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27 lug 2021

Crociere, Turismo e Green Pass





Il turismo stava lentamentamente risalendo la china quando e' arrivata la variante Delta, o indiana che dir si voglia. Adesso di nuovo la stagione turistica è a rischio soprattutto se la canea novax non viene messa in condizioni di non nuocere. Il settore crocieristico in questo senso ha costituito un modello di efficienza per chi voglia viaggiare in sicurezza.

La Riforma Cartabia è l'aspirina con cui il governo pretende di curare la lebbra





Immaginate di possedere un catorcio di autovettura: motore con cilindri grippati, carrozzeria arrugginita, pneumatici quasi senza battistrada. Un bel giorno in preda ad un impulso di efficientismo decidete di affrontare il problema.

Ma invece di riparare il catorcio o di comprarne un'auto nuova decidete che ridurrete i tempi di percorrenza da casa all'ufficio, dopo aver pulito il parabrezza e oliato la serratura dello sportello. E promettendo di cambiare la manovella degli alzacristalli posteriori.



Il catorcio e' la Giustizia italiana. La riforma Cartabia si limita a decretare una riduzione dei tempi di prescrizione senza affrontare sostanzialmente le cause delle lungaggini processuali. In pratica, modificare i tempi della prescrizione senza di rimediare alle storture di quel guazzabuglio mefitico chiamato Codice di procedura penale è una tragica presa in giro. Da un ex Presidente della Consulta, aspirante alla Presdienza della Repubblica, ci si aspettava francamente di molto meglio.

Vi sono casi eclatanti di errori giudiziari rimediati dopo venti anni, Procure in mano a organizzazioni di malaffare, un CSM preda di guerra tra correnti e potentati. Di tutto questo la riforma non si occupa. Pensavamo di esserci lasciati alle spalle la stagione delle scimmie al volante. Ma non si sa se per pavidita', fretta, incompetenza o altro, la Cartabia sta sprecando un'occasione epocale offerta dal Recovery Fund per rifondare la Giustizia italiana e rimetterla al passo con quella dei paesi minimamente civili. Una delusione cocente che l'Italia delle persone oneste non meritava.

13 lug 2021

Riforma della giustizia in Italia & tasse sui profitti globali





Una delle riforme chiave richieste all'Italia dalla Commissione Europea nell'ambito del Recovery Plan è quella del sistema giudiziario, sia penale che civile. Come avevamo già anticipato mesi fa, il progetto presentato la scorsa settimana dalla ministra Marta Cartabia non è particolarmente ambizioso. In sostanza si concentra su un punto importante (anche se politicamente incandescente) come la prescrizione, abolita dal suo predecessore pentastellato DJ Fofo, al secolo Alfonso Bonafede (grande sponsor di Conte all'interno del M5S).



Per il resto la Riforma Cartabia non affronta alcun nodo centrale, lasciando tutto l'impianto praticamente inalterato. In sostanza tralascia il vero nodo: la durata abnorme dei processi e delle cause civili per effetto di codici farraginosi e demenziali. E anche la soluzione concepita per reintrodurre la prescrizione rischia di lasciare milioni di reati impuniti. A voler essere maliziosi, sembra che la Cartabia abbia maggiormente a cuore le sue chances di elezione alla Presidenza della Repubblica che i rimedi ai problemi controversi che strangolano l'economia italiana. Insomma l'ex "Presidenta" della Corte Costituzionale suona sempre la stessa musica con minime variazioni e molte stecche.



Nel frattempo il G20 dei ministri delle finanze, riunito a Venezia sotto la presidenza di turno italiana, ha compiuto un altro significativo passo avanti nell'istituzione di una imposta globale sui profitti. Per il momento la quantita' di fumo supera quella dell'arrosto. Passeranno anni prima che le amministrazioni dei vari paesi si mettano d'accordo sui criteri da adottare per allocare i proventi.

27 giu 2021

Una Settimana Incandescente





A Hong Kong Apple Daily l'ultimo quotidiano pro-democrazia ancora in vita viene chiuso d'imperio dal regime di Pechino, nel silenzio generale. Solo Biden accenna a qualche timida protesta, ma al momento le priorita' della sua amministrazione sono di altra natura, squisitamente interna. Il programma economico risulta indigesto al suo stesso partito, dove l'attacco dell'ala sanderista (al comando della Ocasio Cortes) contro la Vice Presidenta Kamala Harris sulle politiche di accoglienza dei migranti e' stato senza precedenti.



