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2 dic 2023

#TikTok, un subdolo strumento della guerra ibrida cinese


Nel mio libro, Il Furto del MIllennio, un intero capitolo è dedicato alla guerra ibrida che la Cina ha ingaggiato contro l'Occidente servendosi, oltre agli strumenti tradizionali, anche dei social network.

Anzi il regime comunista cinese ha creato un social network, TikTok, proprio per acquisire dati sulla popolazione dei paesi occidentali e manipolare l'opinione pubblica sui temi di stretta attualità. E' urgente vietare l'uso di TikTok, come hanno iniziato a fare negli USA, per evitare che la Cina continui ad utilizzare questo subdolo strumento per la pesca a strascico di idiozia attraverso sistemi di intelligenza artificiale che confezionano messaggi ottimizzati con la profilazione degli utenti.

Peraltro TikTok non è ancora pienamente conforme alle nuove regole che l'Unione Europea sta per introdurre al fine di disciplinare i contenuti dei social, secondo i risultati di un test condotto dall'organo di verifica delle regolamentazioni. Quindi è un motivo ulteriore per bandire l'uso di TikTok se non si adegua alle disposizioni europee. E' arrivato il momento di dare una risposta brutale alla svolta maoista impressa alla Cina da Xi Jinping, l'autocrate che, con il terzo mandato da Segretario del Partito Comunista Cinese e Presidente della Repubblica Popolare, sta instaurando un nuovo culto della personalità nel regime comunista.

A questa emergenza avevamo dedicato una puntata di Inglorious Globastards che purtroppo è ancora drammaticamente attuale


28 ott 2021

La Censura Dei Social Media





Il Wall Street Journal ha iniziato da alcune settimane la pubblicazione dei Facebook Paper ottenuti tramite una whistleblower, ex dipendente del più famoso social network. Le migliaia di documenti sono poi stati passati anche ad altre 17 testate che li stanno esaminando. Per il più famoso social network del mondo, (che include anche Instagram e WhatsApp) emerge un quadro inquietante, che danneggia sia gli utenti che la società. Le accuse si incentrano sulla discriminazione degli utenti, la tolleranza per gli odiatori, la scarsa attenzione per gli effetti sull'autostima delle adolescenti, le interferenze nella politica.

Sempre il WSJ riportava che Google pratica commissioni sulla pubblicità digitale da due a quattro volte più onerose di quelle dei rivali. Quindi è palese che Google eserciti una posizione dominante su cui le autorità antitrust dovrebbero intervenire.



Ma più in generale il ruolo dei social media va inquadrato nell'influenza indebita che esercitano nel dibattito politico e nella libertà di espressione. La censura che essi esercitano senza alcun freno o controllo non può essere ulteriormente tollerata. I tentativi di riportare i social nell'alveo della legalità finora sono stati alquanto timidi: a livello federale il privilegio garantito dalla famigerata sezione 230 del Communication Decency Act non è stato mai seriamente contestato. Solo a livello statale, ad esempio in Indiana (https://immoderati.info/home-page/f/i...), si registra qualche iniziativa da cui però ancora non scaturisce alcun risultato.

Anche le reticenti audizioni di Mark Zuckerberg al Congresso o la recente testimonianza di una whistle blower sugli abusi di Facebook hanno scalfito lo strapotere dei giganti del web. Ian Bremmer su ha pubblicato su Foreing Affairs un lungo saggio (https://www.foreignaffairs.com/articl...) sui pericoli che queste entità rappresentano per la democrazia.

2 giu 2021

Il pensiero binario






Partendo da un articolo di Marco Bentivogli, ex sinacalista della CISL, spieghiamo come la becera semplificazione di temi complessi pervada il dibattito politico e forgi il consenso elettorale. Del resto lo aveva già spiegato, senza mezzi termini, Berlusconi ai tempi d'oro quando affermava che il pubblico è come un ragazzino di 11 anni nemmeno troppo intelligente. L'avvento dei social media ha esacerbato questa tendenza, almeno in alcuni segmenti dell'elettorato, ma non l'ha creata. Anzi la propaganda comunista, sin dagli albori del Manifesto di Marx, ha alimentato questo brodo di coltura dell'odio. L'Italia, da secoli terreno di scontro tra opposte tifoserie, proverbialmente classificate come guelfe e ghibelline, è il laboratorio per eccellenza di questa tendenza.



