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31 dic 2021

Draghi & Macron Uniti nella Lotta




Per interpretare le risposte di Draghi nella conferenza stampa di fine anno come una auto candidatura alla Presidenza della Repubblica, una buona dose di peyote è un ausilio imprescindibile. A meno di non essere uno dei mediocrati che affollano le redazioni dei giornali, dediti al pompaggio di farneticazioni dietrologiche. 

Infatti Enrico Letta segretario del PD in un'intervista ha rigettato questa teoria strampalata e osservatori meno ossessionati da retroscena di quart'ordine come Franco Debenedetti hanno proposto una lettura oggettiva della posizione espressa da Draghi.

Draghi non vuole diventare Presidente della Repubblica     


Peraltro pochi giorni prima Draghi aveva firmato insieme a Macron un editoriale sul Financial Times sulla riforma del Patto di Stabilità che andrà completatail prossimo anno. Un disegno strategico di ampio respiro che di certo non lascia presagire la voglia di Draghi di abbandonare un ruolo da protagonista come capo del governo.

                        Peyote

Il governo Draghi è nato con l'obiettivo di evitare il peggio, vale a dire una catastrofe sanitaria che avrebbe provocato una bancarotta dell'Italia. Andrebbe ricordato che il governo precedente era responsabile del peggiore impatto della pandemia tra i paesi minimamente civili e del crollo più marcato dell'economia. In altre parole, Draghi era stato chiamato a scongiurare nuovi drastici lockdown, implementare in tempi rapidi la campagna vaccinale (raggiungendo un'ampia copertura della popolazione) e presentare alla Commissione Europea un PNRR che consentisse di ottenere i fondi. Per molti versi è riuscito nell'intento imponendosi sul peggiore Parlamento della storia patria da Caligola ad oggi, con la forza del suo prestigio. Nonostante abbia a che fare con ministri mediocri, politici miserabili e sindacalisti cialtroni.

Per realizzare il PNRR serve una guida autorevole


Glielo riconoscono non solo all'interno del Raccordo Anulare, ma anche la stampa internazionale (Economist in testa) e soprattutto i leader del G7 che ne ammirano la lucidità. Tuttavia Per riformare l'Italia soprattutto seguendo gli impegni contenuti nel PNRR serve ben altro sforzo e per almeno un decennio (soprattutto per abbattere la burocrazia asfissiante e riformare il fisco).

Soprattutto serve convincere l'Unione Europea (e i mercati quando finirà la droga monetaria delle Bce) che l'Italia sta risalendo una china di declino cinquantennale

Senza Draghi a garantire i suddetti impegni dell'Italia, pochi dei 27 paesi europei darebbero credito ad un paese inaffidabile, arretrato e refrattario da sempre alle riforme. I paesi nordici non sono affatto disponibili a fungere da bancomat ogni qualvolta un Primo Ministro italiano si produce nella sceneggiata sulle condizioni pietose dell'Italia.  
 
 

 
 


18 mar 2021

Cottarelli: All'Inferno e Ritorno


"La sera vado a letto pensando che avrei potuto far qualcosa e non l'ho fatto". In questa considerazione di Carlo Cottarelli e' racchiusa la motivazione del suo impegno civile. Il titolo del suo nuovo libro "All'Inferno e Ritorno" sembra quello di un film western degli anni '70, invece delinea un percorso di risalita dalla scarpata lungo cui il paese rotola da 40 anni.

Un tentativo estremo (unito all'invito di rimboccarsi le maniche) per non soggiacere all'avviso che Dante immagina apposto sulla porta dell'Inferno "Perdete ogni speranza o voi che entrate".



E' il quinto libro che Cottarelli pubblica da quando e' tornato in Italia ed abbraccia temi come la solidarieta', l'uguaglianza dei punti di partenza, la sburocratizzazione della PA e le speranze infuse dall'avvento di Mario Draghi al vertice del governo dopo oltre due anni di cialtronismo dilettantesco di cui purtroppo ancora non ci siamo liberati.

