La questione salariale, di fronte ad un'inflazione fuori controllo, ha scalato la lista delle priorità politiche.
Purtroppo il peso delle buste paga non dipende da complotti del Bilderberg, dall'avidità della finanza o da farneticazioni assortite che leggete sui blog, ma dall'efficienza del sistema economico e dalla tassazione (che in Italia ha assunto caratteristiche confiscatorie).
Purtroppo il peso delle buste paga non dipende da complotti del Bilderberg, dall'avidità della finanza o da farneticazioni assortite che leggete sui blog, ma dall'efficienza del sistema economico e dalla tassazione (che in Italia ha assunto caratteristiche confiscatorie).
In un paese dove l'educazione economica è appannaggio di esigue nicchie, sarà difficile far comprendere alla gente che il salario non aumenta per decreto legge, ma riflette la produttività del lavoro oltra alla produttività totale dei fattori (che dipende in buona parte dai servizi pubblici e dalla dotazione di infrastrutture).
In un'economia dove uno lavora, uno regge la scala e tre guardano lo spettacolo (talora reggendo un secchio), difficilmente i salari potranno raggiungere livelli tedeschi o svedesi.
In termini semplici se la produttività ristagna, i salari italiani soprattutto nelle aziende poco innovative, non potranno che restare inchiodati agli attuali livelli nominali.
L'introduzione di salario minimo o di altre misure dirigiste produrrà due effetti: maggior ricorso al lavoro nero e bancarotta delle aziende meno efficienti.