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La presidenza Biden è il primo caso di fantozziano autosiluramento politico-militare trasmesso in mondovisione, dopo avver dichiarato pomposamente e solennemente che a Kabul non si sarebbero viste scene che evocassero Saigon nel 1975.
I generali americani dal canto loro hanno fatto la stessa figura del collega irakeno il quale con i carri armati Usa alle spalle assicurava ai media che l'avanzata su Bagdad era stata respinta brillantemente. Ora dal Pentagono tutti gli zerbini in mostrine e stellette tirano fuori i memoranda e i rapporti con cui avevano avvisato il governo dei pericoli. Se esistsse il Premio Nobel per la Parata delle Chiappe più sfrontata non ci sarebbe competizione.
Quando le bordate arrivano persino dalla CNN, dal New York Times e dal Washington Post che si erano distinti nella propaganda a Biden è chiaro che la futura carriera politica sarà una via crucis disseminata di molte e penose stazioni. Ma il massacro mediatico non avviene solo in patria per la fine ingloriosa della guerra che per costi è superata solo dal secondo conflitto mondiale e dall'invasione dell'Iraq.
Nel video che accompagna questo post ci si fa beffe del poveretto dall'Australia e non solo per la catastrofe afgana. Da alcuni giorni dal laptop del figlio Hunter è emerso un video che lui stesso ha registrato in evidente stato confusionale sui suoi rapporti con prostitute altre faccende inquietanti in cui è coinvolto.
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23 ago 2021
22 ago 2021
Biden è afgani-stanco: il 25mo emendamento incombe
Per il resto del suo mandato Biden sarà perseguitato dalle immagini dell'aeroporto di Kabul che mettono fine malamente ad una guerra in cui sono stati sprecati trilioni di dollari. Spesso questo imponente flusso di danaro ha alimentato corruzione e malversazioni, e si spera che inchieste approfondite individuino chi ne ha indebitamente beneficiato.
Insieme alle giustificazioni puerili del Presidente e dei suoi ministri di fronte ai media diffonderanno un'aura di imbarazzante dilettantismo su tutta l'Amministrazione che faceva vanto della sua competenza dopo gli anni di Trump. Persino il clima idilliaco dell' "America is back" sta rapidamente volgendo in recriminazioni e contumelie tra alleati della Nato (che avendo come Segretario Generale un mediocrissimo socialistoide norvegese di nome Jens Stoltenberg si è coperta di uno spesso strato di indelebile ridicolo. Nessuno si è minimamente premurato di coinvolgere questa struttura nelle decisioni sul ritiro.
Ecco cosa ha scritto in proposito Tony Blair, leader di sinistra e alleato di ferro degli Usa:
"Abbandonare l'Afghanistan e il suo popolo è un atto tragico, pericoloso, non necessario, che non corrisponde ai nostri interessi né a quelli del Paese e della sua gente. A seguito della decisione di restituire l'Afghanistan nelle mani dello stesso gruppo che ha provocato la carneficina dell'11 settembre in un modo che sembra quasi studiato apposta per evidenziare la nostra umiliazione"Come se non bastasse l'esercito in rotta ha lasciato un'enorme dotazione di materiale bellico ai nemici! Armi moderne leggere e pesanti, automezzi, blindati, elicotteri e velivoli! Il tutto ben riposto negli aeroporti, nelle basi militari, nei magazzini e nelle caserme graziosamente trasferite ai talebani. Il nuovo regime di Kabul quindi ha a disposizione armamenti tra i più sofisticati al mondo. I sondaggi registrano un crollo verticale nella popolarità di Biden nonostante la maggioranza degli Americani mostrino scarso interesse per la politica estera e sono tendenzialmente contrari a conflitti prolungati.
Le ripercussioni negative del fiasco tenderanno a far deragliare anche l'agenda di poltica interna dove i risultati poco esaltanti già sollevano ampi dubbi: in particolare inflazione e gestione degli immigrati danno abbondanti munizioni politiche all'opposizione repubblicana in vista delle elezioni di mid-term a novembre del 2022.
Se il Grand Old Party riacciuffasse la maggioranza, perlomeno in Senato, Biden diventerebbe un'anatra zoppa fino al 2024. Per questo sussurri e grida sulla sua salute e si stanno intensificando, rinnovando un tema che nella campagna elettorale era stato tenuto abilmente in secondo piano. Del resto quando il suo amico e sodale George Stephanopoulos (abile reggimicrofono democratico) gli ha chiesto in un'intervista TV tramsmessa da ABC News un commento sui corpi precipitati dagli aerei in decollo Biden ha risposto: "Ma questo era quattro giorni fa, cinque giorni fa!"
