra Fredda, ma il recente tête-à-tête di Ginevra (appena dopo il G7 e la riunione NATO) ha generato momenti di inconsapevole umorismo. Ad esempio quando Biden ha pomposamente intimato a Putin di non attaccare con malware 16 obiettivi. Peccato che non si conoscano le misure che verrebbero adottate in caso di violazione. Dopo anni passati ad esecrare le intrusioni di matrice russa nei server email di Hilary Clinton, francamente sembra che i democratici nuovamente al potere abbiano scelto l'appeasement e la coda tra le gambe.



Immaginiamo con quale goduria Putin abbia ordinato ai suoi sgherri di concentrarsi su tutti gli ambiti esclusi dalla lista, ad esempio le autorità locali visto che la Casa Bianca (stando alle dichiarazioni ufficiali di Biden) non reagirebbe ad un attacco hacker al City Hall di Los Angeles. O condonerebbe un hackeraggio dei server di CNN. Del resto criminali russi hanno operato un sabotaggio dei sistemi IT dell'oleodotto che rifornisce la East Coast senza che a Putin venisse chiesto conto. Ancora più patetica l'appello a non uccidere Navalny detenuto in una prigione di massima sicurezza, come se la detenzione del capo dell'opposizione fosse una cosa tollerabile dal leader del mondo libero.

Insomma a Washington prevale il clima di appeasement verso Mosca nell'illusione di utilizzare il despota in funzione anti-cinese. Una specie di triangolazione opposta a quella operata da Nixon con la diplomazia del ping pong in funzione anti-sovietica. In questa ottica quindi il governo a stelle e strisce ha fatto enormi concessioni sul trattato nucleare mentre sui dossier caldi, dalla Siria alla Libia, passando per l'Iran si è limitato alle lamentele e alle richieste di buoni propositi. Spettacolo decisamente umiliante per una superpotenza che scopre di avere i piedi di argilla bagnata.