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10 gen 2024

Sullo scempio dei conti pubblici sono tutti responsabili

La legge che istituì il Superbonus fu il cosiddetto Decreto Rilancio approntato dal governo Conte bis (di cui era ministro Gualtieri del PD, attuale sindaco di Roma). Fu approvato, a luglio 2020, con i voti favorevoli dei partiti di maggioranza: Movimento 5 Stelle, PD e Italia Viva. A questi si aggiungensero i parlamentari di Liberi e Uguali, un cartello elettorale di cui faceva parte, tra gli altri, Sinistra Italiana.

Giorgia #Meloni e Matteo #Salvini che nel 2020 erano all'opposizione, si stracciano le vesti ed esecrano il Superbonus 110%. Meloni in particolare lo ha definito "la più grande truffa ai danni dello Stato". Tuttavia, allo scempio dei conti pubblici hanno partecipato quasi tutti i partiti, sia al governo che all'opposizione. Gli indignados di oggi sono esattamente gli stessi che sbraitavano dalle tribune perché il Superbonus non era abbastanza generoso. Ad esempio Salvini a febbraio 2022 dichiarava che «Il Superbonus è fondamentale, l'edilizia è cresciuta del 15%» e si batteva per estenderlo agli alberghi.

L'attuale inquilina di Palazzo Chigi nel settembre del 2022 ad una settimana dalle urne, assicurava: “Pronti a tutelare i diritti del Superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie. Sempre dalla parte delle imprese e dei cittadini onesti che si danno da fare per far crescere e migliorare l’Italia”. E ancora: “Modifiche sempre più stringenti hanno mandato in crisi piccole aziende che avevano fatto affidamento sul Superbonus e migliaia di cittadini che avevano fatto altrettanto”.



Quindi in sostanza Meloni non era contraria a distrubuire miliardi a pioggia, ma stando alle sue successive dichiariazioni aveva in mente di "migliorare" la truffa. Le faceva da spalla Fabio Rampelli, di Fratelli d'Italia secondo il quale: «Migliaia di aziende hanno ricominciato a lavorare onestamente»… E per essere più precisi sosteneva: «Tra i pochi disonesti che hanno lucrato sul 110, ci sono migliaia di aziende che invece hanno ricominciato a lavorare onestamente grazie al bonus». Insomma era la truffa degli onesti (o honesti secondo l'ortografia grillina).

Anche il junior partner dell'attuale coalizione di governo si univa al coro degli estimatori dello scempio con Maurizio Gasparri che affermava «Forza Italia chiede con forza l'estensione di tutti i bonus per l'edilizia». Del resto dal 2021 in poi Forza Italia, entrata a far parte del governo di Mario Draghi, si era battuta per la «proroga del Superbonus 110% a tutto il 2023, esteso a tutti gli edifici e alle persone giuridiche».

14 dic 2023

Il governo #Meloni si accuccia di fronte alla magistratura militante

Il Ministro della Difesa Guido Crosetto, uno degli alleati più fidati di Giorgia #meloni ha affermato che una parte della magistratura si sta attivando per colpire il governo. In assenza di un'opposizione parlamentare seria, l'unico pericolo per il governo secondo Crosetto sarebbero le indagini contro esponenti della maggioranza. Le accuse non sono state circostanziate con fatti, circostanze e persone coinvolte, ma hanno aperto il trito vaso di Pandora di polemiche sui rapporti tra politica e magistratura. Dopo giorni in cui è andato in scena la pochade di furiose reciproche accuse, è tornato a regnare un inquietante silenzio. Tutto messo a tacere, a parte una convocazione di Crosetto in Procura a Roma, da cui è lecito aspettarsi nulla di concreto. Il governo #Meloni era partito lancia in resta per contrastare la deriva della magistratura militante che usa la toga per perseguire fini politici. La nuova Presidente di Magistratura democratica Silvia Albano è un fulgido esempio di attivista politico che non fa mistero di voler usare i poteri dell'Ordine giudiziario per influenzare le scelte politiche e coartare l'azione dei governi sgraditi ai magistrati di estrema sinistra.



