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5 ago 2023

Quante delle nostre previsioni per il 2023 si sono già avverate?



A gennaio del 2023 con Alberto Forchielli ci eravamo avventurati in una serie di previsioni sia in campo economico che in campo politico. Adesso possiamo tracciare un primo bilancio perché alcune previsioni si sono avverate, mentre altre rimangono in sospeso. Come spoiler vi diciamo che sulle vicissitudini giudiziarie di Trump siamo stati troppo ottimisti (dal punto di vista dell'ex presidente repubblicano). Sulle altre il record è molto più lusinghiero. Ad esempio la Cina non ha invaso Taiwan dopo tutto. D'accordo, questa era facile, però molte altre non lo erano, ad esempio la previsione sull'inflazione in calo.



16 gen 2023

Si sta, come d'inverno, il debito pubblico italiano sui mercati



La pacchia è finita annunciava con baldanza la Presidente del Consiglio all'inizio del suo percorso a Palazzo Chigi. Però non aveva colto appieno il senso della frase che infatti stava per ritorcerlesi contro.

Per contrastare un tasso di inflazione a due cifre, la BCE dovrà aumentare ulteriormente i tassi di interesse e non acquisterà più i titoli dei governi dell'euro area. Anzi, gradualmente inizierà a vendere, al ritmo blando di 15 miliardi di euro al mese, i titoli già accumulati in dieci anni di quantitative easing. Per il Tesoro italiano ciò significa dover rifinanziare sul mercato il debito emesso, il debito di cui la BCE si libera e il nuovo debito che il governo continua ad ammassare (quest'anno, se tutto va bene, sarà pari al 4,5% del Pil). E' impossibile che tutto ciò non abbia un impatto sui tassi di interesse e quindi sul servizio del debito nei prossimi anni. Infatti gli investitori stranieri hanno ridotto l'esposizione ai titoli del debito pubblico italiano già da tempo, mentre 9 economisti su 10 interpellati dal Financial Times hanno espresso serie preoccupazioni sulla sostenibilità dell'esposizione debitoria.

Con un quadro macroeconomico globale caratterizzato da forti incertezze, i margini di manovra per resistere ad uno shock sarebbero esigui. Pertanto invece di ingaggiare battaglie perse in partenza sul MES il governo farebbe bene a concentrarsi sul contenimento della spesa pubblica e sull'implementazione del PNRR per dare un impulso alla crescita.


23 nov 2022

Sono spariti gli svalvolati che invocavano più inflazione per tutti

Nell'epoca pre-Covid una nutrita masnada di svalvolati minkio-somaristi invocava l'inflazione, quando in Italia e nel resto di Eurolandia prevaleva una leggera deflazione. La masnada coincideva in larga parte con la galassia no-euro di destra e di sinistra (unite nella lotta) di cui erano esponenti di spicco, Salvini, Meloni, in parte anche Berlusconi, per non parlare di Di Maio, Di Battista e Grillo, con rinforzo di buontemponi come la Taverna che aveva prodotto un video in cui si scambiava un euro con mille lire (invece che 1932,27).



Ora che il loro desiderio e' stato esaudito, i masnadieri sono inspiegabilmente spariti dalla circolazione e si segnalano solo  nelle stalle televisive a ragliare di scostamenti di bilancio e diseguaglianze sociali. Eppure avrebbero una splendida occasione per spiegare al loro elettorato quali sono gli effetti benefici dei prezzi fuori controllo.

La MMT sparita dai radar


Ora che tutti hanno toccato con mano gli effetti sul portafogli dovrebbero mostrarsi coerenti insieme alla feccia della MMT, ovvero la Modern Monetary Theory, nota anche come Minkion Monetary Theory. Per chi non lo sapesse è il parto di alcune menti malate convinte che stampando pezzi di carta colorata i governi potrebbero garantire al popolo sempiterna ricchezza e felicità.

In Turchia dove il tasso annuale di inflazione è quasi a tripla cifra sarebbero felici di poter confrontarsi con cotali geni dell'economia tutte le persone che ogni mattina vedono aumentare il prezzo del pane o della carne, mentre l'aumento degli stipendi procede col freno a mano tirato, le rare volte che effettivamente procede.

