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2 mag 2021
Vino, Passaporto Vaccinale, Turismo e Ripresa
La ristorazione (in particolare quella legata ai flussi turistici) ha subito un tracollo, molto peggiore in Italia rispetto agli altri paesi avanzati. Un effetto collaterale è stato il calo delle vendite di alcolici nei locali,compensato in parte dall'aumento delle vendite nella grande distribuzione. Per questo motivo il mercato vinicolo assume il ruolo di indicatore della ripresa economica post pandemia. Inoltre la ripresa dei consumi in Italia è legata al turismo, ma al momento non esistono accordi internazionali sul passaporto vaccinale e quindi sulla libertà di movimento. L'Unione Europea ha presentato una proposta di passaporto green ma per l'implementazione siamo ancora in alto mare.
Anche le esportazioni languono. Tipicamente i produttori italiani fanno fatica a espandersi nei mercati internazionali, in particolare in Cina, dove i francesi hanno una posizione dominante grazie ad un eccellente branding sostenuto dal sistema paese e dalle istituzioni pubbliche.
Il Grande Fratello fiscale nel PNRR
Il PNRR include alcuni impegni sulla riforma fiscale che dovrebbe essere presentata dal governo in Parlamento entro il 31 dicembre. Si tratta di poca roba male abborracciata scritta probabilmente dall'Agenzia delle Entrate o sotto dettatura dei suoi funzionari in un delirio di stampo orwelliano.
Il punto centrale e' un inasprimento del contrasto all'evasione attraverso metodi sempre piu' sofisticati per controllare i cittadini attraverso i l'analisi dei conti bancari con sistemi di intelligenza artificiale e machine learning. In altri termini verremo sorvegliati ogni minuto in modo da fornire una scusa plausibile ai gabellieri per aprire un'indagine.
Nel PNRR non si fa menzione degli abusi perpetrati ai danni dei cittadini da un sistema tributario che calpesta i più elementari diritti dell'individuo attraverso un contenzioso di stampo nazi-kafkiano. Invece sarebbe stato giusto partire dallo Statuto del Contribuente a cui andrebbe conferito lo status di legge costituzionale.
11 apr 2021
La Libia volta pagina, l'Italietta no
Dopo 10 anni di guerra civile in Libia da qualche settimana si è instaurato un governo di unità nazionale sotto l'egida dell'ONU e la speranza di un ritorno alla vita normale non è più un miraggio. Per poter capitalizzare su questo sviluppo il Presidente del Consiglio Draghi ha dedicato la sua prima missione internazionale alla nostra ex colonia. Purtroppo però riannodare i rapporti e cercare di riparare i danni fatti da tutti i governi che si sono succeduti dalla caduta di Gheddafi non sarà facile. L'Italia nella crisi libica è diventata lo zimbello del Mediterraneo. Un paese inaffidabile e pavido che abdica ai suoi impegni e orienta la politica estera quasi solo in funzione dei flussi migratori perché fanno aumentare l'audience dei TG e delle trasmissioni spazzatura.
Su tutto il resto i governi italiani, a cui l'America e la comunità internazionale avevano conferito un ruolo di leadership nella gestione della crisi libica, hanno dimostrato soltanto di saper infilare la testa sotto la sabbia e alimentare un fiume di vacui ritornelli buoni per riempire le scartoffie inutili degli archivi diplomatici.
Grazie alla vigliaccheria italiana in Libia si sono installati militarmente Russi e Turchi che hanno riempito il vuoto di potere con una manciata di soldati e qualche mezzo militare obsoleto e mentre Di Maio pensava a litigare con Dibba e Casaleggio, hanno rafforzato la propria presenza militare rispettivamente in Tripolitania e Cirenaica. Grazie a questa scaltrezza e nonostante siano due paesi in crisi profonda si siederanno al tavolo della pace da vincitori mentre il governo italiano favoleggia di autostrade e altri progetti senza avere un dinaro da mettere sul piatto.
L'imposta globale sui profitti e la natura della democrazia
La proposta al G20 della Segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen di istituire a livello globale una tassa minima del 28% sui profitti societari riapre il dibattito sulle imposte delle multinazionali, la concorrenza fiscale tra stati e la concorrenza sleale tra over the top che possono scegliere il domicilio fiscale e le aziende tradizionali che non possono sfuggire al fisco nazionale. Agli effetti pratici la mossa serve come bastone brandito dall'Amministrazione Yellen per convincere le aziende americane a rimpatriare i profitti altrimenti verranno colpite ugualmente nel portafoglio. Una nemesi molto brutale per i signori dell'Hi-Tech che hanno tirato entusiasticamente la volata a Biden avversando Trump con mezzi leciti ed illeciti. Uno strepitoso esempio di tafazzismo da parte dei geni di Silicon Valley.