La risalita dall'Ade non sarà agevole e non c'e' in vista una Beatrice che ci guidi.

24 feb 2021

Un Bazooka a Palazzo Chigi


Per colpire il bersaglio occorre prendere la mira senza fretta. Inquadrato il bersaglio, il grilletto va quasi sfiorato trattenendo il respiro. Dopo il dibattito sulla fiducia in Parlamento, il governo Draghi deve rimediare agli errori ereditati dall'Avvocato del Popolo. In primo luogo mettere in piedi un piano vaccinale serio (senza i gazebo petalosi di Arcuri) che possa garantire almeno 400mila vaccinazioni al giorno. Non sara' facile perche' la Von Der Leyen cui era stato affidatoil compito di procurare le dosi per tutta l'UE si e' fatta prendere per il naso dalle societa' farmaceutiche. Draghi ha parlato con la Merkel per approntare un piano B ma ancora non c'e' luce in fondo al tunnel. In secondo luogo occorre riformulare il Recovery Plan secondo le linee guida della Commissione Europea. In due mesi non è possibile definire obiettivi e tappe intermedie soprattutto in assenza di una tabella di marcia affidabile sulle riforme strutturali (dalla Giustizia al Codice degli Appalti).



Insomma la bicicletta su cui deve pedalare SuperMario ha le ruote bucate e i cerchioni ammaccati. Purtroppo e' l'unico mezzo di locomozione rimasto in questo paese allo sfascio.

7 feb 2021

Draghi's Days




La fine ignominiosa della Repubblica dei Pagliacci ha resettato il quadro poltico italiano. Come puledri scalpitanti spasmodicamente fissati sul Mazziere del palio di Siena, gli aspiranti dignitari al Soglio di Draghi posizionano con sagacia rotondita' e ghiandole salivali per la nuova stagione politica.

Persino Grillo, il guitto del referendum sull'euro, si e' prostrato, mentre il Vate autore del libercolo piu' amato dai somaristi "Il Tramonto dell'Euro", ha abiurato alla marea di panzane vomitate per un decennio sulla moneta unica con un'umiliante intervista su La Stampa. In attesa delle decisioni sui ministri, il dibattito infuria sul dilemma governo tecnico o governo politico, sul supporto aperto o discreto di questo o quel partito, sui plenipotenziari ammessi all'Olimpo di Palazzo Chigi. Conte dal canto suo dopo l'ultima replica a soggetto col suo triste banchetto pieno di microfoni ormai inutili, si e' rassegnato. La Cavalleria dei novelli Razzi e Scilipoti questa volta non ha ferrato gli zoccoli.


Appena insediato il governo Draghi dovrebbe intraprendere un'operazione verita' sullo stato dell'economia, sul vincolo esterno che il Recovery Plan ha stretto intorno al paese e sulle misure drastiche da mettere in opera per spegnere l'incendio.

1 dic 2020

Caro Giuseppi, fra un po' finisce il PEPPi





Uno dei migliori giornalisti europei, Udo Gumpel, partecipa a questa imperdibile puntata di Inglorious Globastards per esaminare un ampio spettro di temi: l'Unione europea, la Germania, la Bce, la sentenza della Corte Costituzionale tedesca, la pandemia e l'incombente rischio di una default dell'Italia.

L'economia italiana rimane a galla solo grazie al sostegno dell'Europa, altrimenti il Covid avrebbe dato il colpo di grazia ad un debito pubblico fuori controllo e a un sistema produttivo in declino da oltre tre decenni. Ma i media italiani ignorano totalmente un gigantesco elefante che si aggira, con barriti assordanti, per le auguste stanze del palazzone sito in via XX settembre a Roma: il PEPP, vale a dire l'allegro programma di acquisti massicci di debito pubblico da parte della Banca centrale europea, permette di derogare alle capital keys (cioè la quota che ogni paese dell'euro area detiene nel capitale della Bce), ma solo in via temporanea. Invece al popolo bue viene fatto credere che la Bce possa favorire l'Italia in eterno. Addirittura alcune moltitudini telelobotomizzate sognano che un bel giorno, come farnetica la nota testa di Sasso, la Lagarde potrebbe persino cancellare i debiti con un tratto di penna o con un click del mouse.

