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20 apr 2025

Il Ponte di Corde Sfilacciate tra Meloni e Trump

Sono passati ormai diversi giorni ed i particolari sui risultati della visita della "Presidenta" #Meloni a Washington vengono ricostruiti con maggior nitidezza. Dopo il successivo colloquio col vice Presidente JD VAnce e un ulteriore fugace incontro in occasione dei funerali di Bergoglio -- possiamo tracciare un bilancio di questa attività da pontiere (ruolo a cui aspirano di solito i governi dei paesi che contano poco a livelo globale, militarmente e diplomaticamente). Il post di Giorgia sui social diffuso poco dopo l'evento esprimeva toni abbastanza neutri:

Lavorare insieme per costruire un Occidente più forte.
Oggi a Washington ho incontrato il Presidente Donald J. Trump. Un confronto leale e costruttivo su temi strategici: dalla sicurezza alla difesa, dalla lotta all’immigrazione illegale ai rapporti commerciali. Ho colto l’occasione per invitarlo a Roma, e sono lieta che abbia accettato. Sarà un’ulteriore occasione per rafforzare il dialogo tra le nostre Nazioni. L’Italia è sempre più protagonista in uno scenario internazionale che cambia rapidamente. E oggi, anche grazie al lavoro fatto in questi anni, il nostro punto di vista viene ascoltato e rispettato. Il legame tra Italia e Stati Uniti resta solido, vitale e decisivo per affrontare insieme le grandi sfide globali

E a suggello dell'incontro aveva postato

Grazie, Presidente Trump!
La collaborazione tra Italia e Stati Uniti si fonda su valori comuni e una lunga amicizia. Continueremo a lavorare insieme per rafforzare il legame tra i nostri popoli e affrontare con determinazione le sfide globali.



Però quando si tirano le somme al netto della retorica il carniere italiano risulta quasi vuoto, mentre quello americano include impegni abbastanza precisi sugli acquisti di gas liquefatto, di ordini nel settore difesa per i quali sono stati aumentati i capitoli di bilancio, investimenti in USA, abolizione della web tax e altre concessioni minori. Tu chiamala se vuoi politica della transazione, secondo l'approccio trumpiano ai dannni del più debole.

Nella migliore delle ipotesi si può osservare che Meloni incassa un apprezzabile successo di immagine (gonfiato come una mongolfiera dai media italiani) perché dal Rose Garden sembra essere il capo di governo europeo che condivide più convintamente il sostrato di pulsioni confusamente espresso da Trump e malamente messo in pratica in questi tumultuosi 100 gioni.

Probabilmente perché non ne comprende le implicazioni, né per l'Italia, né per l'Europa, né per la governance globale. Quindi alla prova dei fatti è un’adesione più formale che di sostanza. Sia come sia, Meloni è stata abile o furba ad evitare spunti polemici e a far percepire che la vicinanza ideologica non entra in collisione con l’Unione Europea nel momento in cui partono i negoziati sui dazi. Del resto il tirare a campare è la forza del melonismo di governo.

Se questi sono i frutti del "ponte" tra America e Italia, ci si poteva risparmaire il costo del kerosene bruciato dal volo di stato. Una dimostrazione se n'è avuta quando nei colloqui riservati a margine dei funerali di Papa Francesco nessuno dei grand si è sentito in dovere di coinvolgere Giorgia, nonostante tutto l'attivismo diplomatico di questi mesi.