Sull'argomento è intervenuto, con un articolo su La Stampa, Carlo Cottarelli asserendo (con ragione) che la concorrenza fiscale in realtà è un privilegio surretizio goduto dai paesi piccoli che rinunciando all'esiguo gettito fiscale estratto dalle aziende nazionali, possono ottenere enormi benefici attirando le grandi multinazionali. E ha anche ricordato la vecchia proposta per una World Tax Organization presentata da Vito Tanzi, suo predecessore al vertice del Dipartimento Fiscale del Fondo Monetario Internazionale.
Però un'agenzia globale sul prelievo fiscale, dovrebbe avere come controparte anche un'agenzia globale sulla spesa che fissi un limite alla possibilità dei governi di spendere le risorse espropriate ai contribuenti. E magari stabilisca anche delle best practices mondiali sui criteri e sull'efficienza dela spesa pubblica. Altrimenti la democrazia diventa un sistema di selezione delle classi dirigenti in base alla loro capacità di sottrarre risorse a una parte della società per distinarle alle lobby piu' potenti che gestiscono cospicui pacchetti di voti.
Insomma la democrazia classica con la tripartizione dei poteri viene sostituita da una lotta tra bande che si contendono il denaro pubblico e stabiliscono le regole per legalizzare il furto con la scusa della redistribuzione.
10 apr 2021
I Paria del Lockdown col miraggio dei ristori
Non e' la prima volta che scoppiano le proteste di piazza degli invisibili del Covid, quelli senza tutele, i ristoratori non ristorati, gli ambulanti a cui è proibito deambulare. Però l'universo del lavoro saltuario, non garantito e in parte in nero, sembra aver perso la pazienza. Non fosse altro che dopo un anno di sofferenza sono finiti i risparmi e le giaculatorie governative suonano beffarde. La vacua bojata dell'ultimo sacrificio che si trasforma inevitabilmente nel penultimo getta bisoni di benzina sull'incendio della rabbia. Insomma il treno delle promesse è deragliato senza aver raggiunto alcuna destinazione.
Un anno in cui le misure strutturali (dai trasporti pubblici più frequenti all'assistenza domiciliare) sono state colpevolmente trascurate, o, peggio, sostituite dai sussidi per il monopattino, dai banchi a rotelle, dai bonus vacanze, dalle conferenze stampa di Arcuri, dalle promesse di riaperture a Natale e Pasqua e dalle migliaia di dichiarazioni di ministri e parlamentari di infima caratura.
I segnali di rivolta tra la piccola borghesia che magari ricorre ai sotterfugi per necessità, ma non è disonesta e vuole orgogliosamente vivere del proprio lavoro ormai sono troppo diffusi per poter essere derubricati a occasionali manifestazioni di gruppuscoli marginali.
7 apr 2021
I fronti caldi nel mondo
I consumatori cinesi boicottano le imprese occidentali che criticano la repressione degli Uiguri, ma il mondo mussulmano che si indigna per ogni frizione o discriminazione religiosa in Occidente non leva alcuna protesta per il trattamento inflitto ai correligionari dalle autorità cinesi. Anzi l'Iran firma un corposo accordo economico da 4oo miliardi di dollari con Pechino. Intanto in America l'amministrazione Biden dopo gli 1,9 trilioni di dollari di sussidi a pioggia sta mettendo in piedi un ciclopico programma di infrastrutture: altri 2 trilioni di spesa da finanziare stampando dollari. Dopo Obama e Trump, Biden è il terzo Presidente di fila che inizia il mandato fantasticando di piani faraonici. Finora i risultati sono stati nulli. Non c'e' due senza tre? In Italia invece l'ex Avvocato del Popolo e' diventato il curatore fallimentare dei M5S, ormai sminuzzati in mille schegge impazzite, nel vano tentativo di mantenere l'agognato seggio. Grillo, deciso a rintuzzare la fronda Dibba-Casaleggio, ha ribadito che il limite dei due mandati non si discute. Tra i parlamentari la reazione è stata simile a quella di un indemoniato alla vista dell'Esorcista munito di aspersorio.
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