Per sanare queste storture Meloni aveva nominato Ministro della Giustizia Carlo Nordio, magistrato garantista in pensione, che nessuno avrebbe potuto accusare di nutrire animosità verso le toghe. Ma appena annunciati provvedimenti di natura molto blanda è scattata la rabbiosa reazione dei magistrati politicizzati spalleggiati dai media (che vengono regolarmente imbeccati dai PM) e i loro referenti nel PD e nel M5S. Da allora Meloni e Salvini si sono accucciati ai piedi della ANM e Nordio è stato sconfessato e osteggiato dalla sua stessa maggioranza. Se la magistratura ha debordato dal proprio ruolo quali rimedi si possono adottare? Le riformicchie varate in questi giorni sono sufficienti? La separazione delle carriere è necessaria? E la responsabilità civile e penale dei magistrati deve rimanere un tabù? Una valutazione seria dell'operato deve essere introdotta? Magari se Crosetto desse una risposta chiara a queste domande invece di scagliarsi contro i mulini a vento sarabbe molto più apprezzato.

3 dic 2023

Il Mal d'Africa di Meloni

Alla Cop28 di Dubai, Giorgia Meloni ha annunciato un contributo del governo italiano di 100 milioni al fondo per la transizionbe energetica in Africa. Per capire gli ordini di grandezza si tratta della cifra che una start-up di successo raccoglie in un round avanzato di finanziamenti da fondi di venture capital. Per un continente come l'Africa si tratta di cifra irrisoria.

La Presidente del Consiglio preferisce da diversi mesi dedicare tempo alle passerelle internazionali, dove si privilegiano simboli emozionali, abbracci, dichiarazioni di ottime intenzioni e chiacchiere in quantità industriali, forse per trovare sollievo dalle difficoltà che incontra in patria alle prese con la quatidiana fatica di governare. Peraltro in una situazione di conti pubblici estremamente critica e dovendo affidarsi ad alleati infidi. E' molto più gratificante essere riverita nei consessi internazionali che trattare con Salvini o rimediare alle gaffe dei suoi parenti e/o dei suoi sodali. Oppure ad affrontare i nodi della riforma del Patto di Stabilità.


La Quarta Sponda

In questo contesto l'Africa pare essere diventato il pet project della nostra Premier incentrato su un fantomatico Piano Mattei che dispiega poche risorse, ma molte fantasiose ambizioni. Non è dato sapere se questo Piano sia la versione garbatelliana del più famoso e stantìo "Aiutiamoli a casa loro", oppure disegni un'oculata strategia diplomatica affinché l'Italia assuma un ruolo di un qualche rilievo nel Continente Nero. Di sicuro possiamo attenerci a quantro dichiarato dalla Meloni in Parlamento
“Credo che l’Italia debba farsi promotrice di un “Piano Mattei” per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo”
.
E se vogliamo aggiungere qualche elemento più concreto (si fa per dire) possiamo sorbirci il testo di un comunicato stampa di Palazzo Chigi del 3 novembre 2023 sulle "disposizioni per il Piano Mattei"
"Il “Piano Mattei”, di durata quadriennale, avrà l’obiettivo di potenziare le iniziative di collaborazione tra Italia e Stati del Continente africano, promuovere uno sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo di questi ultimi e prevenire le cause profonde delle migrazioni irregolari. Inoltre, rafforzerà il coordinamento delle iniziative pubbliche e private, anche finanziate o garantite dallo Stato italiano, rivolte a Stati del Continente africano. Il testo prevede la condivisione e la partecipazione degli Stati africani interessati all’individuazione, alla definizione e all’attuazione degli interventi del Piano e l’impegno compartecipato alla stabilità e alla sicurezza regionali e globali. Saranno attuate azioni di partenariato nei seguenti settori: cooperazione allo sviluppo; promozione delle esportazioni e degli investimenti; istruzione, formazione superiore e formazione professionale; ricerca e innovazione; salute, agricoltura e sicurezza alimentare; approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche; tutela dell’ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici; ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture anche digitali; valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche nell’ambito delle fonti rinnovabili; sostegno all’imprenditoria e in particolare a quella giovanile e femminile; promozione dell’occupazione; turismo, cultura, prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare e gestione dei flussi migratori legali. In merito alla governance, il decreto prevede l’istituzione di una Cabina di regia, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri e composta dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con funzioni di vicepresidente, e dagli altri Ministri, dai Viceministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e delle imprese e del Made in Italy, dal Presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dal direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, dai presidenti dell’ICE-Agenzia italiana per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, della società Cassa depositi e prestiti S.p.a., della società SACE S.p.a., della società Simest S.p.a., da rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica, delle università, della società civile e del terzo settore, di enti pubblici e privati".

