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12 ott 2022

Il Governo #Meloni toglierà il Reddito di Cittadinanza?

Il Reddito di Cittadinanza in Italia ha fallito tutti gli obiettivi per il quale era stato concepito. Non ha ridotto la povertà, non ha messo in opera politiche attive del lavoro, non ha stimolato la ricerca di occupazione, ha totalmente fallito nella riqualificazione professionale. 

In compenso la scoperta di truffe è all'ordine del giorno, ha incentivato il lavoro nero, ha dissuaso ampie fasce della popolazione, soprattutto al Sud, ad accettare proposte di lavoro e di fatto ha inferto un colpo devastante alle attività economiche che impiegano lavoratori a bassa qualifica o part time. E di sicuro quasi nessuno che abbia rifiutato offerte è stato sanzionato (infatti raramente esiste un tracciamento delle offerte di lavoro presentate ai percettori del RdC)



Il voto di scambio


Ma il danno più grave deriva dal voto di scambio implicito che il RdC ha innescato. Milioni di elettori adesso hanno come unico obiettivo il mantenimento del privilegio e quindi, come ha dimostrato il risultato del Movimento 5 Stelle nei collegi meridionali il 25 settembre, votano ciecamente chi promette di mantenerlo. 

Il prossimo livello del pactum sceleris è facile da prevedere: i percettori del RdC inizieranno a protestare perché il sussidio non è sufficiente, gli esclusi inizieranno a inveire contro i criteri troppo stringenti, chi dovesse perdere l'assegno perché ha truffato, pretenderà di riottenerlo. Ed è facile immaginare che qualche parte politica non sarà insensibile a tali rivendicazioni. Milioni di elettori parassiti sono un bottino troppo allettante per ignorarlo.

Vedremo se il nuovo governo avrà la determinazione di eliminare questa aberrazione, come promesso in campagna elettorale da Giorgia Meloni (Il reddito di cittadinanza va tolto a coloro che possono lavorareaveva asserito la neo Premier), quantomeno di ridurne le macroscopiche distorsioni. I fatti non lasciano ben sperare. La neo ministra del Lavoro, Calderone, ha dichiarato in passato di essere contraria alla cancellazione anche se sarebbe favorevole a qualche riforma di facciata che mantenga la greppia. Insomma in Italia la destra peronista si conferma allineata con la sinistra sfascista.



5 giu 2021

Le imposte di successione sono sbagliate?





Le tasse di successione offrono l'occasione per un'analisi ad ampio raggio su cosa sia diventata la democrazia. Da strumento per limitare le pretese del sovrano e scegliere le personalita' piu' adatte a gestire la cosa pubblica, la democrazia si e' deteriorata in una lotta tra bande all'assalto dei fondi pubblici. Il concetto di redistribuzione del reddito diventa il grimaldello retorico per ipetrofizzare le funzioni dello Stato e atrofizzare la pubblica opinione. Quando il miglioramento della propria condizione economica e sociale dipende dalla benevolenza di un'autorita' pubblica cambiano le regole del gioco. Innovazione, studio, sacrifici, lavoro perdono importanza e la competizione si gioca sulla capacita' di influenzare la distribuzione della spesa pubblica a vantaggio del proprio gruppo.



I Che Guevara da operetta creano in questo modo la dipendenza dallo Stato e inflazionano le aspettative di settori sempre più vasti della popolazione. Il circolo vizioso che parte dall'invidia sociale, nutre l'ideologia statalista e finisce per distruggere le liberta' fondamentali. Il problema non sono le imposte di successione, che in un sistema fiscale equo potrebbero benissimo essere contemplate. Il problema è la propaganda becera del segretario Barzel-Letta che spera di risalire nei sondaggi sventolando il miraggio dei 10mila euro dopo aver assistito al successo del Reddito di Cittadinanza. Se mai una misura del genere vedesse la luce giovani capaci utilizzerebbero la "dote" per comprare un biglietto di sola andata verso un paese civile dove poter realizzare le proprie aspirazioni.