La legge di bilancio strombazzata con grande fanfara mediatica, ma (vergognosa abitudine dei governi di ogni colore) non ancora redatta in un testo finale, contiene una combinazione di trucchetti da treccartari e misere regalie al cosiddetto ceto medio.
Si propala ai quattro venti la menzogna secondo la quale le tasse non sono aumentate, mentre al contrario verranno eliminati diversi sgravi fiscali di cui beneficiano i contribuenti. E poi si impone un "contributo volontario" a banche e assicurazioni il cui onere ovviamente verrà scaricato sul consumatore finale. E cosa dire della demenziale imposta sulle plusvalenze da investimenti in criptovalute al 42% che non produrrà il benché minimo gettito e la tassa sui "giganti del web" estesa anche alle piccole imprese?
A furia di calciare la lattina asserendo che il bicchiere è mezzo pieno, le lattine sono diventate un paraocchi, anzi una benda che nasconde la realtà.
A voler essere benevoli ci si può consolare osservando che (con un po' di fortuna) i parametri su deficit e debito pubblico non peggioreranno marcatamente. E infatti le agenzie di ratings non hanno infierito. Ma la piaga purulenta della bassa produttività e dell'arretratezza che infetta la stagnante economia italiana non viene disinfettata. La Pubblica Amministrazione rimane una greppia per clientele con efficienza da Zimbabwe.
Un programma serio di stabilizzazione dei conti pubblici, scaglionato lungo un arco di sette anni (in base al nuovo Patto di Stabilità) non si discerne nella ridda di proclami vacui. Non si trova traccia delle riforme strutturali che (sempre secondo il Patto di Stabilità) dovrebbero giustificare l'estensione a 7 anni dei termini entro i quali abbattere il debito pubblico.
La Giustizia, da sempre cavallo di battaglia del centrodestra è diventato un ronzino emaciato sulla cui sella siede un Nordio ormai spompato ed esautorato. Le privatizzazioni,che costituivano un pilastro della legge di bilancio 2024, sono passate in cavalleria. La gestione dell'immigrazione clandestina incentrata sul cosidetto sistema Albania è una farsa concepita da menti disturbate.
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20 lug 2024
Eulogia di J.D. Vance ed Eutanasia del GOP Reaganiano
Trump ha scelto J.D. Vance, un senatore dell'Ohio di prima nomina, fervente anti-globalista, anti-abortista, isolazionista, statalista, anti-immigrazione, simpatizzante dei sindacati, interventista in economia e convertito alle posizioni MAGA senza avere acquisito significative esperienze di governo.
Un personaggio che non porta in dote a Trump qualche fetta di elettorato al suo seguito, ma che combina il peggio delle posizioni della destra sui diritti civili con il peggio delle misure economiche di sinistra. Per di più offre il fianco ad accuse elettoralmente pesanti per la sua posizione intransigente sull'aborto da cattolico fondamentalista.
Vance propone che Stato protegga i colletti blu dalla concorrenza e aumenti il salario minimo a 20 dollari l'ora. Condivide le posizioni di Lina Khan, il boss della Federal Trade Commission che ha attaccato a testa bassa i titanio del settore tecnologico. Giudica le grandi aziende antiamericane perché hanno esteso le loro catene di approvviggionamento su scala globale. Vance ritiene che il blocco dell'immigrazione e l'aumento dei dazi sono un modo per aumentare la produttività in patria, incrementare i salari e rafforzare l'industria americana. Insomma una concezione dell'economia vecchia di quattro secoli.
Il suo unico merito è la fedeltà all'ex presidente, avendo dichiarato che, trovandosi al posto di Mike Pence, avrebbe assecondato il tentativo di ribaltare il risultato elettorale culminato con l'assalto al Capitol Building del 6 gennaio 2021. Al di là della sua storia personale, è una figura che merita attenzione perché di fatto è assurto ad erede designato di Trump, quindi rappresenta il volto nuovo del MAGA e la sua continuazione. La politica del MAGA nata come slogan per gonzi e connotazione confua per l'ambizione di un uomo privo di convinzioni ideologiche, ora potrebbe evolvere in un programma di governo che si estende oltre il 2028.
