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21 gen 2022

Il Derby "Caimani contro Draghi" per la Quirinal League




L'elezione del successore di Mattarella segna un nuovo zenith di squallore per un ceto politico che abbraccia il pregiudicato di Forza (gen)Italia fino al peone grullino, terrorizzato dal ritorno alla sua squallida vita privo della cadrega nella scatola di tonno che aveva promesso di aprire.
I media da mesi insaccano pagine e palinsesti di corbellerie sulle telefonate di Sgarbi per conto del Caimano, sui segnali inviati dalle sopracciglia di Draghi, sui vertici (o gli abissi) tra Letta e Conte, sulle trame di Di Maio, sulle chance degli eterni aspiranti (Amato e Casini), sull'asse Renzi - Salvini, o sulle stilettate tra Salvini e Meloni.
 
Nei retroscena, spesso inventati di sana pianta, si passano in rassegna mediocri pagliacciate spacciate per sofisticati disegni politici, dichiarazioni cervellotiche spacciate per segnali di apertura, candidature improbabili spacciate per mosse del cavallo (o più propriamente del somaro). Con il fallimento del cosiddetto progetto scoiattolo (ma non era mandrillo?) Berlusconi è uscito di scena ed è entrato in ospedale per accertamenti sulla salute. A questo punto il campo della politica è sgombro dalle scuse. Se la peggior classe politica del mondo civile riesce a trovare un briciolo di dignità scelga un personaggio quantomeno decente per rappresentarla sul fatidico Colle più alto. Non si illuda che Draghi possa fare in eterno da parafulmine o argine alla mediocrità o alla corruzione dilagante. L'Italia si trova sull'orlo di un baratro da cui può salvarsi solo impegnandosi sugli obiettivi del Recovery Plan che nel 2022 ammontano a 102, circa uno ogni due giorni lavorativi. E il Presidente della Repubblica su questa tabella di marcia non ha poteri, a parte la recita di qualche giaculatoria.