La gara tra Usa e Cina per la supremazia economica e militare si sta intensificando. I progressi per produrre microchip sempre più minuscoli sono arrivati quasi ai limiti fisici. Il settore sta per subire una rivoluzione, un salto quantico, che si trasmetterà a tutto il sistema economico e alle capacità militari delle maggiori potenze.
Gli Usa che sembravano sulla difensiva di fronte alla sicumera della Cina hanno recuperato la testa del gruppo e dopo aver imposto sanzioni sull'esportazioni di tecnologia verso la Cina stanno ampliando il divario. In sintesi è evidente che con il progressivo irrigidirsi delle sanzioni e del loro enforcement, la #Cina avrà forti difficoltà a reggere la competizione.
E' una sfida straordinaria dagli esiti imprevedibili perché si intreccia con gli sviluppi della Intelligenza Artificiale per la quale occorreranno capacità di calcolo gigantesche. Sam Altman CEO di OpenAI, sta cercando di raccogliere 7 trilioni di dollari a livello mondiale per costruire capacità produttiva tale da sfruttare appieno le capacità dell'IA generativa.
E' una cifra tre volte superiore al Pil dell'Italia e tale paragone mette a nudo come purtroppo in Europa, a parte qualche nicchia, la desertificazione innovativa è desolante da almeno venti anni.
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15 mar 2024
10 gen 2024
Sullo scempio dei conti pubblici sono tutti responsabili
La legge che istituì il Superbonus fu il cosiddetto Decreto Rilancio approntato dal governo Conte bis (di cui era ministro Gualtieri del PD, attuale sindaco di Roma). Fu approvato, a luglio 2020, con i voti favorevoli dei partiti di maggioranza: Movimento 5 Stelle, PD e Italia Viva. A questi si aggiungensero i parlamentari di Liberi e Uguali, un cartello elettorale di cui faceva parte, tra gli altri, Sinistra Italiana.
Giorgia #Meloni e Matteo #Salvini che nel 2020 erano all'opposizione, si stracciano le vesti ed esecrano il Superbonus 110%. Meloni in particolare lo ha definito "la più grande truffa ai danni dello Stato". Tuttavia, allo scempio dei conti pubblici hanno partecipato quasi tutti i partiti, sia al governo che all'opposizione. Gli indignados di oggi sono esattamente gli stessi che sbraitavano dalle tribune perché il Superbonus non era abbastanza generoso. Ad esempio Salvini a febbraio 2022 dichiarava che «Il Superbonus è fondamentale, l'edilizia è cresciuta del 15%» e si batteva per estenderlo agli alberghi.
L'attuale inquilina di Palazzo Chigi nel settembre del 2022 ad una settimana dalle urne, assicurava: “Pronti a tutelare i diritti del Superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie. Sempre dalla parte delle imprese e dei cittadini onesti che si danno da fare per far crescere e migliorare l’Italia”. E ancora: “Modifiche sempre più stringenti hanno mandato in crisi piccole aziende che avevano fatto affidamento sul Superbonus e migliaia di cittadini che avevano fatto altrettanto”.
Quindi in sostanza Meloni non era contraria a distrubuire miliardi a pioggia, ma stando alle sue successive dichiariazioni aveva in mente di "migliorare" la truffa. Le faceva da spalla Fabio Rampelli, di Fratelli d'Italia secondo il quale: «Migliaia di aziende hanno ricominciato a lavorare onestamente»… E per essere più precisi sosteneva: «Tra i pochi disonesti che hanno lucrato sul 110, ci sono migliaia di aziende che invece hanno ricominciato a lavorare onestamente grazie al bonus». Insomma era la truffa degli onesti (o honesti secondo l'ortografia grillina).
Anche il junior partner dell'attuale coalizione di governo si univa al coro degli estimatori dello scempio con Maurizio Gasparri che affermava «Forza Italia chiede con forza l'estensione di tutti i bonus per l'edilizia». Del resto dal 2021 in poi Forza Italia, entrata a far parte del governo di Mario Draghi, si era battuta per la «proroga del Superbonus 110% a tutto il 2023, esteso a tutti gli edifici e alle persone giuridiche».
Giorgia #Meloni e Matteo #Salvini che nel 2020 erano all'opposizione, si stracciano le vesti ed esecrano il Superbonus 110%. Meloni in particolare lo ha definito "la più grande truffa ai danni dello Stato". Tuttavia, allo scempio dei conti pubblici hanno partecipato quasi tutti i partiti, sia al governo che all'opposizione. Gli indignados di oggi sono esattamente gli stessi che sbraitavano dalle tribune perché il Superbonus non era abbastanza generoso. Ad esempio Salvini a febbraio 2022 dichiarava che «Il Superbonus è fondamentale, l'edilizia è cresciuta del 15%» e si batteva per estenderlo agli alberghi.
