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19 dic 2021

Nella corsa allo Spazio, l'Europa è destinata al ritiro





Mentre SpaceX invia nello spazio 40mila satelliti ad occupare le orbite più pregiate in Europa il settore spaziale (rigorosamente pubblico) si sveglia dal letargo e iniza a comprendere che il suo business model è finito. Il vettore Ariane ha costi esorbitanti rispetto a quelli di SpaceX che è fortemente concorrenziale proprio nel segmento di mercato a cui si rivolge l'ESA. Invece di rimboccarsi le maniche, nella migliore tradizione del vittimismo corporativo straccione, già si levano le lamentazioni per invocare un intervento pubblico salvifico. E' vero che non esiste un assetto globale di gestione del traffico spaziale per l'orbita terrestre bassa, fino a 2.000 km sopra la terra, dove stazionerebbe il grosso dei nuovi satelliti. Tuttavia aspettare che un accordo internazioanle fissi le regole equivale ad aspettare che i buoi siano scappati dalla stalla e magari già al mattatoio prima di chiudere le porte.



Di recente anche Marco Montemagno nel suo canale YouTube ha esaminato i piani di Elon Musk in vari settori (incluso Starlink). Il confronto con il panorama europeo dove si parla solo di pensioni e di sussidi è impietoso. Solo il governo britannico ha creato una joint venture tra Starlink e OneWeb, per creare una rete di centinaia o migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa, o LEO, per fornire banda larga a regioni remote ed isolate.