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5 giu 2021
Le imposte di successione sono sbagliate?
Le tasse di successione offrono l'occasione per un'analisi ad ampio raggio su cosa sia diventata la democrazia. Da strumento per limitare le pretese del sovrano e scegliere le personalita' piu' adatte a gestire la cosa pubblica, la democrazia si e' deteriorata in una lotta tra bande all'assalto dei fondi pubblici. Il concetto di redistribuzione del reddito diventa il grimaldello retorico per ipetrofizzare le funzioni dello Stato e atrofizzare la pubblica opinione. Quando il miglioramento della propria condizione economica e sociale dipende dalla benevolenza di un'autorita' pubblica cambiano le regole del gioco. Innovazione, studio, sacrifici, lavoro perdono importanza e la competizione si gioca sulla capacita' di influenzare la distribuzione della spesa pubblica a vantaggio del proprio gruppo.
I Che Guevara da operetta creano in questo modo la dipendenza dallo Stato e inflazionano le aspettative di settori sempre più vasti della popolazione. Il circolo vizioso che parte dall'invidia sociale, nutre l'ideologia statalista e finisce per distruggere le liberta' fondamentali. Il problema non sono le imposte di successione, che in un sistema fiscale equo potrebbero benissimo essere contemplate. Il problema è la propaganda becera del segretario Barzel-Letta che spera di risalire nei sondaggi sventolando il miraggio dei 10mila euro dopo aver assistito al successo del Reddito di Cittadinanza. Se mai una misura del genere vedesse la luce giovani capaci utilizzerebbero la "dote" per comprare un biglietto di sola andata verso un paese civile dove poter realizzare le proprie aspirazioni.
11 apr 2021
L'imposta globale sui profitti e la natura della democrazia
La proposta al G20 della Segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen di istituire a livello globale una tassa minima del 28% sui profitti societari riapre il dibattito sulle imposte delle multinazionali, la concorrenza fiscale tra stati e la concorrenza sleale tra over the top che possono scegliere il domicilio fiscale e le aziende tradizionali che non possono sfuggire al fisco nazionale. Agli effetti pratici la mossa serve come bastone brandito dall'Amministrazione Yellen per convincere le aziende americane a rimpatriare i profitti altrimenti verranno colpite ugualmente nel portafoglio. Una nemesi molto brutale per i signori dell'Hi-Tech che hanno tirato entusiasticamente la volata a Biden avversando Trump con mezzi leciti ed illeciti. Uno strepitoso esempio di tafazzismo da parte dei geni di Silicon Valley.
Sull'argomento è intervenuto, con un articolo su La Stampa, Carlo Cottarelli asserendo (con ragione) che la concorrenza fiscale in realtà è un privilegio surretizio goduto dai paesi piccoli che rinunciando all'esiguo gettito fiscale estratto dalle aziende nazionali, possono ottenere enormi benefici attirando le grandi multinazionali. E ha anche ricordato la vecchia proposta per una World Tax Organization presentata da Vito Tanzi, suo predecessore al vertice del Dipartimento Fiscale del Fondo Monetario Internazionale.
Però un'agenzia globale sul prelievo fiscale, dovrebbe avere come controparte anche un'agenzia globale sulla spesa che fissi un limite alla possibilità dei governi di spendere le risorse espropriate ai contribuenti. E magari stabilisca anche delle best practices mondiali sui criteri e sull'efficienza dela spesa pubblica. Altrimenti la democrazia diventa un sistema di selezione delle classi dirigenti in base alla loro capacità di sottrarre risorse a una parte della società per distinarle alle lobby piu' potenti che gestiscono cospicui pacchetti di voti.
Insomma la democrazia classica con la tripartizione dei poteri viene sostituita da una lotta tra bande che si contendono il denaro pubblico e stabiliscono le regole per legalizzare il furto con la scusa della redistribuzione.
2 apr 2021
Byoblu (per fortuna) non c'e' piu'
La cancellazione del canale YouTube del sito dedito alla diffusione di fake news è una meritoria opera di disinfezione dello spazio pubblico e di difesa dalle intrusioni della masnada complottista . Da anni i social hanno assunto la funzione di un letamaio da cui si genera il concime con cui di nutre l'odio, la diffamazione, il terrorismo, le minacce e una sfilza di reati e intimidazioni nella sfera pubblica.
Chi invoca la libertà di parola e di opinione ha scarsa dimestichezza sia con il mondo reale sia con i principi liberali a cui crede (stolidamente) di ispirarsi. Karl Popper ne "La Società Aperta e i suoi nemici" affermò senza mezzi termini che in una democrazia, coloro che violano la legge e specialmente a coloro che incitano gli altri al rovesciamento della democrazia, vanno isolati e repressi senza tentennamenti. La protezione delle minoranze non deve estendersi a coloro che sfruttano l'alveo delle libertà per sopprimerla.
Il grande filosofo austriaco quando scrisse quell'opera fondamentale (si può scaricare qui) aveva in mente i totalitarismi di stampo nazista e comunista. Ma i totalitarismi non rinascono sempre nelle stesse forme. Il Messora capo di Byoblu era uno dei caporioni del Movimento 5 Stelle, una setta creata con il preciso obiettivo di sovvertire la democrazia e instaurare un regime di tipo messianico fideistico.
La messa al bando di organizzazioni che, finanziate da fonti opache, sfruttano le menti labili è un imperativo ineludibile se non vogliamo ritrovarci in un regime instaurato da disturbati mentali. Per questo non si deve lasciare alla discrezione dei social network la repressione delle canaglie, ma occorrono leggi che infliggano sanzioni severe sia pecuniarie che detentive a chi sfrutta per fini eversivi la credulità dei boccaloni.
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