Vi risparmio le contorsioni sull'organizzazione della Cabina (si spera non balneare) di regia che tra le altre cose:
"coordina le attività di collaborazione tra Italia e Stati del Continente africano; finalizza il Piano Mattei e i relativi aggiornamenti; monitora l’attuazione del Piano; promuove il coordinamento tra i diversi livelli di governo, gli enti pubblici nazionali e territoriali e ogni altro soggetto pubblico e privato interessato; promuove iniziative finalizzate all’accesso a risorse messe a disposizione dall’Unione europea e da organizzazioni e soggetti internazionali, anche di natura bancaria;"
Insomma burocrazia allo stato purissimo che produrrà un certo quantitativo di scartoffie e che, come se non bastasse, verrà affiancata anche da una Struttura di missione che:
" assicura supporto al Presidente per l’esercizio delle funzioni di indirizzo e coordinamento dell’azione strategica del Governo relativamente all’attuazione del Piano Mattei e ai suoi aggiornamenti; cura il segretariato della Cabina di regia; predispone la relazione annuale al Parlamento".
Se fossi un africano non tratterrei il respiro in attesa che la struttura di missione si interfacci con la Cabina di regia affinché si attui la condivisione e la partecipazione degli Stati africani all’individuazione, alla definizione e all’attuazione degli interventi del Piano e si materializzi l’impegno compartecipato alla stabilità e alla sicurezza regionali e globali oppure le azioni di partenariato.



11 ago 2023

Politica economica: Extraprofitti e Giga Panzane dei tafazzisti compulsivi

La Melonomics si è arricchita di un nuovo strumento: la tassazione degli extraprofitti. Ma solo quelli bancari, non ad esempio quelli di tassisti o imprenditori balneari. Questo prelievo forzoso retroattivo (che grava non sui profitti futuri ma su quelli passati o quelli dell'esercizio in corso) è una violazione dello Statuto del Contribuente introdotto da Giulio Tremonti che è oggi l'ideologo economico di Fratelli d'Italia mentre gli ideologi economici della Lega sono Borghi e Bagnai, i quali ancora sono decisi a portare l'Italia nel baratro facendola uscire dall'euro. Tra l'altro Tremonti è recidivo perché aveva introdotto una "Robin Hood Tax" sulle imprese energetiche dichiarata incostituzionale. Quindi aveva prodotto un gigantesco buco nell'acqua. Ma evidentemente Tremonti non ha imparato la lezione e vuole collezionare un altro fiasco epocale facendoci mettere la faccia a Salvini.

Le dissociazioni di alcuni ministri sono vergognosamente puerili. Il decreto è stato votato da un Consiglio dei Ministri. Chi vi partecipa non può far finta di non essere al tavolo dove la decisione è stata presa. Giorgetti in particolare recita sempre la parte della scimmietta che non vede, non sente, non parla. Ma che ci va a fare al Consiglio dei Ministri se poi si dissocia da quello che ha votato? E Tajani che racconta di non essere stato presente al monento della discussione? Il Consiglio dei Ministri non è una taverna dove ci si assenta quando si discute un provvedimento importante.

Le banche sono istituzioni finanziarie con un'alta leva finanziaria: per ogni euro di capitale possono esporsi per oltre 10 euro di attivi patrimoniali. In sostanza quando le banche hanno un euro in più di capitale grazie agli utili realizzati possono erogare 10 euro in più per i prestiti alle imprese o possono acquistare titoli del debito pubblico. Queste sono le due attività principali delle banche. Andando a colpirle, il governo si infligge un duplice danno. Inasprisce il credit crunch che già affligge le imprese e riduce la capacità delle banche di sottoscrivere le nuove emissioni di titoli di stato.

Invece avrebbe fatto molto comodo alle banche avere una patrimonializzazione più robusta. Idem per quello che riguarda gli acquisti di debito pubblico italiano perché una cospicua parte del debito emesso dal governo italiano finisce in pancia alle banche e in un momento in cui la Banca Centrale Europea ha smesso di acquistare titoli di Stato dei paesi membri e in prospettiva dovrà cominciare a vendere i titoli del debito pubblico italiano che ha in pancia avrebbe fatto molto comodo un sistema bancario con le risorse per assorbire una parte di queste emissioni che non vengono parcheggiate più nei forzieri della Banca Centrale Europea a Francoforte.



