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23 nov 2024

La Tragedia del Venezuela

Dopo aver perso le elezioni presidenziali del 28 luglio scorso, il dittatore venezuelano Nicolàs Maduro, ha rifiutato di cedere il potere e ha scatenato la persecuzione contro i suoi oppositori, spesso fabbricando deliranti accuse di spionaggio. Il vergognoso, sostanziale disinteresse degli USA e dei paesi europei, che si sono limitati alle solite sterili proteste e a inutili dichiarazioni di principio, ha di fatto permesso questo ennesimo stupro della democrazia.

La repressione interna si è intensificata e coinvolge persino ex fedelissimi dell'autocrate. Per terrorizzare e soggiogare la popolazione, ormai apertamente ostile, i militari controllano le singole chat sugli smartphone dei passanti nelle piazze e in posti di blocco appositamente allestiti. Se vengono trovati messaggi di critica al governo, o anche foto e video che possano indicare ostilità al regime, si viene arrestati e si rischiano da 15 a 30 anni di reclusione secondo la Ley contra el odio approvata nel 2017. Per il momento il regime ha retto all'ondata di proteste, mentre il vincitore delle elezioni Edmundo Gonzalez Urrutia è dovuto fuggire in Spagna e la leader dell'opposizione Marìa Corina Machado è alla macchia.



Sembra che la tragedia del Venezuela sia destinata a perdurare, ma Maduro e la sua cricca sono sempre più isolati a livello internazionale: persino i governi di Brasile e Colombia, in passato legati da un'amicizia che sconfinava nella complicità, hanno preso le distanze dalla dittatura chavista. Ne consegue che gli aiuti per tenere a galla l'economia di sussistenza per una popolazione alla fame sono sempre più esigui. Il regime sopravvive solo grazie al sostegno interessato della Cina, dell'Iran e della Russia.

Cinque giorni fa, dopo mesi in cui ha fatto sfoggio di cronica indecisione, l'Ammninistrazione Biden ha riconosciuto la vittoria di Urritia. Ciò implica che i rapporti tra i due paesi sono congelati. Anche all'interno qualche segnale di sfaldamento si percepisce. González Urrutia, ha dichiarato che il 10 gennaio — giorno dell’insediamento nel Paese sudamericano del capo dello Stato — tornerà a Caracas per assumere l’incarico. «La mia uscita dal Paese è solo temporanea», ha detto González Urrutia in una conferenza stampa in Spagna durante il Forum La Toja-Vínculo Atlántico.

«Il 10 gennaio è la data costituzionalmente prevista per l’insediamento e spero che quel giorno venga confermata la volontà popolare di otto milioni di venezuelani», ha spiegato. A margine del forum, González Urrutia ha incontrato anche il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, che ha ribadito il sostegno dell’Ue, dopo che il Parlamento europeo lo ha riconosciuto come vincitore delle elezioni di luglio. La nuova Commissione Europea che si insedia a dicembre dovrebbe dare assoluta priorità al dossier venezuelano, visto che la nuova "Ministra degli Esteri" Kaja Kallas ha un piglio molto più aggressivo del Bell'Addormentato Borrel.