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7 ott 2022

Il baratro tecnologico dell'esercito di Putin

Il clamoroso fiasco dell'esercito di Putin è attribuibile per una metà al morale e all'impreparazione dei soldati e degli alti comandi, mentre per l'altra metà alla totale arretratezza tecnologica persino nella logistica. 

 Dai razzi inesplosi e dalle armi abbandonate dai battaglioni in ritirata, i tecnici ucraini e occidentali hanno rilevato che l'industria della difesa russa ricorre, quando va bene, a tecnologie vecchie di decenni e a microchip obsoleti

Le sanzioni imposte nel 2014 dopo l'invasione della Crimea in pratica hanno imposto all'esercito di Putin il salto in un baratro tecnologico

Pupazzi prezzolati

Le industrie russe sono totalmente dipendenti dalle importazioni di componenti occidentali senza le quali non possono nemmeno riparare i cingoli dei carri armati. E nemmeno l'industria estrattiva se la passa molto meglio, mentre le linee aeree una volta finito di cannibalizzare gli aerei vecchi per i pezzi di ricambio, dovranno chiudere le attività.

Uno sfacelo tipico dei sistemi autocratico-mafiosi dove prevalgono i corrotti, le spie e gli adulatori senza dignità del tiranno, da cui dipendono carriere e patrimoni. I pupazzi prezzolati italiani, che si scagliano con inusitata veemenza contro le sanzioni imposte al loro burattinaio, sono i complici, ignari del destino che li aspetta alla caduta del regime.

Da qualche giorno Putin sta invocando in segreto con gli Americani l'apertura di canali diplomatici per un ultimo, disperato tentativo di raccogliere qualche frutto dai crimini di guerra commessi da lui e dalle sue orde. Ma Difficilmente Biden, a quattro settimane dalle elezioni di midterm, potrà calarsi le braghe in mondovisione di fronte ad un regime mafioso.





6 ott 2022

Quei 200 miliardi di menzogne sulla Germania egoista

Lo stato comatoso dell'informazione in Italia emerge come una cisti purulenta ogni volta che si parla di temi europei. Nella pletora di militonti di sinistra imbullonati in tutte le redazioni e della ciurma fascio comunista che infesta i talk show, scatta il riflesso pavloviano non appena la Germania mette in campo iniziative autonome o iniziative a livello comunitario.

Immediatamente si levano le grida indignate contro l'egoismo dei tedeschi, contro lo strapotere dei teutonici, contro gli egoisti del Nor Europa, contro l'attacco ai sacri interessi della Patria. Insomma la fetida retorica fascista vomitata all'indirizzo delle "potenze demo-pluto-giudaico-massoniche" viene rinverdita in chiave anti UE e anti tedesca, nell'eterna farsa dell'Italietta piccolo borghese, provinciale e ignorante.


Le lingue minkio-meloniane


Nelle redazioni le lingue più veloci a riposizionarsi su ogni nuovo deretano che plani sulle poltrone romane, da giorni diffondono menzogne contro il piano tedesco da 200 miliardi per attenuare l'impatto sulle famiglie e le PMI dello shock energetico. Una volgare esecrazione della Germania che secondo le lingue minkio-meloniane minerebbe le fondamenta dell'Unione Europea per perseguire i propri biechi interessi, ovviamente a detrimento dell'Italia povera e sfiancata dalle conseguenze della guerra. Nessuno che osi ricordare i 60 miliardi che l'Italia ha già speso per analoghi scopi senza che nessun lingua profferisse verbo.

Le stesse lingue entusiaste per l'imminente fine della pacchia decretata dal sacro suolo della Garbatella e la strenua difesa deli interessi nazionali. Invece gli esegeti del sano egoismo italiota oggi invocano l'Europa.




21 set 2022

Le maschere oscene del sovranismo "atlantista"

Il partito di Giorgia Meloni si riprometteva di distruggere l’euro, aveva incentrato tutta la campagna elettorale per le elezioni europee del 2014 sulla distruzione dell'euro definito "scioglimento concordato dell'Eurozona". Testualmente:

Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale si impegna a farsi promotore nel prossimo Parlamento europeo di una Risoluzione comune a tutti i gruppi “eurocritici”, per spingere la Commissione europea a procedere allo scioglimento concordato e controllato dell’Eurozona. In questo modo il processo di integrazione europea potrà procedere senza traumi e senza che sorgano nuove tensioni all’interno della UE

La Meloni stessa in un tweet che esaltava Almirante (fascista repubblichino) definiva la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea «comitato d’affari e di usurai» e sosteneva apertamente la Brexit

Quanto all'atlantismo di cui oggi fa gran sfoggio in pubblico ecco cosa twittava quando la Nato inviava truppe per difendere i paesi baltici:
Idiozia truppe NATO, anche italiane, in Lettonia. Renzi riferisca su decisione inaccettabile presa senza consultare italiani e Parlamento
E ovviamente i Fratelli d'Italia erano ferocemente critici delle sanzioni imposte alla Russia dopo l'invasione della Crimea

Insomma fino a ieri Meloni ripeteva come un pappagallo la propaganda del Cremlino. Poi ad un tratto ha invertito la rotta di 180 gradi, con una disinvoltura degna della nipote di Mubarak.