Il pericolo più grave per l'Europa del ticket Trump - Vance riguarda l'isolazionismo nutrito da Trump. Il sostegno all'Ucraina potrebbe volatilizzarsi e quindi a Putin verrebbe offerta la vittoria su un piatto d'argento. Su Taiwan, le opinioni di Vance non sono chiare, mentre Trump sostiene che l'isola dovrebbe pagare per la protezione americana dalla Cina e ha accusato i tawanesi di aver "rubato" l'industria dei chip all'America. L'interpretazione più benevola è che Trump si renda conto che permettere a Vladimir Putin di scatenarsi in Ucraina lo farebbe apparire debole come lo è stato Biden col ritiro dall'Afghanistan e più di ogni altra cosa un egocentrico come Trump detesta apparire debole. Ma in cosa si concretizzerebbe il suo contrasto a Putin è tutto da vedere.
In sintesi la presidenza Trump potrebbe rivelarsi un disastro per chi crede che la politica estera sia espressione della forza morale, che il commercio internazionale stimoli la produttività e che l'immigrazione sia una fonte di rinnovamento e vitalità.
Vance propone che Stato protegga i colletti blu dalla concorrenza e aumenti il salario minimo a 20 dollari l'ora. Condivide le posizioni di Lina Khan, il boss della Federal Trade Commission che ha attaccato a testa bassa i titanio del settore tecnologico. Giudica le grandi aziende antiamericane perché hanno esteso le loro catene di approvviggionamento su scala globale. Vance ritiene che il blocco dell'immigrazione e l'aumento dei dazi sono un modo per aumentare la produttività in patria, incrementare i salari e rafforzare l'industria americana. Insomma una concezione dell'economia vecchia di quattro secoli.
Il suo unico merito è la fedeltà all'ex presidente, avendo dichiarato che, trovandosi al posto di Mike Pence, avrebbe assecondato il tentativo di ribaltare il risultato elettorale culminato con l'assalto al Capitol Building del 6 gennaio 2021. Al di là della sua storia personale, è una figura che merita attenzione perché di fatto è assurto ad erede designato di Trump, quindi rappresenta il volto nuovo del MAGA e la sua continuazione. La politica del MAGA nata come slogan per gonzi e connotazione confua per l'ambizione di un uomo privo di convinzioni ideologiche, ora potrebbe evolvere in un programma di governo che si estende oltre il 2028.
Il pericolo più grave per l'Europa del ticket Trump - Vance riguarda l'isolazionismo nutrito da Trump. Il sostegno all'Ucraina potrebbe volatilizzarsi e quindi a Putin verrebbe offerta la vittoria su un piatto d'argento. Su Taiwan, le opinioni di Vance non sono chiare, mentre Trump sostiene che l'isola dovrebbe pagare per la protezione americana dalla Cina e ha accusato i tawanesi di aver "rubato" l'industria dei chip all'America. L'interpretazione più benevola è che Trump si renda conto che permettere a Vladimir Putin di scatenarsi in Ucraina lo farebbe apparire debole come lo è stato Biden col ritiro dall'Afghanistan e più di ogni altra cosa un egocentrico come Trump detesta apparire debole. Ma in cosa si concretizzerebbe il suo contrasto a Putin è tutto da vedere.
In sintesi la presidenza Trump potrebbe rivelarsi un disastro per chi crede che la politica estera sia espressione della forza morale, che il commercio internazionale stimoli la produttività e che l'immigrazione sia una fonte di rinnovamento e vitalità.
5 lug 2024
A che punto è la Cina?
E' ormai incontrovertibile che il Partito Comunista Cinese stia perseguendo una strategia di politica economica incentrata sull'espansione del settore manifatturiero e quindi dell'export. Una strategia indebitamente aggressiva che viola sfacciatamente lo spirito e la lettera delle regole che presiedono al commercio internazionale.
Pertanto Xi Jinping rifiuta di imprimere lo stimolo ai consumi privati che da più parti viene invocato come imprescindibile per lo sviluppo di un'economia moderna. Ma se fino al 2001 (anno di ingresso della Cina nel WTO) il modello di crescita export-led poteva avere un senso perché le dimensioni dell'economia cinese erano ancora modeste, al giorno d'oggi un paese che conta per il 20% del commercio mondiale destabilizza tutta l'economia mondiale con una politica neo mercantilista.
