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4 ott 2020

Un lazzaretto chiamato Casa Bianca




Il Coronavirus irrompe nella campagna elettorale USA la Presidenza degli Stati Uniti con la forza di un maglio travolgendo i media e le strategie della propaganda faticosamente messe a punto da mesi. Analisti pensosi e sondaggisti di fama non si sbilanciano sulle previsioni degli effetti che il ricovero di Trump avra' sui comportamenti elettorali.
Il consenso veicolato dallo slogan "America First" comunque si e' sfilacciato rispetto al 2016, tuttavia la brutale polarizzazione della campagna elettorale sta svuotando il bacino degli indecisi al centro.

Il 3 novembre prevarrà' chi sara' stato in grado di portare alle urne le frange piu' estreme dei propri supporter demonizzando
l'avversario, senza risparmiare colpi bassi. Il fatto che il Presidente sia rimasto contagiato insieme a molti altri membri del suo staff (oltre che a Melania) e che tutti costoro erano presenti alla cerimonia nel Rose Garden per la nomina di Amy Coney Barret alla Corte Suprema (senza mascherina e senza precauzioni sul distanziamento) rende un pessimo servizio ai repubblicani.
Proietta un'aura di insipienza, incoscienza e dilettantismo sul vertice delle istituzioni gia' accusato (non senza ragione) di aver sottovalutato i pericoli della pandemia, di aver ignorato gli allarmi e non aver predisposto contromisure efficaci. Nel mese che precede le elezioni, in tempi normali, gli spostamenti dell'elettorato sono piuttosto limitati e chi e' avanti di almeno 6 o 7 punti percentiali nei sondaggi finsce per prevalere nelle urne. Con Trump pero' le regole sono saltate gia' nel 2016 quando tutti i sondaggi ne preannunciavano la sicura sconfitta. Questa volta manca il carburante dell'odio verso la Clinton ad alimentare il motore del palazzinaro newyorchese.
Ma l'epidemia comunque introduce un gigantesco elemento di imprevedibilita' nei modelli ustati per le previsioni di voto, in quanto la selezione del campione rappresentativo da intervistare diventa un atto di fede piu' che un esercizio statistico. Nel video che segue, insieme ad Alberto Forchielli, approfondiamo questi temi in attesa che Trump venga dimesso dall'ospedale militare dove e' stato curato con un farmaco sperimentale. Farmaco che ai comuni mortali viene negato dalle burocratiche regole che ritardano (o spesso impediscono) l'introduzione di nuove cure.