Ma siamo sicuri che anche in Italia si potrebbe organizzare un bel dibattito -- con il pubblico di scalmanati che inveisce dalle piazze -- in uno dei tanti talk show che negli anni hanno dato spazio agli illustri propugnatori dell'economia demenziale. Invece inspiegabilmente i "giornalisti" non colgono un'occasione così ghiotta.

 

3 lug 2022

Il piccolo risparmiatore incaprettato dall'inflazione

Non esistono strategie semplici per proteggersi dall'inflazione, soprattutto per un piccolo risparmiatore. Anzi l'inflazione rappresenta il modo con cui i governi succhiano agevolmente risorse ai piccoli risparmiatori, proprio perché non vi è modo di proteggersi dall'esproprio.

L'esproprio subdolo

L'inflazione, sia chiaro, è un esproprio perpetrato con metodi subdoli da governi screditati, incapaci e corrotti. Le autorità di appropriano di risorse reali in modo surrettizio, senza un voto del Parlamento, senza lasciare impronte digitali sul malloppo.



L'inflazione serve proprio ad incaprettare le persone normali, senza grandi patrimoni gestiti da professionisti, che si possono spostare facilmente da un continente all'altro per decurtare loro i risparmi attraverso una tassa patrimoniale occulta

Il tradimento delle banche centrali

Per difendere i piccoli risparmiatori alle banche centrali è stata attribuita un'indipendenza dal potere politico che ne limitasse gli abusi. Invece le banche centrali in Europa e in America hanno tradito il loro mandato e la fiducia loro concessa, diventando i complici dei governi più biechi, irresponsabili e ignobili. I governi alla disperata ricerca di consenso clientelare attraverso gigantesche operazioni di voto di scambio.

In Italia queste operazioni sono ben note: le più recenti e macroscopiche sono il Redito di Cittadinanza e Quota100. Ma sa alziamo lo sguardo per abbracciare un orizzonte più ampio ci accorgiamo che in Italia l'INPS è un pozzo senza fondo.


Secondo il rapporto del Centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali, il 28,3% dei pensionati beneficiano di un sussidio, perché per 66 anni di vita (e 50 di vita lavorativa) non hanno pagato abbastanza tasse e contributi.

Addirittura 800mila invidui percepiscono una pensione senza aver mai versato un soldo bucato di contributi o di tasse durante la loro vita. Costoro erano sconosciuti al fisco. Si sono materializzati di fronte alle autorità solo quando si sono presentati agli sportelli dell'INPS per richiedere la pensione sociale. Tutta gente che vota (insieme ai familiari) per chi ha garantito loro di poter vivere alle spalle dei lavoratori. 

La vera protezione è il voto

In conclusione l'inflazione serve per incaprettare i risparmiatori, i lavoratori a reddito fisso, gli imprenditori che non possono scaricare sui clienti i maggiori costi. La vera protezione contro l'inflazione è il voto. Bisogna eleggere parlamenti (e governi) che non siano imbottiti dei referenti politici dei parassiti.

Perché quando l'inflazione esplode è troppo tardi. Non c'è rifugio che tenga.

22 giu 2022

I salari non aumentano per decreto legge


La questione salariale, di fronte ad un'inflazione fuori controllo, ha scalato la lista delle priorità politiche.

Purtroppo il peso delle buste paga non dipende da complotti del Bilderberg, dall'avidità della finanza o da farneticazioni assortite che leggete sui blog, ma dall'efficienza del sistema economico e dalla tassazione (che in Italia ha assunto caratteristiche confiscatorie).




In un paese dove l'educazione economica è appannaggio di esigue nicchie, sarà difficile far comprendere alla gente che il salario non aumenta per decreto legge, ma riflette la produttività del lavoro oltra alla produttività totale dei fattori (che dipende in buona parte dai servizi pubblici e dalla dotazione di infrastrutture).

In un'economia dove uno lavora, uno regge la scala e tre guardano lo spettacolo (talora reggendo un secchio), difficilmente i salari potranno raggiungere livelli tedeschi o svedesi.