Infatti la strategia di Xi Jinping incentrata su sussidi alla produzione ha spinto le imprese cinesi ad investire in macchinari e capacità produttiva. Di conseguenza la sovraproduzione che non può essere assorbita dal mercato domnestico viene riversata in dumping sui mercati internazionali provocando ritorsioni protezionistiche non solo nei paesi Ocse ma anche nei paesi emergenti e nei BRICS.
I dazi fino al 50% che l'UE ha imposto da oggi sulle importazioni di auto elettriche cinesi sono solo un palliativo che potrebbe essere aggirato facilmente se le case automobilistiche cinesi aprissero fabbriche in Europa.
I vertici del PCC sono convinti che lo stimolo ai consumi avrebbe due effetti perniciosi.
1) Darebbe un'impulso all'economia di mercato che sfugge al controllo dei pianificatori
2) Stimolerebbe l'importazione di beni con il rischio che la Cina si trovi nella stessa situazione delle economie latino-americane negli anni 80.
Nel frattempo la crisi politica scoppiata a #Taiwan tra il neo-insediato Presidente Lai Ching Te e il Parlamento dove i deputati filo cinesi hanno la maggioranza, lascia presagire che Pechino voglia inserirsi nelle diatribe dell'isola per ritagliarsi uno spazio di influenza pervasiva invece di ricorrere ad un'attacco o a un blocco navale.
Pertanto Xi Jinping rifiuta di imprimere lo stimolo ai consumi privati che da più parti viene invocato come imprescindibile per lo sviluppo di un'economia moderna. Ma se fino al 2001 (anno di ingresso della Cina nel WTO) il modello di crescita export-led poteva avere un senso perché le dimensioni dell'economia cinese erano ancora modeste, al giorno d'oggi un paese che conta per il 20% del commercio mondiale destabilizza tutta l'economia mondiale con una politica neo mercantilista.
Infatti la strategia di Xi Jinping incentrata su sussidi alla produzione ha spinto le imprese cinesi ad investire in macchinari e capacità produttiva. Di conseguenza la sovraproduzione che non può essere assorbita dal mercato domnestico viene riversata in dumping sui mercati internazionali provocando ritorsioni protezionistiche non solo nei paesi Ocse ma anche nei paesi emergenti e nei BRICS.
I dazi fino al 50% che l'UE ha imposto da oggi sulle importazioni di auto elettriche cinesi sono solo un palliativo che potrebbe essere aggirato facilmente se le case automobilistiche cinesi aprissero fabbriche in Europa.
I vertici del PCC sono convinti che lo stimolo ai consumi avrebbe due effetti perniciosi.
1) Darebbe un'impulso all'economia di mercato che sfugge al controllo dei pianificatori
2) Stimolerebbe l'importazione di beni con il rischio che la Cina si trovi nella stessa situazione delle economie latino-americane negli anni 80.
Nel frattempo la crisi politica scoppiata a #Taiwan tra il neo-insediato Presidente Lai Ching Te e il Parlamento dove i deputati filo cinesi hanno la maggioranza, lascia presagire che Pechino voglia inserirsi nelle diatribe dell'isola per ritagliarsi uno spazio di influenza pervasiva invece di ricorrere ad un'attacco o a un blocco navale.
17 giu 2024
Lezioni amare per l'Italia dalle economie dell'Europa Orientale
I paesi dell'Est Europa stanno superando l'Italia nella capacità di sviluppo economico e nella messa in opera di infrastrutture.
Nonostante il retaggio dell'epoca sovietica, l'ingresso nella Unione Europea ha destato nelle ex colonie dell'URSS enormi potenzialità e stimolato due generazioni ad affrancarsi dalla povertà. I fondi europei sono stati utilizzati con sagacia, al contrario di quanto è avvenuto per la Pubblica Amministrazione italiana.
25 apr 2024
Investire in un'ottica di lungo periodo
Il risparmiatore italiano è tendenzialmente avverso al rischio. La sua priorità è la preservazione del capitale perché manifesta un'atavica diffidenza verso gli investimenti nei mercati finanziari, anche se in prospettiva offrono rendimenti più elevati.
