Inflazione a doppia cifra
L'inflazione in Usa pare ormai avviata verso un tasso a doppia cifra. Le cause sono sostanzialmente tre:
1) La valanga di sussidi pubblici finanziata per lo più con la stampa di moneta per sostenere le famiglie durante la pandemia
2) L'impennata dei prezzi energetici conseguente alla riduzione degli investimenti in nuova capacità estrattiva come conseguenza delle politiche ambientali (green new deal)
3) Lo shock subìto dalle catene logistiche globali che erano state ottimizzate nel corso di decenni e che la pandemia ha severamente danneggiato.
La politicizzazione delle banche centrali
Le banche centrali sulle due sponde dell'Atlantico (e in buona parte del mondo) hanno nascosto la testa sotto la sabbia asserendo che l'inflazione sarebbe stata temporanea nonostante le previsioni degli economisti indipendenti fossero di tutt'altro segno. Non è chiaro se questo marchiano errore di valutazione sia frutto di insipienza e incompetenza, oppure di pressioni politiche. Infatti i governi hanno utilizzato il bilancio delle banche centrali come un bancomat per le spese clientelari come non si era mai visto in passato, se non in qualche disastrata economia sudamericana.
In entrambi i casi quando i risparmiatori decideranno di essere stati tosati abbastanza, i mercati obbligazionari e soprattutto quelli dei titoli pubblici dei paesi indebitati (uno a caso, l'Italia) deflagheranno, mentre i politici saranno impegnati a crogiolarsi con la decarbonizzazione e altre amenità partorite dalle fertili menti dei minkio-anticapitalisti.
Per asseverare il livello di ipocrita duplicità basta osservare che mentre Biden agli adepti sanderisti predica l'abbandono delle fonti fossili, nei retrobottega della geopolitica implora l'Opec e la Russia di aumentare la produzione di petrolio e gas.
In questo marasma epocale per le banche centrali subordinare la politica monetaria agli squallidi obiettivi di breve periodo dei governi incapaci, equivale a fumare sigarette pigramente seduti su una polveriera.