Morale della favola: indebolendo la patrimonializzazione delle banche il governo si è sparato un bel colpo di bazooka in mezzo alle gambe. Oltretutto dal punto di vista della reputazione all'estero il governo certifica la propria insipienza: si alza un bel mattino e decide espropri, senza preoccuparsi delle conseguenze gravissime per gli interessi del Paese, quindi dando la sensazione di essere un'accozzaglia di tafazzisti compulsivi. Pertanto la misura demenziale rischia di far deragliare il fragile equilibrio finanziario del governo italiano, incapace di gestire il PNRR, alle prese con un debito insostenibile da rifinanziare a tassi più alti mentre la crescita del Pil nel secondo trimestre è già tristemente negativa.

16 gen 2023

Si sta, come d'inverno, il debito pubblico italiano sui mercati



La pacchia è finita annunciava con baldanza la Presidente del Consiglio all'inizio del suo percorso a Palazzo Chigi. Però non aveva colto appieno il senso della frase che infatti stava per ritorcerlesi contro.

Per contrastare un tasso di inflazione a due cifre, la BCE dovrà aumentare ulteriormente i tassi di interesse e non acquisterà più i titoli dei governi dell'euro area. Anzi, gradualmente inizierà a vendere, al ritmo blando di 15 miliardi di euro al mese, i titoli già accumulati in dieci anni di quantitative easing. Per il Tesoro italiano ciò significa dover rifinanziare sul mercato il debito emesso, il debito di cui la BCE si libera e il nuovo debito che il governo continua ad ammassare (quest'anno, se tutto va bene, sarà pari al 4,5% del Pil). E' impossibile che tutto ciò non abbia un impatto sui tassi di interesse e quindi sul servizio del debito nei prossimi anni. Infatti gli investitori stranieri hanno ridotto l'esposizione ai titoli del debito pubblico italiano già da tempo, mentre 9 economisti su 10 interpellati dal Financial Times hanno espresso serie preoccupazioni sulla sostenibilità dell'esposizione debitoria.

Con un quadro macroeconomico globale caratterizzato da forti incertezze, i margini di manovra per resistere ad uno shock sarebbero esigui. Pertanto invece di ingaggiare battaglie perse in partenza sul MES il governo farebbe bene a concentrarsi sul contenimento della spesa pubblica e sull'implementazione del PNRR per dare un impulso alla crescita.


3 gen 2023

La Rottamazione del Reddito di Cittadinanza



La Presidente del Consiglio Meloni aveva difeso convintamente sia a "Porta a Porta" che nella conferenza stampa di fine anno la riforma del Reddito di Cittadinanza inserita nella legge di bilancio per il 2023. Però dalle intenzioni ai fatti il percorso resta lungo, tortuoso e insidioso. 

Nell'iter di approvazione della legge finanziaria i deputati della maggioranza hanno commesso errori marchiani. In particolare volevano togliere il sussidio a chi avesse rifiutato una qualsiasi offerta di lavoro, non solo quelle definite "congrue" dalla legge del governo giallo-verde che ha istituito il Reddito di Cittadinanza.



 

Per essere considerata congrua, l'offerta di lavoro deve essere in linea con le competenze e le esperienze lavorative del beneficiario del reddito di cittadinanza, deve avere una retribuzione adeguata e deve essere conforme alle norme sulla sicurezza sul lavoro.

Il governo voleva fare piazza pulita di questo requisito, ma l'emendamento presentato da Maurizio Lupi (ex ministro e sicuramente non un novizio del Parlamento) a riguardo conteneva una svista imbarazzante: di fatto un rimando ad un'altra norma il cui effetto era di vanificare la stretta sui percettori del sussidio. 

Insomma, a dispetto delle intenzioni a tutt'oggi il Reddito di Cittadinanza fluttua ancora in un limbo giuridico. Il governo promette di rottamare questo gigantesco voto di scambio, difeso a spada tratta da Conte e dal PD, ma il percorso rimane avvolto nelle nebbie. 

Gli occupabili

Un altro mantra del governo riguarda gli occupabili, cioè chi è in grado di lavorare perché non affetto da invalidità o malattie. Anche su questo si è scatenata una diatriba politica, perché grillini ed estremisti anticapitalisti rifiutano una tale caratterizzazione. I pasdaran del parassitismo sostengono che se uno non trova il lavoro dei suoi sogni sotto casa e per di più pagato profumatamente, non può essere costretto a mantenersi. Ha diritto a pretendere il mantenimento perpetuo sottraendo risorse a chi invece si è rimboccato le maniche e paga le tasse, peraltro in un paese dove la spesa pubblica è già da decenni fuori controllo.