La polarizzazione a colpi di slogan costituisce infatti il modo più deteriore per influenzare le menti labili additando ossessivamente il nemico del popolo ad una massa frastornata e ignorante. Appena si cerca di rompere lo schema del pensiero binario partono le accuse di razzismo, di omofobia, di fascismo eccetera. La Cancel Culture che viene diffusa in America da frange estremiste ormai incistate ai massimi livelli del potere esecutivo sull'onda dell'elezione di Biden rappresenta solo l'ultima incarnazione di questa contrapposizione ideologica. La pandemia da Covid per esempio ha offerto una nuova dimensione dove un'armata di sedicenti esperti ha potuto esercitarsi nella quotidiana opera di scomunica dell'avversario. Tuttavia esistono dei casi in cui i distinguo sono una lo strumento per offuscare realtà cristalline. Ad esempio nel caso dell'atto di pirteria commesso dal dittatore bielorusso con l'appoggio del suo dante causa al Cremlino.

1 mar 2021

Il Tecno-Feudalesimo



I social media impiegano migliaia di content moderator che con l'ausilio di algoritmi di intelligenza artificiale dovrebbero eliminare i post e le immagini illegali, cruente, o in qualche senso sgradite al senso comune. Ma cos'e' il senso comune? E chi stabilisce cosa possa essere sgradito?

Per aver pubblicato su Facebook un post intitolato "Un Bazooka a Palazzo Chigi" (corredato da un fotomontaggio di Draghi con in mano un bazooka) Facebook ha il bloccato per 24 ore il mio profilo e cancellato il post che rimandava al video su YouTube. Il motivo? Secondo Facebook il post "viola i nostri standard in materia di violenza e istigazione alla violenza".
L'episodio si potrebbe derubricare a comica conferma della stupidita' degli algoritmi a cui Facebook ricorre per monitorare l'attivita' degli utenti. Invece purtroppo la faccenda riveste un'assoluta gravità. In primo luogo perche' un post simile con la stessa foto e lo stesso titolo era stato pubblicato in precedenza senza sollevare problemi. Ed era stato condiviso da decine di utenti. Quindi l'applicazione delle "regole" e' quanto meno approsimativa. In secondo luogo, parlando di istigazione alla violenza, Facebook e Twitter tollerano da svariati lustri minacce di morte, insulti, diffamazioni apologie di criminali e dittatori, gruppi di odiatori, esaltazione della violenza e quant'altro.

I social media operano legibus soluti grazie alla Sezione 230 del Communications Decency Act emanato nel 1996, concepita per tutt'altro scopo. Di sicuro non per concedere uno scudo legale ai fornitori di contenuti che si spacciano per piattaforme neutre. Ormai azzerare questo tecno-feudalesimo non e' piu' rimandabile perche' vilifica la democrazia e attribuisce un potere incontestabile a societa' private senza controllo. L'Amministrazione Trump aveva già proposto (tardivamente) un piano di riforma ormai abortito. Biden invece non sembra avere fretta.

25 ott 2020

Una Piovra chiamata Google?








Il Dipartimento di Giustizia del governo federale americano ha aperto le ostilita' contro Google, accusando la Regina del Web di aver "unto le ruote" di Apple, Mozilla, Samsung, Motorola, Verizon, ATT nonche' di altri big della rete, della telefonia e dell'IT. Ad esempio, in cambio di cospicui versamenti Google pretende che il suo motore di ricerca sia la scelta di default su browser, smartphone e quant'altro.

Al di la' del merito della questione, questa mossa del DoJ apre la stagione di caccia delle autorita' antitrust (possibilmente non solo americane) ai signori della Rete e dei social media.













La vicenda ricorda molto da vicino il caso che 20 anni fa fu aperto su Microsoft. All'epoca le conseguenze furono significative ma non esiziali per Bill Gates. Oggi la faccenda e' molto piu' complicata e molte fazioni politiche (sia a destra che a sinistra) sono ansiose di regolare i conti con i giganti del Web e della Borsa.

Anche i social media, che hanno goduto finora della protezione a prova di bomba offerta dalla Sezione 230 del Communication and Decency Act, potrebbero veder minati i privilegi acquisiti. Dunque l'effetto di questo attacco a Google plasmera' l'assetto legale di internet per tutto questo decennio.