La Presidente del Consiglio Meloni aveva difeso convintamente sia a "Porta a Porta" che nella conferenza stampa di fine anno la riforma del Reddito di Cittadinanza inserita nella legge di bilancio per il 2023. Però dalle intenzioni ai fatti il percorso resta lungo, tortuoso e insidioso.
Nell'iter di approvazione della legge finanziaria i deputati della maggioranza hanno commesso errori marchiani. In particolare volevano togliere il sussidio a chi avesse rifiutato una qualsiasi offerta di lavoro, non solo quelle definite "congrue" dalla legge del governo giallo-verde che ha istituito il Reddito di Cittadinanza.
Per essere considerata congrua, l'offerta di lavoro deve essere in linea con le competenze e le esperienze lavorative del beneficiario del reddito di cittadinanza, deve avere una retribuzione adeguata e deve essere conforme alle norme sulla sicurezza sul lavoro.
Il governo voleva fare piazza pulita di questo requisito, ma l'emendamento presentato da Maurizio Lupi (ex ministro e sicuramente non un novizio del Parlamento) a riguardo conteneva una svista imbarazzante: di fatto un rimando ad un'altra norma il cui effetto era di vanificare la stretta sui percettori del sussidio.
Insomma, a dispetto delle intenzioni a tutt'oggi il Reddito di Cittadinanza fluttua ancora in un limbo giuridico. Il governo promette di rottamare questo gigantesco voto di scambio, difeso a spada tratta da Conte e dal PD, ma il percorso rimane avvolto nelle nebbie.
Gli occupabili
Un altro mantra del governo riguarda gli occupabili, cioè chi è in grado di lavorare perché non affetto da invalidità o malattie. Anche su questo si è scatenata una diatriba politica, perché grillini ed estremisti anticapitalisti rifiutano una tale caratterizzazione. I pasdaran del parassitismo sostengono che se uno non trova il lavoro dei suoi sogni sotto casa e per di più pagato profumatamente, non può essere costretto a mantenersi. Ha diritto a pretendere il mantenimento perpetuo sottraendo risorse a chi invece si è rimboccato le maniche e paga le tasse, peraltro in un paese dove la spesa pubblica è già da decenni fuori controllo.
Invece va ristabilito il principio che non è accettabile un sostegno a tempo indefinito. Ad esempio la durata del sussidio di disoccupazione negli Stati Uniti può variare da un minimo di 26 settimane a un massimo di 39 settimane, a seconda dello Stato. In momenti di grave crisi economica o di emergenza (come durante la pandemia), il governo può estendere la durata ma solo per un periodo limitato.
Per ricevere il sussidio di disoccupazione, il lavoratore deve essere stato licenziato senza giusta causa e deve attivamente cercare un nuovo lavoro. Inoltre, deve essere iscritto all'Agenzia per l'impiego (che funziona molto meglio dei navigator) e partecipare a corsi di formazione o di orientamento professionale. Sarebbe bene tenere a mente questi criteri anche in Italia.
In Germania la durata del sussidio di disoccupazione può variare da un minimo di 12 mesi a un massimo di 24 mesi. Tuttavia, se il lavoratore è prossimo al pensionamento o ha superato i 55 anni, il sussidio di disoccupazione può essere erogato per un periodo di tempo più lungo.
Infine oltre al Reddito di Cittadinanza andrebbero rottamate in Italia i corsi di formazione professionale regionali e i Centri per l'Impiego. Il settore privato può benissimo assolvere queste funzioni senza avere burocrati neghittosi tra i piedi.