Invece va ristabilito il principio che non è accettabile un sostegno a tempo indefinito. Ad esempio la durata del sussidio di disoccupazione negli Stati Uniti può variare da un minimo di 26 settimane a un massimo di 39 settimane, a seconda dello Stato. In momenti di grave crisi economica o di emergenza (come durante la pandemia), il governo può estendere la durata ma solo per un periodo limitato.

In Germania la durata del sussidio di disoccupazione può variare da un minimo di 12 mesi a un massimo di 24 mesi. Tuttavia, se il lavoratore è prossimo al pensionamento o ha superato i 55 anni, il sussidio di disoccupazione può essere erogato per un periodo di tempo più lungo.

Per ricevere il sussidio di disoccupazione, il lavoratore deve essere stato licenziato senza giusta causa e deve attivamente cercare un nuovo lavoro. Inoltre, deve essere iscritto all'Agenzia per l'impiego (che funziona molto meglio dei navigator) e partecipare a corsi di formazione o di orientamento professionale. Sarebbe bene tenere a mente questi criteri anche in Italia. 

Infine oltre al Reddito di Cittadinanza andrebbero rottamate in Italia i corsi di formazione professionale regionali e i Centri per l'Impiego. Il settore privato può benissimo assolvere queste funzioni senza avere burocrati neghittosi tra i piedi.


23 nov 2022

Sono spariti gli svalvolati che invocavano più inflazione per tutti

Nell'epoca pre-Covid una nutrita masnada di svalvolati minkio-somaristi invocava l'inflazione, quando in Italia e nel resto di Eurolandia prevaleva una leggera deflazione. La masnada coincideva in larga parte con la galassia no-euro di destra e di sinistra (unite nella lotta) di cui erano esponenti di spicco, Salvini, Meloni, in parte anche Berlusconi, per non parlare di Di Maio, Di Battista e Grillo, con rinforzo di buontemponi come la Taverna che aveva prodotto un video in cui si scambiava un euro con mille lire (invece che 1932,27).



Ora che il loro desiderio e' stato esaudito, i masnadieri sono inspiegabilmente spariti dalla circolazione e si segnalano solo  nelle stalle televisive a ragliare di scostamenti di bilancio e diseguaglianze sociali. Eppure avrebbero una splendida occasione per spiegare al loro elettorato quali sono gli effetti benefici dei prezzi fuori controllo.

La MMT sparita dai radar


Ora che tutti hanno toccato con mano gli effetti sul portafogli dovrebbero mostrarsi coerenti insieme alla feccia della MMT, ovvero la Modern Monetary Theory, nota anche come Minkion Monetary Theory. Per chi non lo sapesse è il parto di alcune menti malate convinte che stampando pezzi di carta colorata i governi potrebbero garantire al popolo sempiterna ricchezza e felicità.

In Turchia dove il tasso annuale di inflazione è quasi a tripla cifra sarebbero felici di poter confrontarsi con cotali geni dell'economia tutte le persone che ogni mattina vedono aumentare il prezzo del pane o della carne, mentre l'aumento degli stipendi procede col freno a mano tirato, le rare volte che effettivamente procede.

Ma siamo sicuri che anche in Italia si potrebbe organizzare un bel dibattito -- con il pubblico di scalmanati che inveisce dalle piazze -- in uno dei tanti talk show che negli anni hanno dato spazio agli illustri propugnatori dell'economia demenziale. Invece inspiegabilmente i "giornalisti" non colgono un'occasione così ghiotta.

 

12 ott 2022

Il Governo #Meloni toglierà il Reddito di Cittadinanza?

Il Reddito di Cittadinanza in Italia ha fallito tutti gli obiettivi per il quale era stato concepito. Non ha ridotto la povertà, non ha messo in opera politiche attive del lavoro, non ha stimolato la ricerca di occupazione, ha totalmente fallito nella riqualificazione professionale. 

In compenso la scoperta di truffe è all'ordine del giorno, ha incentivato il lavoro nero, ha dissuaso ampie fasce della popolazione, soprattutto al Sud, ad accettare proposte di lavoro e di fatto ha inferto un colpo devastante alle attività economiche che impiegano lavoratori a bassa qualifica o part time. E di sicuro quasi nessuno che abbia rifiutato offerte è stato sanzionato (infatti raramente esiste un tracciamento delle offerte di lavoro presentate ai percettori del RdC)



Il voto di scambio


Ma il danno più grave deriva dal voto di scambio implicito che il RdC ha innescato. Milioni di elettori adesso hanno come unico obiettivo il mantenimento del privilegio e quindi, come ha dimostrato il risultato del Movimento 5 Stelle nei collegi meridionali il 25 settembre, votano ciecamente chi promette di mantenerlo. 