Questa avversione deriva dalla memoria storica delle esperienze passate negative. Gli azionisti di minoranza nella Borsa italiana erano definiti "il parco buoi" perché i loro interessi venivano costantemente sacrificati e le aziende quotate in Italia hanno registrato performance per lo più negative in termini reali nel lungo periodo a partire dagli anni '50.
Tuttavia con il passaggio all'euro le opportunità per il risparmiatore italiano sono migliorate esponenzialmente. Mentre fino al 1999 gli investimenti in aziende straniere e ancor più in obbligazioni estere esponevano al rischio di cambio, oggigiorno la moneta unica ha azzerato questo rischio. Ma i risparmiatori italiani ricevono comunque servizi non esattamente entusiasmanti da parte dei grandi gestori del risparmio, soprattutto in termini di commissioni e scarsa trasparenza. Insomma anche se in misura minore di un tempo i risparmiatori sempre trattaticome il parco buoi,
Invece le strategie di investimento richiedono una comprensione dei rischi associati, con particolare enfasi sui drawdown massimi, sui tempi di recupero dai minimi, sui benefici della diversificazione e sulle caratteristiche delle varie classi di asset. Nel video tutti questi temi vengono sviscerati con un linguaggio semplice che possa essere compreso anche da chi non ha dimestichezza con le moderne metodologie di gestione patrimoniale.
Questa avversione deriva dalla memoria storica delle esperienze passate negative. Gli azionisti di minoranza nella Borsa italiana erano definiti "il parco buoi" perché i loro interessi venivano costantemente sacrificati e le aziende quotate in Italia hanno registrato performance per lo più negative in termini reali nel lungo periodo a partire dagli anni '50.
Tuttavia con il passaggio all'euro le opportunità per il risparmiatore italiano sono migliorate esponenzialmente. Mentre fino al 1999 gli investimenti in aziende straniere e ancor più in obbligazioni estere esponevano al rischio di cambio, oggigiorno la moneta unica ha azzerato questo rischio. Ma i risparmiatori italiani ricevono comunque servizi non esattamente entusiasmanti da parte dei grandi gestori del risparmio, soprattutto in termini di commissioni e scarsa trasparenza. Insomma anche se in misura minore di un tempo i risparmiatori sempre trattaticome il parco buoi,
Invece le strategie di investimento richiedono una comprensione dei rischi associati, con particolare enfasi sui drawdown massimi, sui tempi di recupero dai minimi, sui benefici della diversificazione e sulle caratteristiche delle varie classi di asset. Nel video tutti questi temi vengono sviscerati con un linguaggio semplice che possa essere compreso anche da chi non ha dimestichezza con le moderne metodologie di gestione patrimoniale.
18 apr 2024
Il Venture Capital in Italia
In tema di innovazione l'Italia non vanta grandi successi negli ultimi decenni. E soprattutto risente di una drammatica carenza di capitali per finanziare le start up innovative.
Tuttavia, dopo 15 anni di traversata nel deserto, seguita allo scoppio della bolla dotcom del 2001, in Italia si sta riattivando un significativo ecosistema di venture capital, che affonda le radici nel terreno dissodato da un mito come Elserino Piol. Molti lo ignorano, ma Piol è stato un protagonista assoluto del venture capital a livello mondiale. Anzi, per essere più espliciti, il venture capital è stato "inventato" da due personaggi: uno è Don Valentine, il fondatore del fondo Sequoia (tuttora tra i maggiori al mondo) e l'altro per l'appunto Elserino Piol.
Aveva iniziato in Olivetti portando a termine 180 investimenti in startup tra cui alcuni fondamentali per le tecnologie che usiamo ancora oggi. Ad esempio la ARM che iniziò a fare concorrenza alla Intel nella produzione di microchip era uno spin-off dell'Università di Cambridge finanziato da Piol.
Attualmente i fondi di venture capital italiani gestiscono masse tipicamente molto inferiori ai concorrenti francesi spagnoli e tedeschi, per non parlare della Silicon Valley o del Regno Unito. Purtroppo a livello di governo manca la consapevolezza che questa classe di investimenti costituisce un motore fondamentale dello sviluppo e dell'evoluzione di un'economia moderna. Autorevoli ministri, sostenuti dalla Presidente del Consiglio, danno l'impressione di puntare ad uno sviluppo fondato su attività di modesto valore aggiunto, come il piccolo artigianato, il commercio di prossimità, l'agroalimentare legato al territorio (il pecorino DOP) e il turismo più o meno di massa.
