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19 mar 2022
Putin abbaia, le sanzioni mordono
La guerra lampo non ha avuto il successo sperato da Putin. L'invasione è entrata in una fase di guerra di posizione, con attacchi di crescente intensità contro la popolazione civile rimasta nelle città. Questa escalation non sarà priva di conseguenze perché le richieste di incriminazione per crimini di guerra sono già partite e la Corte Internazionale di Giustizia ha intimato la cessazione delle operazioni. Del resto anche per i crimini commessi nella guerra in Georgia ci sarebbero evidenze schiaccianti contro Putin. Gli esiti dell'invasione rimangono incerti, ma anche una vittoria nelle battaglie campali non assicura agli invasori il controllo del territorio. Putin abbaia minacce al mondo, ma per il momento a mordere sono le sanzioni che hanno anchilosato l'economia russa. Con l'arrivo delle armi più sofisticate dall'Europa la superiorità dei russi potrebbe essere seriamente intaccata. Per questo i complici dello psiconano judoka in Occidente (compresa l'Italia) invocano l'equidistanza (che in pratica significa dare la vittoria a Putin) e aborrono l'invio delle armi alla Resistenza ucraina.
A Mosca, sia pur dissimulato e coperto dalla propaganda del regime, regna il pessimismo sull'esito dell'invasione che travolgerà la nomenklatura. Nel clima di congiure e sospetti (con voci di siluramenti ed arresti ai vertici) anche i fedelissimi di Putin iniziano ad accusarsi reciprocamente per sottrarsi alle responsabilità.
Il patetico comizio di Putin nello stadio gremito di figuranti, lacché e comparse pagate, infarcito di farneticazioni e minacce, propone un paragone impietoso con l'eroismo di Zalensky che incita la sua gente alla difesa e viene invitato a parlare in tutti i Parlamenti del mondo libero.
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