Il prossimo livello del pactum sceleris è facile da prevedere: i percettori del RdC inizieranno a protestare perché il sussidio non è sufficiente, gli esclusi inizieranno a inveire contro i criteri troppo stringenti, chi dovesse perdere l'assegno perché ha truffato, pretenderà di riottenerlo. Ed è facile immaginare che qualche parte politica non sarà insensibile a tali rivendicazioni. Milioni di elettori parassiti sono un bottino troppo allettante per ignorarlo.

Vedremo se il nuovo governo avrà la determinazione di eliminare questa aberrazione, come promesso in campagna elettorale da Giorgia Meloni (Il reddito di cittadinanza va tolto a coloro che possono lavorareaveva asserito la neo Premier), quantomeno di ridurne le macroscopiche distorsioni. I fatti non lasciano ben sperare. La neo ministra del Lavoro, Calderone, ha dichiarato in passato di essere contraria alla cancellazione anche se sarebbe favorevole a qualche riforma di facciata che mantenga la greppia. Insomma in Italia la destra peronista si conferma allineata con la sinistra sfascista.



21 set 2022

Le maschere oscene del sovranismo "atlantista"

Il partito di Giorgia Meloni si riprometteva di distruggere l’euro, aveva incentrato tutta la campagna elettorale per le elezioni europee del 2014 sulla distruzione dell'euro definito "scioglimento concordato dell'Eurozona". Testualmente:

Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale si impegna a farsi promotore nel prossimo Parlamento europeo di una Risoluzione comune a tutti i gruppi “eurocritici”, per spingere la Commissione europea a procedere allo scioglimento concordato e controllato dell’Eurozona. In questo modo il processo di integrazione europea potrà procedere senza traumi e senza che sorgano nuove tensioni all’interno della UE

La Meloni stessa in un tweet che esaltava Almirante (fascista repubblichino) definiva la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea «comitato d’affari e di usurai» e sosteneva apertamente la Brexit

Quanto all'atlantismo di cui oggi fa gran sfoggio in pubblico ecco cosa twittava quando la Nato inviava truppe per difendere i paesi baltici:
Idiozia truppe NATO, anche italiane, in Lettonia. Renzi riferisca su decisione inaccettabile presa senza consultare italiani e Parlamento
E ovviamente i Fratelli d'Italia erano ferocemente critici delle sanzioni imposte alla Russia dopo l'invasione della Crimea

Insomma fino a ieri Meloni ripeteva come un pappagallo la propaganda del Cremlino. Poi ad un tratto ha invertito la rotta di 180 gradi, con una disinvoltura degna della nipote di Mubarak.

Contro l'Unione Europea, a fianco di Putin

Pochi giorni fa al Parlamento Europeo i suoi deputati hanno votato a favore di Orban, la quinta colonna del regime russo all'interno dell' Unione Europea. 

Come ciliegina sulla torta su Rai Tre nella trasmissione di Lucia Annunziata, Meloni ha ribadito che bisogna "approfondire" il rapporto tra diritto europeo e interno, cioè vuole smontare i fondamenti giuridici dell'UE, coronando il sogno bagnato di Putin.

Infine le sparate sulla "pacchia finita" o sulla rinegoziazione del PNRR confermano che al richiamo della foresta contro le potenze pluto-giudaico-massoniche è difficile resistere. 

In questa campagna elettorale quindi dovrebbe essere prioritaria la domanda: ma di fronte a tutte queste ardite giravolte, a tutti questi ruoli in commedia, a tutte queste maschere oscene del sovranismo malamente riverniciato di fedeltà "atlantista", qualcuno degli elettori si chiederà mai se viene turlupinato oggi o veniva turlupinato ieri?



6 set 2022

Le Liste Salivali

Il tratto comune delle liste presentate dai maggiori partiti è la selezione di famigli e sodali del capo nelle posizioni e nei collegi migliori. Nella Lega, nel PD e nel Mo-vi-mento 5 Stelle la mattanza dei non allineati è ancora più evidente.