La giustificazione sarebbe oltraggiosa in ogni corcostanza, come se il passare dei giorni attenuasse le colpe e cancellasse le responsabilità. Ma l'aspetto preoccupante è che fossero passati appena due giorni e il Presidente sembrava aver perso la nozione del tempo. Insomma si inizia a parlare del 25 emendamento della Costituzione che prevede la rimozione di un Presidente non in grado di intendere e di volere.
20 ago 2021
Gli effetti della variante Delta quando manca il vaccino
Cosa succede quando la variante Delta si diffonde tra una popolazione dove i vaccinati sono una sparuta minoranza? L'esperienza del Vietnam ci fornisce la risposta.Quando la variante Delta (molto più contagiosa) è entrata prepotentemente in quel paese, a cavallo tra maggio e giugno 2021, la situazione è diventata molto simile a quella in Europa e Usa della primavera 2020. Il governo ha dovuto emanare misure drastiche come lockdown, quarantene divieti sui mezzi di trasporto pubblici e permessi per circolare. Invece in Europa grazie alla protezione dei vaccini la variante Delta non ha provocato un nuovo disastro.
Ma nonostante tutte le ferre imposizioni l'emergenza sanitaria è fuori controllo. Agli inizi di luglio la media mobile a 7 giorni deile morti quotidiane si contava sulle dita di una mano. Ora i decessi superano abbondantemente quota 300 con oltre 9000 casi registrati ogni giorno. Ovviamente si tratta di cifre che sottostimano di molto il fenomeno in un paese dove i tamponi non sono certo diffusi e la gente muore di Covid spesso senza aver nemmeno visto un medico.
14 ago 2021
Il morbo infuria, il Green Pass manca, in spiaggia sventola bandiera gialla
Partiamo da alcuni fatti incontrovertibili per mettere a fuoco il dibattito sul Green Pass, mentre per colpa di squinternati irriducibili no vax si ricomincia a riparlare di zone gialle.
I vaccini sono efficaci: chi è completamente vaccinato si ammala e muore almeno dieci volte di meno rispetto ai no vax secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità che coprono il periodo Aprile - Agosto 2021 oltre ad analoghe statistiche raccolte in tutto il mondo.
I vaccini non favoriscono l'insorgenza delle varianti, anzi la prevengono. Le varianti sono frutto di mutazioni casuali che si sviluppano quando il virus ha l’occasione di infettare nuovi organismi. Il soggetto vaccinato limita questo fenomeno. Pertanto le varianti originano prevalentemente nei novax e infinitamente meno nei vaccinati. Chi ha sentito parlare di Darwin sa bene di cosa si parla. La variante Delta è tre o quattro volte più contagiosa del ceppo originario di Wuhan (di cui ancora non si è accertata l'origine).
I vaccini non debilitano il sistema immunitario. I vaccini da oltre due secoli servono proprio a rafforzare la risposta immunitaria dell'organismo. Chi diffonde bojate per ribaltare solidissime evidenze scientifiche con squallide comparsate su youtube o post deliranti sui social è un demente pericoloso.
Anche se nei giovani i sintomi non sono gravi non è inutile, o addirittura dannoso, che si sottopongano alla vaccinazione. E' comunque utile perché il long-Covid (le conseguenze a distanza della malattia) devastano anche loro e perché i giovani, contagiandosi, contribuiscono al contagio malattia e alla proliferazione delle varianti.
I vaccini non modificano il DNA. Chi afferma il contrario si mette sullo stesso piano di chi crede alle sirene, al Metodo Stamina e alle scie chimiche. Alla luce di queste considerazioni, richiedere il Green Pass per attività della vita di tutti i giorni (esclusi quindi medici e insegnanti per i quali vale l'obbligo), costituisce una violazione di diritti fondamentali? La risposta dipende da come si intende il vivere civile. Se lo si intende come affermazione di libertà personali che prevalgono sul diritto degli altri di non essere danneggiati, allora la risposta è chiara.
