Un'accozzaglia di perdigiorno con spiccate pulsioni sado-demagogiche intendeva introdurre un'imposta patrimoniale pesantissima per coprire la voragine dei conti pubblici e continuare a foraggiare le proprie clientele, prendendo ad esempio il modello argentino.
L'assalto ai risparmi degli italiani e' stato respinto in Parlamento, ma nel 2021 si puo' star sicuri che la masnada rossa tornera' alla carica visto lo sfacelo dei conti pubblici e la totale incapacita' di gestire il Recovery Fund.
Le scimmie al volante sono sempre pronte ad esaltare la Costituzione piu' Bella del (Terzo) Mondo. Ebbene l'Art. 47 della Carta recita:
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.
Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.
Non esattamente un'autorizzazione ad espropriare il risparmio della gente onesta che ha fatto sacrifici per mantenere un minimo di sicurezza.
Uno dei migliori giornalisti europei, Udo Gumpel, partecipa a questa imperdibile puntata di Inglorious Globastards per esaminare un ampio spettro di temi: l'Unione europea, la Germania, la Bce, la sentenza della Corte Costituzionale tedesca, la pandemia e l'incombente rischio di una default dell'Italia.
L'economia italiana rimane a galla solo grazie al sostegno dell'Europa, altrimenti il Covid avrebbe dato il colpo di grazia ad un debito pubblico fuori controllo e a un sistema produttivo in declino da oltre tre decenni.
Ma i media italiani ignorano totalmente un gigantesco elefante che si aggira, con barriti assordanti, per le auguste stanze del palazzone sito in via XX settembre a Roma: il PEPP, vale a dire l'allegro programma di acquisti massicci di debito pubblico da parte della Banca centrale europea, permette di derogare alle capital keys (cioè la quota che ogni paese dell'euro area detiene nel capitale della Bce), ma solo in via temporanea. Invece al popolo bue viene fatto credere che la Bce possa favorire l'Italia in eterno. Addirittura alcune moltitudini telelobotomizzate sognano che un bel giorno, come farnetica la nota testa di Sasso, la Lagarde potrebbe persino cancellare i debiti con un tratto di penna o con un click del mouse.
In pratica la Bce puo' comprare a piene mani i Btp italiani per alcuni mesi, ma poi questi acquisti non solo devono ridursi, ma per non derogare alle regole europee devono azzerarsi. Per quanto probabilmente alla prossima riunione del Consiglio Direttivo della Bce di questo mese, la dotazione del PEPP verra' aumentata e la scadenza prorogata a fine 2021, la sabbia nella clessidra sta esaurendosi.
In ogni caso il PEPP non potra' essere esteso all'infinito perche' violerebbe platealmente la sentenza della Corte Costituzionale tedesca che ha fissato paletti ben precisi per contrastare la deriva venezuelana a cui la classe politica italiana, quasi unanimemente aspira.
Per questo torna in auge l'esproprio del risparmio, che la vaselina semantica delle scimmie al volante definisce "imposta patrimoniale". Si comincia con un'aliquota dello 0,2% sulle case di lusso tanto per mettere in moto e testare il meccanismo. Poi quando sara' ben oliato inizieranno a salire le aliquote e a scendere le soglie su cui si applicano.
La novita' di questo ultimo scampolo di 2020 e' la resurrezione politica di Berlusconi, in pieno regime minkio-rosso.
La maggioranza parlamentare di Conte al Senato si sta squagliando inesorabilemnte tra espulsioni, ripicche e salti della quaglia. Per sottrarsi al destino di un mesto ritorno ai fasti del fast food (nello stadio da poco intitolato al Pibe de Oro), Di Maio & soci (via Gianni Letta) -- con il cappello in mano -- hanno mendicato i voti all'unico disposto a fornirglieli. Ovviamente in cambio di succulente contropartite.
Infatti, solo per sedersi al tavolo, il Caimano ha preteso un emendamento che bastonasse le ginocchia di Bollore' impegnato da anni nella scalata di Vivendi a Mediaset. Il governo Conte lo ha prontamente approntato e servito (mentre paradossalmente persino Lega e Fratelli d'Italia lo osteggiavano).
Come segno di grato apprezzamento Forza Italia ha votato lo scostamento alle poste del bilancio pubblico proposto da Gualtieri. E Berlusconi ha imposto di appecoronarsi anche a Salvini e Meloni, ancora una volta ridotti al ruolo di ascari di Arcore.
Insomma i pentastellati puri e duri si sono mestamente ridotti al ruolo di olgettini, con Brunetta che sulle pagine del Corriere della Sera elogia Di Maio come leader e studente modello. Praticamente un bacio della morte politica dal partito di colui che Grillo, ai tempi del Vaffa, chiamava lo Psiconano.
Il prossimo scoglio per il governo agonizzante sara' il voto sulla riforma del MES in sede europea in agenda per il 9 dicembre. In previsione dell'evento a Pomigliano si e' inaugurato un istituto di igiene dentale dove verranno impartite lezioni sulle sottili arti di seduzione che tanta voluttuosa goduria procurano al Berlusca.