Del resto la legge demenziale denominata Rosatellum era stata concepita proprio per evitare che gli elettori potessero scegliere e soprattutto che potessero scegliere i migliori.

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12 ago 2022

La candeggina Meloni lava via il nero?

Giorgia Meloni si spaccia per volto nuovo della politica. E in un paese dove pascolano e si assembrano moltitudini di esseri privi di memoria riesce persino a convincere. Però già in giovane età, non eccellendo nello studio o nelle professioni, era assurta a ministro dell Gioventù (denominazione mutuata dal Fronte missino) nel governo Berlusconi. Quello che in soli tre anni ha portato il paese alla bancarotta nel 2011. Insomma un Di Maio in gonnella ante litteram, solo che come Pigmalione aveva il Papi e non il Grillo.

Meloni giudica Putin

La notte dei Tremonti viventi

Di quel governo scellerato era zar supremo dell'economia un certo Tremonti, personaggio che continua a veicolare in TV le sue idee scombiccherate e perverse, che i reggi-microfono gli fanno profferire a beneficio della platea telelobotomizzata. Non è un caso che Tremonti passa per essere il front runner per la poltrona di Ministro dell'Economia in caso di vittoria della destra. E' giusto per i suoi estimatori da mercato rionale che completi l'opera di distruzione dei conti pubblici, bruscamente interrotta dalla cacciata a furor di popolo nel novembre 2011.

Meloni da qualche tempo ha provato a candeggiarsi l'immagine di nostalgica littoria giurando fedeltà alla NATO e all'Ucraina. Sulle politiche economiche, dopo anni passati a sputare sull'Europa, sull'euro e sulle istituzioni europee (in combutta con Orban e i bigotti nazionalisti polacchi) ha invertito la rotta verso posizioni apparentemente più responsabili (soprattutto sui conti pubblici). Palazzo Chigi val bene un pareggio di bilancio? Chi può dirlo in questa estate di temperature e polemiche roventi?

Il buco rimane nero

Tuttavia, cotali improvvise conversioni sulla via di Bruxelles (dove hanno sede l'UE e la NATO) gettano poca luce sul buco nero Meloni e sulla mediocre classe dirigente o compagnia di giro che la circonda. O sui compagni di strada devoti di Putin. O sul suo debole per Donald Trump che giudico' ‘geniale’ Putin. Basterà proporre come ministri personalità di richiamo come Fabio Panetta o Carlo Nordio per fugare i dubbi? Anche Berlusconi inserì nel suo secondo governo una personalità di eccezionale caratura come Renato Ruggiero stimatissimo ambasciatore e primo Direttore del WTO. Se ne andò sbattendo la porta, disgustato, dopo pochi mesi.
 

30 lug 2022

La coalizione Cremlino-destra

Berlusconi non ha retto. Dopo mesi di pura sofferenza in cui ha dovuto fingere di aver sposato la linea atlantista del governo, alla caduta di Draghi l'ex Cav. Pompetta ha dichiarato senza mezzi termini:
"Ho parlato con l'ambasciatore russo in Italia Razov. Mi ha spiegato le loro ragioni, cosa ha fatto Zelensky"
E, come se non bastasse, ha reiterato senza vergogna le peggiori menzogne della propaganda russa:
"Mi ha raccontato che è stata l'Ucraina a provocare ventimila vittime nelle zone contese. E che l'invasione era necessaria perché il rischio era che l'Ucraina attaccasse la Russia".
Le solite smentite rabberciate del Papi, hanno forse convinto qualche membro del cerchio magico a Villa Grande, ma resta il fatto che l'idillo tra Berlusconi e Putin non è certo una sorpresa.

L'URSSini di Arcore


Insomma Berlusconi, in campagna elettorale, si trasforma in URSSini e si schiera dove batte il cuore, con il criminale di guerra, sodale di tanti anni e di tante piacevoli esperienze nelle dacie piene di accoglienti lettoni.

Avrà un compito monumentale la Meloni (a sua volta grande esegeta della Russia fino al 24 febbraio 2022) per smarcarsi da cotali farneticazioni. Magari si farà consigliare dal suo amico Steve Bannon. Sempre che non finisca in galera. Insieme a Trump.