Nel suo viaggio in Centro America la Harris aveva intimato ai poveri di non incamminarsi verso il Rio Grande perche' l'America non li avrebbe potuti integrare. Un discorso in stile perfettamente trumpiano su cui, quando erano all'opposizione, si scagliava l'esecrazione dei democratici. Un'altra tegola per la popolarita' del Presidente sono i dati recenti sui crimini violenti che in tutte le metropoli principali dell'America sono in crescita esponenziale dopo mesi di vilipendio verbale e aggressioni contro i poliziotti.

Nel frattempo in Italia il clima politico già rovente sul disegno di legge Speranza Boldrini Zan si è fatto incandescente dopo la nota diplomatica del Vaticano che invocava il Concordato. Draghi se n'è lavato le mani ma le polemiche tra i partiti che lo sostengono sono al vetriolo.

Parimenti al vetriolo e' lo scontro tra Grillo e Conte sullo Statuto della setta pentastellata, nata dal Vaffa e finita a Vaffa reciproci.

20 giu 2021

Una domanda su Stalin per Isabella Conti



Ad Isabella Conti candidata per le odierne elezioni a Sindaco di Bologna contro il grigio burocrate di partito designato dal PD è stato chiesto via social se metterebbe fine alla vergogna della toponomastica bolognese dove ancora esiste Via Stalingrado (oltre che via Lenin). L'aspirante portatrice di una ventata di novità si è ben guardata dal rispondere, adottando lo stile "sardina in barile". La questione sarebbe marginale se le primarie si incentrassero su uno straccio di programma. Invece, escluso qualche mediocre afflato identitario e gli asili che la Conti si vanta di aver aperto a San Lazzaro si dibatte di piste ciclabili e limiti di velocita' a 30 Km/h in città. Roba su cui nemmeno la satira di Crozza osa infierire.



Il gregge di sinistra è abituato a votare seguendo l'imbeccata del partito-pastore e dei suoi cani da guardia, però rimane fedele alle radici. Basti pensare che ancora si celebrano le Feste dell'Unità, giornale quotidiano pluri-fallito ignominiosamente e oramai scomparso da molti anni. Il mito di Stalin rimane un potente richiamo della foresta che un candidato nella Bologna rossa non osa sfidare.

Biden e Putin





I vertici USA - Russia di solito evocano la triste nostalgia della Guerra Fredda, ma il recente tête-à-tête di Ginevra (appena dopo il G7 e la riunione NATO) ha generato momenti di inconsapevole umorismo. Ad esempio quando Biden ha pomposamente intimato a Putin di non attaccare con malware 16 obiettivi. Peccato che non si conoscano le misure che verrebbero adottate in caso di violazione. Dopo anni passati ad esecrare le intrusioni di matrice russa nei server email di Hilary Clinton, francamente sembra che i democratici nuovamente al potere abbiano scelto l'appeasement e la coda tra le gambe.



Immaginiamo con quale goduria Putin abbia ordinato ai suoi sgherri di concentrarsi su tutti gli ambiti esclusi dalla lista, ad esempio le autorità locali visto che la Casa Bianca (stando alle dichiarazioni ufficiali di Biden) non reagirebbe ad un attacco hacker al City Hall di Los Angeles. O condonerebbe un hackeraggio dei server di CNN. Del resto criminali russi hanno operato un sabotaggio dei sistemi IT dell'oleodotto che rifornisce la East Coast senza che a Putin venisse chiesto conto. Ancora più patetica l'appello a non uccidere Navalny detenuto in una prigione di massima sicurezza, come se la detenzione del capo dell'opposizione fosse una cosa tollerabile dal leader del mondo libero.

Insomma a Washington prevale il clima di appeasement verso Mosca nell'illusione di utilizzare il despota in funzione anti-cinese. Una specie di triangolazione opposta a quella operata da Nixon con la diplomazia del ping pong in funzione anti-sovietica. In questa ottica quindi il governo a stelle e strisce ha fatto enormi concessioni sul trattato nucleare mentre sui dossier caldi, dalla Siria alla Libia, passando per l'Iran si è limitato alle lamentele e alle richieste di buoni propositi. Spettacolo decisamente umiliante per una superpotenza che scopre di avere i piedi di argilla bagnata.