Rimane da recitare una prece per il Dibba Furioso che andava a leggere le sentenze di condanna davanti al cancello di Arcore tra la folla in tripudio. Ancora non sappiamo se leggera' il contratto di consulenza tra la Philip Morris e la Casaleggio & Associati.
Continua il viaggio tra le conclusioni degli Stati Generali del M5S che dopo oltre un mese dall'inizio non riescono a cavare un ragno dal buco. Le faide feroci tra personaggi di infima caratura hanno portato ad uno stallo tra i fautori delle poltrone e i descamisados di Dibattista & Casaleggio. Un'atmosfera cupa e avvelenata avvolge le vicende dei miracolati da Grillo, che al momento si e' nascosto in una delle sue ville e non partecipa alla decomposizione della sua creatura impazzita.
Chiunque salira' al vertice del partito, che sia un comitato o un leader unico si trovera' a gestire lo sfacelo dei gruppi parlamentari dove il sentimento piu' diffuso e' l'odio e dove le diserzioni sono all'ordine del giorno. Infatti il governo non ha piu' la maggioranza in Senato e si regge solo grazie all'appoggio dell'esecrato Berlusconi, che Grillo apostrofava come lo Psiconano.
Di Battista andra' di nuovo di fronte alla Villa di Arcore a leggere in pubblico, per la gioia della sua Armata Brancaleone, le sentenze di condanna del Caimano?
La Turchia prima dell'avvento di Erdogan era un paese allo sbando. Poca industria, un po' di turismo, agricoltura di sopravvivenza e tanto sottosviluppo. L'inflazione, quando andava bene, si attestava intorno all'80% annuo.
Quando andava male, cioe' a intervalli di pochi anni, si avvitava in una crisi economica che richiedeva l'intervento del Fondo Monetario Internazionale per evitare il peggio. L'inflazione schizzava oltre il 150%, il debito pubblico diventava carta straccia e l'economia si inabissava. La corruzione era endemica, i militari intervenivano periodicamente per rimettere il governo civile in riga e la guerra civile contro la minoranza curda rimaneva una piaga insanabile.
L'elezione di Erdogan mise fine a tutto questo e in pochi anni la Turchia fece un balzo in avanti impensabile. Poi arrivo' la crisi del 2008 e il carisma del Sultano inizio' a sfarinarsi. Oggi il paese ha subito una dura battuta d'arresto e per compensare il discredito accumulato sul fronte economico Erdogan assume un atteggiamento sempre piu' aggressivo in politica estera e soprattutto intervenendo callidamente nei teatri di guerra.
Dalla Siria alla Libia, dall'Armenia a Cipro, i fronti di scontro nel corso dell'ultimo anno sono aumentati tra il disinteresse degli Usa, gli accordi con Putin e le flebili risposte, peraltro occasionali della Francia.
Ungheria e Polonia, spalleggiate dalla Slovenia, minacciano il veto sul Recovery Fund e su tutto il bilancio dell'Unione Europea. Questi paesi contestano la clausola che subordina la concessione dei prestiti e dei trasferimenti al rispetto dello stato di diritti e delle liberta' democratiche. L'universo mondo sembra convinto che il lavorio diplomatico della Merkel e della Von der Leyen potesse ammansire Orban & soci, invece il governo polacco ha ribadito in una lettera ufficiale il suo veto all'accordo accompagnando la missiva con un virtuale gesto dell'ombrello.
A Roma i minkio-grulli sono atterriti dalla possibilita' che la pioggia monsonica di soldi, spasmodicamente attesa da mesi, possa sfumare o essere rinviata di alcuni mesi. I tempi sono brevissimi. Il Consiglio Europeo fissato per il 10 dicembre deve mandare al Parlamento Europeo una proposta da votare e approvare nella sessione del 14 dicembre. Altrimenti a gennaio scatterebbe l'esercizio provvisorio del bilancio UE e tutto l'impianto del programma NextGenerationEU, faticosamente messo in piedi a luglio, rischia di sgretolarsi. Tra l'altro il bilancio deve essere approvato anche dai 27 parlamenti nazionali. In Olanda si vota a marzo ed inevitabilmente il voto sul Recovery Fund diventerebbe materia incandescente di campagna elettorale.
Ad ognio modo ieri sera Andrea Orlando, uno dei caporioni zingarettiani, nel pollaio di Otto e Mezzo, alla Gruber che gli porgeva giuliva il microfono, ha ammesso che nella Pubblica Amministrazione italiana non esistono competenze per formulare progetti con una minima possibilita' di essere approvati a Bruxelles. Legulei, burocrati e passacarte assortiti che affollano ministeri ed assessorati alle prese con un foglio Excel vanno in paranoia. Insomma anche se tutto andasse per il meglio a livello europeo, a livello italiano andra' tutto per il peggio, come sempre.