In termini semplici se la produttività ristagna, i salari italiani soprattutto nelle aziende poco innovative, non potranno che restare inchiodati agli attuali livelli nominali.

L'introduzione di salario minimo o di altre misure dirigiste produrrà due effetti: maggior ricorso al lavoro nero e bancarotta delle aziende meno efficienti.



20 giu 2022

Dopo un decennio di finanza allegra ritorna l'austerità triste



Le maggiori banche centrali del mondo hanno ignorato per mesi, anzi per anni, le inevitabili conseguenze nefaste di una politica monetaria iper espansiva (o, peggio, al servizio di miopi interessi politici). Il redde rationem è arrivato dopo una recessione profonda post pandemia e nel bel mezzo della guerra più brutale in Occidente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. E' evidente che né Powell né la Lagarde sono in grado di affrontare la situazione che loro stessi hanno contribuito a creare insistendo stolidamente che l'inflazione sarebbe stata un fenomeno temporaneo.

L'Italia, dove la disciplina fiscale è un anatema, deve affrontare l'ennesimo shock epocale nel giro di 15 anni, con le finanze pubbliche disastrate e il tessuto economico slabbrato.

20 feb 2022

Inflazione: prossimamente nelle vostre tasche



Il meccanismo di trasmissione dei prezzi delle materie prime a quelli dei beni di largo consumo è ancora inceppato. L'inflazione core, cioè al netto di energia e prodotti alimentari freschi in Europa è al 2,3% (anche se le aspettative erano per un tasso dell'1,9%) non troppo distante dal fatidico target del 2%. 

Il falò della credibilità

Ma se le aspettative di inflazione dei salariati e dei risparmiatori vengono disancorate dai tassi vicini al 2%, si innesca un'impennata dei tassi di interesse e una spirale prezzi - salari che le banche centrali non sarebbero in grado di tamponare dopo aver distrutto una credibilità faticosamente acquisita a prezzo di sacrifici in 40 anni.

                                        Tornano gli annni '70

E' arduo prevedere quali saranno le dinamiche nell'economia reale perché questa è la prima volta che una generazione di manager e di gestori si trova alle prese con l'inflazione in USA lanciate verso la doppia cifra. 

La Mole di Debiti

Ed è la prima volta che il mondo e le economie maggiori sono oberate da debiti che in caso di aumento permanente dei tassi di interesse diventerebbero insostenibili. La crisi del 2008-09 sarebbe un banale raffreddore al confronto dell'infarto che si produrrebbe nel sistema finanziario.

Nel frattempo la filiera della grande distribuzione è investita in pieno da questo cambio di regime (destinato prossimamente ad alleggerire le vostre tasche), che innescherà una lotta per la sopravvivenza sia a monte che a valle. 

11 feb 2022

Le banche centrali stanno fumando sigarette sedute su una polveriera

Inflazione a doppia cifra

L'inflazione in Usa pare ormai avviata verso un tasso a doppia cifra. Le cause sono sostanzialmente tre:

1) La valanga di sussidi pubblici finanziata per lo più con la stampa di moneta per sostenere le famiglie durante la pandemia

2) L'impennata dei prezzi energetici conseguente alla riduzione degli investimenti in nuova capacità estrattiva come conseguenza delle politiche ambientali (green new deal) 

3) Lo shock subìto dalle catene logistiche globali che erano state ottimizzate nel corso di decenni e che la pandemia ha severamente danneggiato.  

La politicizzazione delle banche centrali 

Le banche centrali sulle due sponde dell'Atlantico (e in buona parte del mondo) hanno nascosto la testa sotto la sabbia asserendo che l'inflazione sarebbe stata temporanea nonostante le previsioni degli economisti indipendenti fossero di tutt'altro segno. Non è chiaro se questo marchiano errore di valutazione sia frutto di insipienza e incompetenza, oppure di pressioni politiche. Infatti i governi hanno utilizzato il bilancio delle banche centrali come un bancomat per le spese clientelari come non si era mai visto in passato, se non in qualche disastrata economia sudamericana.



