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2 dic 2023

Kissinger: Per l'ardua sentenza non attendiamo i posteri

Kissinger è stato uno dei protagonisti della fase più complessa della Guerra Fredda, quando l'Occidente doveva fronteggiare le minacce esterne e soprattutto la Quinta Colonna dell'URSS nell'accademia, nei media e nei partiti politici che in Europa erano apertamente ostili alla società aperta e infiltrati da agenti del Cremlino.

Il suo più grande successo fu la diplomazia del ping pong che riaprì le relazioni con la Cina, sottraendola all'abbraccio dell'URSS. Il suo peggior fiasco fu il trattato di pace con il Vietnam che portò alla peggiore umiliazione che gli USA abbiano mai subìto in campo militare. A Kissinger dalla sinistra vengono imputate le peggiori nefandezze, a cominciare dal golpe di Pinochet in Cile, ma in realtà Kissinger dovette plasmare il corso della diplomazia americana in un momento caotico e con il prestigio globale degli USA nel suo momento peggiore.



La sua figura per molti aspetti è sopravvalutata se guardiamo ai risultati, ma essere stato l'oggetto di odio virulento e altrettanto intenso prestigio lo hanno reso una figura iconica, quasi unica tra i grandi diplomatici. Ma a voler essere franchi il suo amico George Schultz fu un Segretario di Stato molto più efficace e uno statista a tutto tondo (in politica ed in economia) di gran lunga più illustre e di maggiore esperienza. Ma Kissinger ha mantenuto comunque un ruolo pubblico fino alla fine dei suoi giorni.

Due anni fa aveva pubblicato un libro sui pericoli dell'Intelligenza Artificiale con l'ex CEO di Google Eric Schmidt e Daniel Huttenlocher, il Dean dello Schwarzman College of Computing del mitico MIT. Il libro sostiene che i sistemi di intelligenza artificiale sono diventati così potenti, così intrusivamente integrati nelle attività quotidiane e così imprevedibili che, senza una certa lungimiranza e gestione, le "trasformazioni epocali" che produrranno potrebbero mandare la storia umana in una direzione pericolosa. Durante la pandemia Kissinger era intervenuto nel dibattito pubblico con autorevolezza affermando che la pandemia gli aveva riportato alla memoria la sua esperienza di giovane soldato durante la Seconda Guerra Mondiale quando il pericolo incombeva e colpiva in modo casuale. Notando che il coronavirus stava affligendo l'umanità su una scala e un'intensità senza precedenti, preconizzò senza mezzi termini: "L'unità e la prosperità delle nazioni si basano sulla convinzione che le istituzioni statali possano prevedere i disastri, prevenirne gli effetti e ripristinare la stabilità". "E quando la pandemia di coronavirus finirà, molte istituzioni pubbliche saranno viste come fallimenti."

Sull'invasione dell'Ucraina Kissinger aveva inizialmente invitato a negoziare con Putin, ma dopo qualche mese si era ricreduto di fronte alla barbarie dell'esercito e dei mercenari russi. Sulla Kissinger sta scrivendo il terzo volume della sua biografia Niall Ferguson, che probabilmente sarà il suggello definitvo sulla sua figura.