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14 nov 2021

Rapporti Cina USA: non sarà l'untorello Biden a spiantar Pechino





A partire dalle Olimpiadi invernali del febbraio 2022 e fino al 20° Congresso del Partito Comunista nel corso dell'anno, la Cina sarà al centro dell'attenzione globale, mentre Taiwan rimane il terreneo di scontro più gravido di conseguenze. L'accordo con gli USA sui cambiamenti climatici firmato a Glasgow va interpretato in questo contesto: la Cina vuole proiettare un'immagine positiva che rafforzi il suo soft power (incommensurabilmente inferiore a quello degli USA). A questo scopo ha in programma una serie di eventi che esaltino la competenza, il potere e la superiorità del governo, ma soprattutto del partito sotto la guida di Xi Jinping. ormai lanciato verso il ruolo di novello Grande Timoniere.



I mandarini comunisti faranno di tutto per prevenire proteste alle Olimpiadi da parte di cittadini stranieri indignati dai campi di “rieducazione” cinesi nello Xinjiang o dalla repressione in Tibet o magari dalla distruzione della libertà a Hong Kong o infine delle minacce a Taiwan. Infatti una rigida “bolla covid" impedisce agli stranieri di essere spettatore. Sul fronte interno, qualsiasi disaccordo in seno al PCC sarà seguito da brutali purghe. Le democrazie occidentali, con l'America in stato confusionale, rimangono in trance. Biden e Xi si sono parlati in video conferenza, dopo mesi di frizioni e scambi di accuse. Ma la politica estera di Biden appare senza timone. Una nota della portavoce della Casa Bianca Jen Psaki afferma burocraticamente che "I due leader discuteranno i modi per gestire responsabilmente la competizione ... così come i modi per lavorare insieme dove i nostri interessi si allineano" ... "Il presidente Biden chiarirà le intenzioni e le priorità degli Stati Uniti e sarà chiaro e sincero riguardo alle nostre preoccupazioni".
Tradotto in italiano manzoniano, non sarà l'untorello Biden a spiantar Pechino.