In entrambi i casi quando i risparmiatori decideranno di essere stati tosati abbastanza, i mercati obbligazionari e soprattutto quelli dei titoli pubblici dei paesi indebitati (uno a caso, l'Italia) deflagheranno, mentre i politici saranno impegnati a crogiolarsi con la decarbonizzazione e altre amenità partorite dalle fertili menti dei minkio-anticapitalisti.

Per asseverare il livello di ipocrita duplicità basta osservare che mentre Biden agli adepti sanderisti predica l'abbandono delle fonti fossili, nei retrobottega della geopolitica implora l'Opec e la Russia di aumentare la produzione di petrolio e gas.

In questo marasma epocale per le banche centrali subordinare la politica monetaria agli squallidi obiettivi di breve periodo dei governi incapaci, equivale a fumare sigarette pigramente seduti su una polveriera.

4 feb 2022

La BCE perde credibilità sulle previsioni di inflazione



 

La Bella Addormentata nella Eurotower si è felicemente destata e planando leggiadramente dal suo universo onirico ha annunciato all'opinione pubblica che a ben vedere l'inflazione (calcolata al 5,1% annuo, massimo assoluto dalla fondazione dell'euroarea, anzi dagli anni finali delle monete nazionali) non è un fenomeno temporaneo.

Eppure la Bce a dicembre aveva confermato le misure straordinarie di politica monetaria e in particolare gli acquisti massicci sul mercato obbligazionario. Da mesi fioccano gli avvertimenti dal mercato, dagli economisti indipendenti, dall'industria e persino dai governi che del surriscaldamento dei prezzi non si intravede la fine

Modelli obsoleti 

La Bce ha modelli macroeconomic di previsione dell'inflazione ormai obsoleti e inaffidabili. Lo staff della BCE rincorre i fatti in ritardo invece di prevenirli. Anzi la Bce ha intaccato un capitale di credibilità scommettendo senza alcuna cognizione di causa in un rapido declino dell'inflazione mentre essa accelerava.

Tale inaffidabilità è il motivo per cui il mercato sta perdendo la bussola. Ogni errore marchiano alla BCE lo commette un grand commis francese troppo sensibile ai diktat politici.

7 dic 2021

Tappeti volanti e zerbini in banca centrale





Una volta nell'Impero ottomano fiorivano leggende sui tappeti volanti. Oggi la realtà, molto più prosaica, si incentra sugli zerbini nominati da Erdogan al vertice della banca centrale.

L'inflazione annuale della Turchia a novembre ha raggiunto il 21,31%, il massimo da tre anni, esacerbando ulteriormente i rischi indotti dai recenti assurdi tagli dei tassi di interesse da parte della banca centrale che hanno provocato uno storico tonfo della lira contro il dollaro. Sotto lo schiaffo dal presidente Tayyip Erdogan, la banca centrale ha ridotto in due mesi il tasso di interesse dal 19% al 15%, spingendo i rendimenti reali per i risparmiatori in territorio negativo.





Il deprezzamento della valuta attraverso i prezzi delle importazioni avrà un effetto devastante sull'inflazione con previsioni che superano il 30%. Ma si tratta dell'inflazione ufficiale. Quella effettiva calcolata da analisti indipendenti è già nell'ordine dell'80%. Di fatto si tratta di un ritorno al passato, quando la Turchia era uno dei tanti casi disperati tra i paesi sottosviluppati. L'inflazione era spesso a tre cifre e quando periodicamente scoppiavano le crisi raggiungeva anche il 180%.

13 nov 2021

La Favola dell'Inflazione Temporanea

Mentre ci si dedica ad oziose disquisizioni su cosa significhi inflazione “transitoria”, la domanda cruciale verte su come famiglie e aziende reagiranno alla fiammata dei prezzi post-Covid. Qual è l'impatto psicologico nella gente di questa dinamica deleteria dopo anni di bassa inflazione o moderata deflazione?

Come cambieranno i comportamenti degli agenti economci? Il presidente dell'Atlanta Fed, Raphael Bostic, tra gli altri, ha messo in luce come quanto più a lungo il tasso di inflazione rimane elevato, tanto più è probabile che manager, sindacati e risparmiatori modifichino le aspettative sulla perdita del potere di acquisto della moneta e si regolino di conseguenza.

