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24 nov 2020

L'Australia nel Mirino della Cina





I rapporti tra Australia e Cina da anni non sono propriamente idilliaci a dispetto degli intensi rapporti commerciali che ammontano a 120 miliardi di dollari. Il novero delle frizioni e' cresciuto nel tempo e con l'avvento di Trump l'Australia ha imboccato decisamente una rotta di collisione con le sensibilita' cinesi. Ad esempio l'Australia ha bandito Huawei dalle infrastrutture 5G e approvato una legge contro gli investimenti stranieri (che colpiva soprattutto quelli cinesi).





Lo scoppio della pandemia ha esacerbato le tensioni. Ad aprile l’ambasciatore cinese a Canberra aveva criticato il governo australiano per essersi accodato alla richiesta americana di un’indagine internazionale sull’origine dell'epidemia di Covid-19. Il diplomatico aveva avvertito che compiacere gli Stati Uniti poteva essere “pericoloso”, perche' avrebbe comportato il boicottaggio delle importazioni australiane.

La faccenda si era stemperata, fin quando politici e media australiani hanno stigmatizzato l'espulsione di deputati di opposizione dall'assemblea legislativa di Hong Kong. Da Pechino e' partita una secca minaccia di ulteriori sanzioni commerciali. In pratica il governo cinese ha intimato agli importatori lo stop agli acquisti di almeno sette categorie di prodotti australiani: carbone, orzo, minerale di rame e concentrato, zucchero, legname, vino e aragoste (che per il 90% finiscono sulle tavole dell'Impero di Mezzo). Insomma Xi Jinping intende fare un esempio dell'Australia per dissuadere altri paesi del Pacifico dall'allinearsi agli USA. [Vedasi anche https://energiaoltre.it/carbone-australia-cina/]

La risposta di Canberra pero' ha lasciato pochi dubbi sulla determinazione a resistere al bullismo cinese:
"Il governo australiano prende decisioni valide nel nostro interesse nazionale e in conformità con i nostri valori e processi democratici aperti", ha detto un portavoce del Dipartimento degli affari esteri e del commercio. "Siamo una società democratica liberale con mezzi di comunicazione liberi e una democrazia parlamentare, dove i membri eletti ei media hanno il diritto di esprimere liberamente le loro opinioni".


Il governo britannico e' stato tra i pochi, se non l'unico, a manifestare solidarieta' ai cugini il cui capo di stato è ancora la Regina Elisabetta, stigmatizzando il bullismo cinese. Gli altri leader (incluso Trump) invece si sono trovati tutti uniti nella strategia dello struzzo.

Ma comunque le sanzioni cinesi hanno avuto un gravissimo effetto sulle esportazioni di vini australiani in Cina che praticamente si sono azzerate. Recentemente e' stato suggerito di impostare una strategia comune di reazione per tutto l'Occidente contro la Cina, in analogia all'articolo 5 del Trattato Nato. Ogni aggressione sul piano economico ad un paese membro deve essere considerata un'aggressione a tutti i membri dell'Alleanza e quindi innescare un processo di difesa comune imcentrato su ritorsioni commerciali. Nota: Per chi volesse un'analisi storico-politica approfondita sulle relazioni tra Australia e Cina consigliamo questo documento del Parlamento Australiano
https://www.aph.gov.au/sitecore/content/Home/About_Parliament/Parliamentary_Departments/Parliamentary_Library/Publications_Archive/CIB/CIB9697/97cib23