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26 dic 2020

Vieni Avanti, Brextino




Il negoziato sulla Brexit ha partorito un accordo che se non rappresenta l'estrema ipotesi di un'hard Brexit sicuramente va in quella direzione. . In sostanza per mantenere il controllo sull'immigrazione (il totem dei brexiter), il Regno Unito viene estromesso da tutti i programmi europei importanti, inclusi il mercato unico e l'unione doganale. Mantiene solamente l'esenzione dai dazi e dalle quote, ma cio' favorisce l'Ue che ha da decenni un surplus commerciale con i britannici di circa 107 miliardi di dollari l'anno. Il Regno Unito ha tenuto duro su questioni marginali ma di impatto mediatico tipo i diritti di pesca che contano per meno dell' 0.1% del Pil.

Il colpo piu' grave, oltre all'umiliante confine con l'Irlanda del Nord, e' l'abolizione del "passaporto" europeo per le istituzioni finanziarie, che incapperanno in mille ostacoli per servire i clienti sul Continente. E i trattati commerciali tra la Ue e altre economie o blocchi non si applicano piu' al Regno Unito che forse dovra' rinegoziarli ex novo, un incubo burocratico. In Scozia, dove la Brexit e' impopolare, il governo ha esplicitamente proposto un nuovo referendum per la secessione. Insomma solo un alcolizzato potrebbe vantarsi dei benefici che questo accordo apporta alla povera Albione. La Banca d'Inghilterra prevede che il Pil della Gran Bretagna subirà un calo dell'1% per effetto della Brexit nel primo trimestre del 2021. In 15 anni la perdita cumulata ammontera' al 4% del Pil.

Ma si tratta di stime ottimistiche. Con la reintroduzione delle frontiere, (occorrono 50mila doganieri in piu'), dei controlli e degli standards produrre beni oltremanica non e' conveniente. Pero' rimangono la musica pop e le birre al pub per consolarsi.