Contro l'Unione Europea, a fianco di Putin

Pochi giorni fa al Parlamento Europeo i suoi deputati hanno votato a favore di Orban, la quinta colonna del regime russo all'interno dell' Unione Europea. 

Come ciliegina sulla torta su Rai Tre nella trasmissione di Lucia Annunziata, Meloni ha ribadito che bisogna "approfondire" il rapporto tra diritto europeo e interno, cioè vuole smontare i fondamenti giuridici dell'UE, coronando il sogno bagnato di Putin.

Infine le sparate sulla "pacchia finita" o sulla rinegoziazione del PNRR confermano che al richiamo della foresta contro le potenze pluto-giudaico-massoniche è difficile resistere. 

In questa campagna elettorale quindi dovrebbe essere prioritaria la domanda: ma di fronte a tutte queste ardite giravolte, a tutti questi ruoli in commedia, a tutte queste maschere oscene del sovranismo malamente riverniciato di fedeltà "atlantista", qualcuno degli elettori si chiederà mai se viene turlupinato oggi o veniva turlupinato ieri?



7 set 2022

Il tetto al prezzo del gas russo

Con un paio di dozzine di HIMARS (e le informazioni di intelligence in tempo reale) gli ucraini hanno messo in fuga il "secondo esercito più potente del mondo". Se Putin non si arrendesse, basterebbe raddoppiare il numero degli HIMARS per far collassare del tutto le sue bande di criminali in divisa. Il blocco delle forniture di gas all'Europa e le vergognose manipolazioni su una piattaforma telematica da operetta chiamata TTF, rappresentano le ultime mosse disperate di un despota il cui destino nella migliore (per lui) delle ipotesi sarà analogo a quello di Saddam Hussein. Le sue orde si stanno disfacendo mentre gli ucraini non sanno più dove mettere i prigionieri. .



I leader dell'Unione Europea, ad esclusione del solito Orban, dopo mesi di indecisioni e vigliaccherie soprattutto di Scholz leader del partito socialista (infiltrato dai Russi dai tempi di Willy Brandt), hanno deciso di adottare l'unica misura capace di piegare il regime mafioso: il tetto al prezzo del gas importato dalla Russia. In combinazione con il tetto imposto dal G7 sul prezzo del petrolio russo rappresenta un colpo al cuore delle finanza pubbliche russe che già ora non riescono a sostenere l'impegno bellico. Infatti al farsesco vertice di Vladivostok #Putin si è scagliato contro questo provvedimento che azzopperà definitivamente l'economia di sussistenza dei suoi sudditi. In sostanza inizia adesso lo scontro finale tra l'autocrazia URSSina (inclusi i suoi accoliti in Occidente) e il mondo libero. Gli oligarchi che si oppongono all'invasione dell'Ucraina annegano in mare o volano dalle finestre sempre più numerosi. La tirannide dell'autocrate Putin volerà dal tetto del gas russo.

6 set 2022

Le Liste Salivali

Il tratto comune delle liste presentate dai maggiori partiti è la selezione di famigli e sodali del capo nelle posizioni e nei collegi migliori. Nella Lega, nel PD e nel Mo-vi-mento 5 Stelle la mattanza dei non allineati è ancora più evidente.


Del resto la legge demenziale denominata Rosatellum era stata concepita proprio per evitare che gli elettori potessero scegliere e soprattutto che potessero scegliere i migliori.

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17 ago 2022

Perché i microchip provocano l'inflazione?

L'inflazione che sta attanagliando il mondo dipende in buona parte dalla difficoltà di adeguamento di alcuni segmenti della produzione di microchip alla domanda. Contro intuitivamente, si tratta proprio del segmento meno avanzato, cioè quello che produce microchip da pochi euro o da poche decine di euro che vengono utilizzati per dispositivi come ascensori, elettrodomestici, autoveicoli, macchine fotografiche, elettronica di consumo eccetera.



I margini di profitto per questi prodotti sono esigui quindi i grandi produttori sono restii a investire in nuove fabbriche.

Il guazzabuglio

Insomma un guazzabuglio a cui stranamente non si riesce a porre rimedio. Tipicamente quando in un settore sono necessari investimenti cospicui per adeguare l'offerta alla domanda, l'impresa che dispone della tecnologia chiede ai clienti di stipulare contratti di lungo periodo (offtake contracts) in modo da garantire un ritorno minimo adeguato. In altri termini se esiste un gap di produzione, chi lo colma deve ottenere una ragionevole certezza di rientrare dall'investimento.

Se ciò comporta un aggiustamento dei prezzi purtroppo è un fatto che in un'economia di mercato succede tutti i giorni: in alcuni punti della filiera produttiva i prezzi vengono rivisti perché le condizioni economiche cambiano. L'aggiustamento dei prezzi consente di ottimizzare le risorse in ciascun comparto produttivo. Questo meccanismo nel settore dei microchip però questo meccanismo di aggiustamento non è scattato per una serie di fattori.

Spesso i macchinari non si trovano più perché si tratta di tecnologie ormai abbandonate. I produttori di impianti talora non sono più in attività. I tecnici e gli ingegneri che li gestiscono vanno in pensione e non si trovano i sostituti. Le banche respingono le richieste di finanziare capacità produttiva addizionale per produzioni giudicate obsolete. 

Il video spiega in dettaglio i motivi degli ostacoli e il loro legame con le dinamiche inflattive.