I lavoratori chiedono aumenti salariali poiché possono vedere che i loro salari si assottigliano in rapporto alle necessità quotidiane, a partire dall'affitto e dal pieno di carburante. Le imprese, dal canto loro, sono indotte ad aumentare ulteriormente i prezzi per mantenere i margini. Gli economisti chiamano questo fenomeno "spirale prezzi-salari". Era la situazione che prevaleva in Italia (e in altri paesi avanzati)negli anni 70 ed 80 -- esacerbata dalla scala mobile -- si accompagnava a periodiche svalutazioni della lira che esacerbavano la situazione e distruggevano il tessuto economico.

Si pensava che la banche centrali avessero imparato la lezione, invece con la politicizzazione della politica monetaria i banchieri centrali stanno commettendo gli stessi errori che portarono alla staglflazione dopo lo shock petrolifero del 1973.

24 ott 2021

Inflazione, Stagflazione e Recessione







La pandemia di Covid-19 ha assestato un colpo basso all'economia mondiale che ha portato ad un tracollo come non si vedeva dai tempi di guerra. Da quando i primi germogli della ripresa sono spuntati i prezzi delle materie prime sono impazziti. La combinazione di stimoli fiscali senza precedenti (oltre 10 trilioni di dollari su scala planetaria), i consumi indirizzati verso i beni a discapito dei servizi (colpiti dal lockdown), gli scarsi investimenti nel settore minerario ed energetico, la mancanza di manodopera causata dalla generosità dei sussidi, la spinta alla decarbonizzazione, ha alimentato una dinamica inflazionistica come non si vedeva da oltre venti anni.

Inoltre le catene del valore globale a causa della difficoltà di trasporto sono state scardinate e ancora non vengono ripristinate appieno e forse mai lo saranno. Di conseguenza i colli di bottiglia di queste catene si spostano da un settore all'altro invece di attenuarsi. Una situazione che evoca i primi anni '70 e che lascia presagire una persistenza delle pressioni inflattive.

Con la Cina in forte rallentamento e gli Usa alle prese con l'offerta di lavoro falcidiata, i rischi di stagflazione stanno aumentando. Purtroppo le politiche monetarie irresponsabili perseguite dalla Fed (e dalla BCE), continuano con acquisti di titoli sul mercato al ritmo di 120 miliardi di dollari ogni mese.



Gli alti papaveri della Fed (e della BCE) insistono che l'impennata dell'inflazione sia temporanea e si sgonfierà una volta le dislocazioni della catena di approvvigionamento vengano risolte e il mercato del lavoro si depuri dalla sbornia dei sussidi. Anche nei primi anni '70 la teoria dell'inflazione passeggera veniva invocata come un mantra. "L'inflazione è alta e ben superiopre all'obiettivo (2%), eppure sembra esserci un rallentamento nel mercato del lavoro", ha dichiarato il presidente della Fed Jerome Powell in un forum della BCE.

A volere essere cinici, le banche centrali non sanno che pesci prendere perché i fattori principali che spingono i prezzi, vale a dire la transizione energetica, i buchi nella logistica, l'uscita dalla forza lavoro, la riqualificazone dei lavoratori, i lockdown in Cina, non possono essere constrastati dalla politica monetaria.

Per quanto è improbabile che si ritorni ad una stagflazione stile anni 70, le incertezze sul livello dei prezzi, unite alla fragilità del quadro politico americano (con un Presidente screditato e debole), iniziano a sollevare inquietudini difficili da dissipare. Anche una stagflazione light però sarebbe un problema dirompente perché al contrario degli anni 70 i debiti pubblici e privati a livello globale sono a livelli record.

17 mar 2021

L'inflazione da materie prime

La ripresa economica in Italia stenta a prendere piede, in Europa arranca, ma in molte altre economie è già una realtà, soprattutto in Cina. Per gli USA, l'Ocse ha di recente raddoppiato le previsioni di crescita e la disoccupazione si sta riassorbendo.

In questo contesto il mercato delle materie prime, da quelle energetiche ai metalli, è sotto pressione con i prezzi in crescita a tripla cifra, i container introvabili e i noli delle navi a livello stratosferico. Molte aziende hanno dovuto sospendere la produzione in attesa delle consegne.