Atlantismo double face

Del resto l'intervista a Fox News (graziosamente concessa ad una nota attivista trumpiana, tal Maria Bartiromo) per accreditarsi come baluardo del fronte occidentale non ha convinto gli scettici. I quali non possono fare a meno di ricordare le prese di posizioni pro-Russia sue e dei suoi supporter, come la Santanche'«Ci sono tante ragioni per cui dovremmo essere dalla parte di Putin».
Chissà come mai le ragioni della coalizione Cremlino-destra non sono state illustrate in diretta alla Bartiromo.

21 gen 2022

Il Derby "Caimani contro Draghi" per la Quirinal League




L'elezione del successore di Mattarella segna un nuovo zenith di squallore per un ceto politico che abbraccia il pregiudicato di Forza (gen)Italia fino al peone grullino, terrorizzato dal ritorno alla sua squallida vita privo della cadrega nella scatola di tonno che aveva promesso di aprire.
I media da mesi insaccano pagine e palinsesti di corbellerie sulle telefonate di Sgarbi per conto del Caimano, sui segnali inviati dalle sopracciglia di Draghi, sui vertici (o gli abissi) tra Letta e Conte, sulle trame di Di Maio, sulle chance degli eterni aspiranti (Amato e Casini), sull'asse Renzi - Salvini, o sulle stilettate tra Salvini e Meloni.
 
Nei retroscena, spesso inventati di sana pianta, si passano in rassegna mediocri pagliacciate spacciate per sofisticati disegni politici, dichiarazioni cervellotiche spacciate per segnali di apertura, candidature improbabili spacciate per mosse del cavallo (o più propriamente del somaro). Con il fallimento del cosiddetto progetto scoiattolo (ma non era mandrillo?) Berlusconi è uscito di scena ed è entrato in ospedale per accertamenti sulla salute. A questo punto il campo della politica è sgombro dalle scuse. Se la peggior classe politica del mondo civile riesce a trovare un briciolo di dignità scelga un personaggio quantomeno decente per rappresentarla sul fatidico Colle più alto. Non si illuda che Draghi possa fare in eterno da parafulmine o argine alla mediocrità o alla corruzione dilagante. L'Italia si trova sull'orlo di un baratro da cui può salvarsi solo impegnandosi sugli obiettivi del Recovery Plan che nel 2022 ammontano a 102, circa uno ogni due giorni lavorativi. E il Presidente della Repubblica su questa tabella di marcia non ha poteri, a parte la recita di qualche giaculatoria.

30 nov 2020

Berlusca, in arte Lazzaro La Qualunque





La novita' di questo ultimo scampolo di 2020 e' la resurrezione politica di Berlusconi, in pieno regime minkio-rosso. La maggioranza parlamentare di Conte al Senato si sta squagliando inesorabilemnte tra espulsioni, ripicche e salti della quaglia. Per sottrarsi al destino di un mesto ritorno ai fasti del fast food (nello stadio da poco intitolato al Pibe de Oro), Di Maio & soci (via Gianni Letta) -- con il cappello in mano -- hanno mendicato i voti all'unico disposto a fornirglieli. Ovviamente in cambio di succulente contropartite.

Infatti, solo per sedersi al tavolo, il Caimano ha preteso un emendamento che bastonasse le ginocchia di Bollore' impegnato da anni nella scalata di Vivendi a Mediaset. Il governo Conte lo ha prontamente approntato e servito (mentre paradossalmente persino Lega e Fratelli d'Italia lo osteggiavano).

Come segno di grato apprezzamento Forza Italia ha votato lo scostamento alle poste del bilancio pubblico proposto da Gualtieri. E Berlusconi ha imposto di appecoronarsi anche a Salvini e Meloni, ancora una volta ridotti al ruolo di ascari di Arcore. Insomma i pentastellati puri e duri si sono mestamente ridotti al ruolo di olgettini, con Brunetta che sulle pagine del Corriere della Sera elogia Di Maio come leader e studente modello. Praticamente un bacio della morte politica dal partito di colui che Grillo, ai tempi del Vaffa, chiamava lo Psiconano.

Il prossimo scoglio per il governo agonizzante sara' il voto sulla riforma del MES in sede europea in agenda per il 9 dicembre. In previsione dell'evento a Pomigliano si e' inaugurato un istituto di igiene dentale dove verranno impartite lezioni sulle sottili arti di seduzione che tanta voluttuosa goduria procurano al Berlusca. Rimane da recitare una prece per il Dibba Furioso che andava a leggere le sentenze di condanna davanti al cancello di Arcore tra la folla in tripudio. Ancora non sappiamo se leggera' il contratto di consulenza tra la Philip Morris e la Casaleggio & Associati.