In pratica la Bce puo' comprare a piene mani i Btp italiani per alcuni mesi, ma poi questi acquisti non solo devono ridursi, ma per non derogare alle regole europee devono azzerarsi. Per quanto probabilmente alla prossima riunione del Consiglio Direttivo della Bce di questo mese, la dotazione del PEPP verra' aumentata e la scadenza prorogata a fine 2021, la sabbia nella clessidra sta esaurendosi.

In ogni caso il PEPP non potra' essere esteso all'infinito perche' violerebbe platealmente la sentenza della Corte Costituzionale tedesca che ha fissato paletti ben precisi per contrastare la deriva venezuelana a cui la classe politica italiana, quasi unanimemente aspira. Per questo torna in auge l'esproprio del risparmio, che la vaselina semantica delle scimmie al volante definisce "imposta patrimoniale". Si comincia con un'aliquota dello 0,2% sulle case di lusso tanto per mettere in moto e testare il meccanismo. Poi quando sara' ben oliato inizieranno a salire le aliquote e a scendere le soglie su cui si applicano.

22 nov 2020

Gli Stati Generali Allucinati






Qualche inveterato masochista appassionato alle vicende interne del Mo-vi-mento Cinque Staelle, fondato da Grillo e Casaleggio buonanima, si sara' accorto che alcuni giorni fa si sono svolti gli Stati Generali delle truppe superstiti.

In questo video decostruiamo il comunicato con cui l'Autoreggente Appisolato, al secolo Vito Crimi, annuncia alle masse dei perdigiorno folgorate sulla via dei Meet-Up (ma soprattutto del reddito di cittadinanza) i risultati del consesso. Un testo denso di fenomenale comicita' involontaria (tipica dei tromboni pomposi) in cui si blatera di "sottotavoli" e temi (presumibilmente di terza media), senza riuscire a fornire una sola informazione sulle conclusioni (rinviate a data da destinarsi).

Tra l'altro codesti Stati Generali dovevano eleggere un capo politico dopo che a gennaio, con la coda tra le zampe, Di Maio aveva gettato la spugna precipitosamente per non dover rendere conto dell'umiliante sconfitta annunciata nelle elezioni regionali dell'Emilia Romagna. Per mesi tutti i gerarchi grillin hanno farneticato se fosse meglio un capobranco unico o una cupola di cinque, sette o magari 50 membri.



A tutt'oggi non solo non e' stata eletta nemmeno la donna delle pulizie, ma nessuno, dicasi nessuno, ha osato candidarsi ufficialmente. Il neo-falegname Di Battista si agita come una raspa su una tavola di noce, ma ancora non sa che pesci pigliare, nemmeno il tonno nella famosa scatola. Si vocifera che sia stato il piu' votato tra i 30 rappresentanti eletti per raccontare le loro allucinazioni in video conferenza. Ma i dati ovviamente, come accade nelle sette o ai verbali delle indagini di mafia, sono secretati.

Dibba (che tra i quadrumani di governo nessuno sopporta) ha stretto un Patto di Acciaio arruginito con Casaleggio junior (sopportato ancora meno) per riprendersi la creatura fondata dal padre e che ora gli e' sfuggita di mano. Ma Di Maio e soci sono decisi a sbarazzarsi dell'Associazione Rousseau con cui Casaleggio li tiene al guinzaglio per potersi muovere liberamente con le alleanze e addirittura stringere un'alleanza di fatto con Berlusconi. Insomma il Mo-vi-mento evolverebbe in una squallida versione 2.0: il Partito Razzi & Scilipoti on Steroids.