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11 apr 2021

L'imposta globale sui profitti e la natura della democrazia





La proposta al G20 della Segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen di istituire a livello globale una tassa minima del 28% sui profitti societari riapre il dibattito sulle imposte delle multinazionali, la concorrenza fiscale tra stati e la concorrenza sleale tra over the top che possono scegliere il domicilio fiscale e le aziende tradizionali che non possono sfuggire al fisco nazionale. Agli effetti pratici la mossa serve come bastone brandito dall'Amministrazione Yellen per convincere le aziende americane a rimpatriare i profitti altrimenti verranno colpite ugualmente nel portafoglio. Una nemesi molto brutale per i signori dell'Hi-Tech che hanno tirato entusiasticamente la volata a Biden avversando Trump con mezzi leciti ed illeciti. Uno strepitoso esempio di tafazzismo da parte dei geni di Silicon Valley.

Sull'argomento è intervenuto, con un articolo su La Stampa, Carlo Cottarelli asserendo (con ragione) che la concorrenza fiscale in realtà è un privilegio surretizio goduto dai paesi piccoli che rinunciando all'esiguo gettito fiscale estratto dalle aziende nazionali, possono ottenere enormi benefici attirando le grandi multinazionali. E ha anche ricordato la vecchia proposta per una World Tax Organization presentata da Vito Tanzi, suo predecessore al vertice del Dipartimento Fiscale del Fondo Monetario Internazionale.



Però un'agenzia globale sul prelievo fiscale, dovrebbe avere come controparte anche un'agenzia globale sulla spesa che fissi un limite alla possibilità dei governi di spendere le risorse espropriate ai contribuenti. E magari stabilisca anche delle best practices mondiali sui criteri e sull'efficienza dela spesa pubblica. Altrimenti la democrazia diventa un sistema di selezione delle classi dirigenti in base alla loro capacità di sottrarre risorse a una parte della società per distinarle alle lobby piu' potenti che gestiscono cospicui pacchetti di voti.

Insomma la democrazia classica con la tripartizione dei poteri viene sostituita da una lotta tra bande che si contendono il denaro pubblico e stabiliscono le regole per legalizzare il furto con la scusa della redistribuzione.

18 mar 2021

Cottarelli: All'Inferno e Ritorno


"La sera vado a letto pensando che avrei potuto far qualcosa e non l'ho fatto". In questa considerazione di Carlo Cottarelli e' racchiusa la motivazione del suo impegno civile. Il titolo del suo nuovo libro "All'Inferno e Ritorno" sembra quello di un film western degli anni '70, invece delinea un percorso di risalita dalla scarpata lungo cui il paese rotola da 40 anni.

Un tentativo estremo (unito all'invito di rimboccarsi le maniche) per non soggiacere all'avviso che Dante immagina apposto sulla porta dell'Inferno "Perdete ogni speranza o voi che entrate".



E' il quinto libro che Cottarelli pubblica da quando e' tornato in Italia ed abbraccia temi come la solidarieta', l'uguaglianza dei punti di partenza, la sburocratizzazione della PA e le speranze infuse dall'avvento di Mario Draghi al vertice del governo dopo oltre due anni di cialtronismo dilettantesco di cui purtroppo ancora non ci siamo liberati.

La risalita dall'Ade non sarà agevole e non c'e' in vista una Beatrice che ci guidi.