Si ignorano, quando non si avversano i settori del futuro dove l'Italia potrebbe vantare eccellenze: software per la robotica, biotecnologie, ingegneria spaziale, healthcare, tecnologie verdi. Peraltro esiste un'infrastruttura di ricerca anche accademica non pienamente sfruttata per lo sviluppo di applicazioni commerciali.
Con tutte la prudenza del caso però alcuni segnali indicano la prossimità ad un punto di svolta che permetterebbe di accelerare la creazione di startup in Italia e non soltanto nell'e-commerce o in altri settori ormai maturi. Il numero di fondi VC è sempre limitato e le disponibilità rasentano il ridicolo (poche decine di milioni di dotazione nei casi di maggior successo) e complessivamente investono circa 1 miliardo e mezzo all'anno. Ma con la Cassa Depositi e Prestiti è entrata in partita, la raccolta potrebbe espandersi. Sarebbe un impulso sostanziale all'economia italiana perché i ritorni sugli investimenti in startup superano di gran lunga quelli di qualsiasi programa pubblico o della più oculata politica industriale.
Insomma, per pagare pensioni, sanità, scuola, ricerca e quant'altro, occorre investire molto più in innovazione e molto meno in pecorino.
Tuttavia, dopo 15 anni di traversata nel deserto, seguita allo scoppio della bolla dotcom del 2001, in Italia si sta riattivando un significativo ecosistema di venture capital, che affonda le radici nel terreno dissodato da un mito come Elserino Piol. Molti lo ignorano, ma Piol è stato un protagonista assoluto del venture capital a livello mondiale. Anzi, per essere più espliciti, il venture capital è stato "inventato" da due personaggi: uno è Don Valentine, il fondatore del fondo Sequoia (tuttora tra i maggiori al mondo) e l'altro per l'appunto Elserino Piol.
Aveva iniziato in Olivetti portando a termine 180 investimenti in startup tra cui alcuni fondamentali per le tecnologie che usiamo ancora oggi. Ad esempio la ARM che iniziò a fare concorrenza alla Intel nella produzione di microchip era uno spin-off dell'Università di Cambridge finanziato da Piol.
Attualmente i fondi di venture capital italiani gestiscono masse tipicamente molto inferiori ai concorrenti francesi spagnoli e tedeschi, per non parlare della Silicon Valley o del Regno Unito. Purtroppo a livello di governo manca la consapevolezza che questa classe di investimenti costituisce un motore fondamentale dello sviluppo e dell'evoluzione di un'economia moderna. Autorevoli ministri, sostenuti dalla Presidente del Consiglio, danno l'impressione di puntare ad uno sviluppo fondato su attività di modesto valore aggiunto, come il piccolo artigianato, il commercio di prossimità, l'agroalimentare legato al territorio (il pecorino DOP) e il turismo più o meno di massa.
Si ignorano, quando non si avversano i settori del futuro dove l'Italia potrebbe vantare eccellenze: software per la robotica, biotecnologie, ingegneria spaziale, healthcare, tecnologie verdi. Peraltro esiste un'infrastruttura di ricerca anche accademica non pienamente sfruttata per lo sviluppo di applicazioni commerciali.
Con tutte la prudenza del caso però alcuni segnali indicano la prossimità ad un punto di svolta che permetterebbe di accelerare la creazione di startup in Italia e non soltanto nell'e-commerce o in altri settori ormai maturi. Il numero di fondi VC è sempre limitato e le disponibilità rasentano il ridicolo (poche decine di milioni di dotazione nei casi di maggior successo) e complessivamente investono circa 1 miliardo e mezzo all'anno. Ma con la Cassa Depositi e Prestiti è entrata in partita, la raccolta potrebbe espandersi. Sarebbe un impulso sostanziale all'economia italiana perché i ritorni sugli investimenti in startup superano di gran lunga quelli di qualsiasi programa pubblico o della più oculata politica industriale.
Insomma, per pagare pensioni, sanità, scuola, ricerca e quant'altro, occorre investire molto più in innovazione e molto meno in pecorino.
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