11 ago 2021
La Tunisia sull'orlo della guerra civile
Il 25 luglio il Presidente della Repubblica tunisina Kaïs Saïed, dopo una riunione di emergenza con i vertici militari, e della sicurezza interna ha destituiito il Premier Hichem Mechichi e vari ministri, sospeso il Parlamento (e l'immunita' parlamentare) avocando la direzione della Procura della Repubblica per indagare personalmente sulla corruzione dei politici. Infine ha assunto il potere esecutivo nominando un nuovo primo ministro, Ridha Ridha Garsallaoui.
Kaïs Saïed, per giustificare questo terremoto politico ha invocato l'art. 80 della Costituzione che gli conferisce ampi poteri in situazioni di emergenza. Nel caso specifico, secondo Saïed, l'emergenza è determinata da una triplice confluenza di fattori: la pandemia, la crisi economica (-8.8% la caduta del Pil nel 2020) e la corruzione endemica.
Probabilmente a far precipitare la crisi è stata il rapporto della governatore dellla Banca Centrale della Tunisia, Abbasi, secondo cui il paese è in una spirale di tipo venezuelano o libanese (per rimanere nel bacino del Mediterraneo). La Tunisia ha appena rimborsato un prestito da 500 milioni di dollari agli USA contraendo un debito con le banche locali a un tasso elevato.
Ad agosto è previsto un altro rimborso di 500 milioni di dollari, ma le casse dello stato sono vuote e con un debito pubblico che ha raggiunto il 91% del Pil solo un intervento del FMI può evitare il tracollo. La riforme chieste da Washington sono pesanti: in particolare eliminazione dei sussidi e lo sfoltimento degli 800mila dipendenti pubblici (che rappresentano una zavorrra insostenibile pari al 17% del Pil). Il potente sindacato UGTT le vede come una minaccia esistenziale ed evoca rivolte nelle strade.
Se la Tunisia fallisce inizia il calvario della ristrutturazione dei debiti. L'accesso ai mercati internazionali sarebbe bloccato e con esso gli investimenti strutturali. La Tunisia ha chiesto sostegno alla Libia (che non è messa meglio), al Qatar, alla Turchia, alla Banca Africana di Sviluppo ma senza ottenere nulla di concreto.
Ovviamente sono partite immediatamente le reazioni di chi grida al colpo di Stato soprattutto dal partito islamista Ennadha che ha la maggiornaza relativa in Parlamento.
Tuttavia larga parte della popolazione (specie i giovani), stufa di una classe politica inconcludente e corrotta, appoggia l'operato del Presidente. Il motivo oltrepassa le motivazioni economiche: questa crisi è parte di una contesa molto più ampia che infuria in tutto il mondo arabo e islamico tra i Fratelli Mussulmani (sostenuti da Turchia) e Qatar e i governi laici e secolari. Insomma le tensioni rischiano di sfociare in una guerra civile che rischia di investire anche l'Italia con un flusso di rifugiati.
10 ago 2021
Kafka incontra Bolkenstein
L'odio per la libera concorrenza nel Belpaese è un tratto caratteristico che accomuna politici, media, magistratura, accademia, corporazioni, sindacalisti e burocrati. La sola menzione del termine provoca una violenta fitta al fegato con conseguente squirting di bile. Concorrenza, privatizzazioni, meritocrazia, impresa sono parole scurrili nei salotti buoni e nei convegni di mezze tacche imbullonate in posizioni apicali grazie ai servigi inconfessabili resi agli esponenti del sottobosco politico.
La direttiva EU, conosciuta come Bolkenstein, il Commissario che la emanò nel 2006, impone che le concessioni pubbliche siano messe a gara periodicamente e vieta i rinnovi automatici delle medesime.
Da 15 anni tutti i governi italiani di destra, sinistra, populisti e sedicenti europeisti hanno sabotato pervicacemente la sua applicazione. Ne è scaturita una kafkiana sequenza di interventi tra TAR, CEDU, Consiglio di Stato, Procure, Autorità Antitrust, Regioni, Comuni. Mancano esercito, Sismi, Comitato Tecnico-Scientifico e Protezione Civile, ma non si esclude di coinvolgere anche queste onorate istituzioni.
Ad ottobre dovrebbe essere pronunciata in materia la Madre di Tutte le Sentenze. Ma visto lo stato pietoso della Giustizia italiana difficilmente si metterà la parola fine a questa saga dell'assurdo. Ci sono circa 17 mila concessioni in ballo, con un indotto che per molte realtà locali rappresentano la maggiore fonte di sostentamento.
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