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20 giu 2021

Biden e Putin





I vertici USA - Russia di solito evocano la triste nostalgia della Guerra Fredda, ma il recente tête-à-tête di Ginevra (appena dopo il G7 e la riunione NATO) ha generato momenti di inconsapevole umorismo. Ad esempio quando Biden ha pomposamente intimato a Putin di non attaccare con malware 16 obiettivi. Peccato che non si conoscano le misure che verrebbero adottate in caso di violazione. Dopo anni passati ad esecrare le intrusioni di matrice russa nei server email di Hilary Clinton, francamente sembra che i democratici nuovamente al potere abbiano scelto l'appeasement e la coda tra le gambe.



Immaginiamo con quale goduria Putin abbia ordinato ai suoi sgherri di concentrarsi su tutti gli ambiti esclusi dalla lista, ad esempio le autorità locali visto che la Casa Bianca (stando alle dichiarazioni ufficiali di Biden) non reagirebbe ad un attacco hacker al City Hall di Los Angeles. O condonerebbe un hackeraggio dei server di CNN. Del resto criminali russi hanno operato un sabotaggio dei sistemi IT dell'oleodotto che rifornisce la East Coast senza che a Putin venisse chiesto conto. Ancora più patetica l'appello a non uccidere Navalny detenuto in una prigione di massima sicurezza, come se la detenzione del capo dell'opposizione fosse una cosa tollerabile dal leader del mondo libero.

Insomma a Washington prevale il clima di appeasement verso Mosca nell'illusione di utilizzare il despota in funzione anti-cinese. Una specie di triangolazione opposta a quella operata da Nixon con la diplomazia del ping pong in funzione anti-sovietica. In questa ottica quindi il governo a stelle e strisce ha fatto enormi concessioni sul trattato nucleare mentre sui dossier caldi, dalla Siria alla Libia, passando per l'Iran si è limitato alle lamentele e alle richieste di buoni propositi. Spettacolo decisamente umiliante per una superpotenza che scopre di avere i piedi di argilla bagnata.

28 dic 2020

SPUTIN di VELENO



Il regime putiniano e' un misto di corruzione e autoritarismo, imperniato su un pactum sceleris tra una congrega di ex agenti del KGB. Alla retorica sovietica si e' sostituito un misto tossico di nazionalismo e mistiscismo religioso, ma la repressione violenta rimane quella dei tempi dell'URSS. Pochi giorni fa i sicari del Cremlino sono strati ridicolizzati in un video, dalla sua vittima designata, il leader dell'opposizione, Alexei Navalny (spacciatosi per un capo dei servizi segreti). Insomma l'assassino che aveva messo l'agente nervino negli indumenti di Navalny ha candidamente esposto nei dettagli allo stesso Navalny (non capendo di essere vittima di un tranello) il piano per assassinarlo.



L'aspetto inquietante e' che la banda di sgherri di Putin ha seguito Navalny per oltre tre anni prima di mettere a punto il tentativo di omicidio. Il video e' stato visto da decine di milioni di persone, pochi giorni dopo la tradizionale, oscena conferenza stampa di fine anno dove Putin risponde alle domande di lacche', zerbini e cortigiani assortiti. L'autocrate aveva affermato che in caso avesse inviato sicari ad eliminare Navalny, loro non avrebbero fallito. Insomma un disastro per l'immagine da duro tanto cara al Meo Patacca venuto da Leningrado.

La Russia rimane un paese arretrato e povero nonostante ricchezze naturali stratosferiche. Invece di usarle per diffondere il benessere tra la popolazione il governo le assorbe per l'ipertrofico apparato militare e soprattutto per la guerra cibernetica contro l'Occidente. Pochi giorni fa il Segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo ha rivelato che i russi hanno penetrato per anni a fini di spionaggio i server delle istituzioni federali. Purtroppo in Occidente si continua a sottovalutare la minaccia russa e le interferenze nelle elezioni dei paesi europei, dalla Francia al Regno Unito per finire all'Italia dove appannatasi la leadership di Berlusconi, e' arrivato Salvini a coprire il buco.