Si tratta di una fiammata temporanea destinata a rientrare nell'alveo della normalità , oppure di un superciclo delle commodities dovuto a insufficienti investimenti per aumentare la capacita' produttiva? Quali saranno le ripercussioni sull'inflazione dei prezzi al consumo? E le banche centrali la cui politica monetaria ultraespansiva si basa sull'assenza di pressioni inflazionistiche come reagirà? Intensificheranno la repressione finanziaria per espropriare i bondholders o cominceranno a fare i conti con le follie del passato?



7 mar 2021

L'inflazione s'e' desta, ai bondholders scoppia la testa





Da oltre un decennio le banche centrali per rilanciare l'economia inondano il mercato di liquidita' acquistando titoli a reddito fisso soprattutto titoli di stato, provocando due conseguenze principali
1) Una bolla nei mercati finanziari soprattutto nel settore tecnologico
2) L'espansione incontrollata e senza precedenti (in tempo di pace) dei debiti pubblici.



Questo castello di carte si reggeva sull'assenza di inflazione quantomeno quella registrata dagli indici dei prezzi al consumo. Ora pero' l'Amministrazione Biden ha tirato troppo la corda con un ulteriore programma di spesa pubblica dall'importo stratosferico: 1,9 trilioni di dollari. I mercati hanno cominciato a tremare paventando che si sia oltrepassato il limite degli stimoli fiscali approvati con sovrano disprezzo dei vincoli di bilancio. Da tempo gli asset managers si stavano chiedendo se e quando sarebbero arrivate le fiammate inflazionistiche. Oggi non e' più una questione di "se", ma di "quando e quanto". Le ripercussioni sui titoli a reddito fisso, sull'equity e sul dollaro si intendificano da tre settimane e rischiano di minare anche il ruolo internazionale del biglietto verde, come spiegato qualche tempo fa.

24 gen 2021

Una Tragedia Chiamata Venezuela



In Italia c'e' tanta gente fermamente convinta che tornando alla minkio-lira ed emettendo moneta senza vincoli o limiti di sorta (in pratica coprendo il deficit pubblico con pezzi di carta colorati emessi da una banca centrale agli ordini di gente come Di Maio o Toninelli), l'economia possa fiorire come durante il Miracolo Economico. Si da' il caso che suddetto Miracolo avvenne in regime di cambi FISSI tra tutte le maggiori economie del MONDO (non solo europee) e addirittura con le monete nazionali agganciate all'oro.

Ma queste banali osservazioni non scalfiscono l'incrollabile certezza di cotali geni. Secondo le panzane, che ripetono ossessivamente come pappagalli, la popolazione raggiungerebbe istantanemante un benessere scandinavo pagando imposte da Principato di Montecarlo se solo il governo potesse coprire tutte le spese con banconote che presto diverrebbero carta straccia. Per ingigantire ulteriormente il cumulo di idiozie in Italia e' stato tradotto il libro di una nullita' accademica, tal Kelton che dovrebbe conferire una verniciatina di rispettabilita' teorica a queste farneticazioni da bettola.



Per far comprendere alle vittime di questa delirante propaganda cosa succede quando i criminali (rossi o neri che siano) che diffondo tali panzane assurgono al potere, abbiamo chiesto ad un nostro connazionale di raccontarci la vita quotidiana in Venezuela, un paese dove l'inflazione ha battuto tutti i record e quotidianamente i prezzi in bolivar aumentano del 20%. Mentre chi non ha in tasca i dollari degli odiati yanquis muore letteralmente di fame con stipendi da 50 centesimi di euro AL MESE.



Un inferno quotidiano creato da un regime comunista bestiale (appoggiato da Cuba) dove venti milioni di persone vivono al di sotto della sussistenza aspettando i pacchi di viveri o la legna per cucinare che il governo si ricorda ogni tanto di inviare ai derelitti. Intanto l'élite al governo e i loro sgherri vivono in un lusso indecente, frutto della piu' colossale rapina mai attuata in America. Questo accade in una dei paesi piu' ricchi al mondo di materie prime con le maggiori riserve di petrolio.