L'attuale inquilina di Palazzo Chigi nel settembre del 2022 ad una settimana dalle urne, assicurava: “Pronti a tutelare i diritti del Superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie. Sempre dalla parte delle imprese e dei cittadini onesti che si danno da fare per far crescere e migliorare l’Italia”. E ancora: “Modifiche sempre più stringenti hanno mandato in crisi piccole aziende che avevano fatto affidamento sul Superbonus e migliaia di cittadini che avevano fatto altrettanto”.
Quindi in sostanza Meloni non era contraria a distrubuire miliardi a pioggia, ma stando alle sue successive dichiariazioni aveva in mente di "migliorare" la truffa. Le faceva da spalla Fabio Rampelli, di Fratelli d'Italia secondo il quale: «Migliaia di aziende hanno ricominciato a lavorare onestamente»… E per essere più precisi sosteneva: «Tra i pochi disonesti che hanno lucrato sul 110, ci sono migliaia di aziende che invece hanno ricominciato a lavorare onestamente grazie al bonus». Insomma era la truffa degli onesti (o honesti secondo l'ortografia grillina).
Anche il junior partner dell'attuale coalizione di governo si univa al coro degli estimatori dello scempio con Maurizio Gasparri che affermava «Forza Italia chiede con forza l'estensione di tutti i bonus per l'edilizia». Del resto dal 2021 in poi Forza Italia, entrata a far parte del governo di Mario Draghi, si era battuta per la «proroga del Superbonus 110% a tutto il 2023, esteso a tutti gli edifici e alle persone giuridiche».
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5 gen 2024
Lo sdegno contro il wokismo delle Università USA
Come è noto l'audizione al Congresso delle presidenti (tutte donne) di tre prestigiose Università americane, Harvard, MIT e University of Pennsylvania, incalzate dalla deputata repubblicana Elise Stefanik, ha scatenato un moto di indignazione in America e ha messo stimolato uno scrutinio pervasivo della degenerazione diffusasi nei campus americani.
Il rifiuto di tutte e tre le Presidentesse di condannare le manifestazioni dominate da un antisemitismo nemmeno troppo latente, con il pretesto della libertà di parola ha messo a nudo l'involuzione in atto nell'Accademia americana dove dominano il wokismo e la cancel culture.
Finalmente i donatori si sono svegliati e hanno cancellato donazioni per cifre astronomiche. La migliore strategia per contrastare questa involuzione consiste nel colpire le istituzione dove fa più male: nel conto in banca. UPenn ha ceduto e ha licenziato sia la Presidentessa che altri personaggi coinvolti nella gestione. Harvard invece ha inizialmente confermato la fiducia alla Gay (per timore di essere tacciata di razzismo) e l'MIT si è trincerato dietro un silenzio inquietante e vigliacco. Ma lo scandalo non si è placato e la Gay è stata costretta a dimettersi anche in seguito ad accuse ben documentate di plagio e di inadeguatezza accademica. Rimane attaccata alla poltrona la presidente dell'MIT che è ebrea e quindi meno vulnerabile alle accuse di antisemitismo, ma ugualemnte responsabile del clima di intolleranza e di aggressione contro chi non si piega allo squadrismo woke.
Tuttaviale dimissioni dei vertici sono solo un piccolo passo verso il ripristino di un clima aperto alla discussione, privo di manie censorie e di libertà nell'accademia americana. E lo stesso processo dovrebbe estendersi anche all'Europa e soprattutto all'Italia dove le Università rimangono uno strumento di indottrinamento e di propaganda gestito da fanatici.
Finalmente i donatori si sono svegliati e hanno cancellato donazioni per cifre astronomiche. La migliore strategia per contrastare questa involuzione consiste nel colpire le istituzione dove fa più male: nel conto in banca. UPenn ha ceduto e ha licenziato sia la Presidentessa che altri personaggi coinvolti nella gestione. Harvard invece ha inizialmente confermato la fiducia alla Gay (per timore di essere tacciata di razzismo) e l'MIT si è trincerato dietro un silenzio inquietante e vigliacco. Ma lo scandalo non si è placato e la Gay è stata costretta a dimettersi anche in seguito ad accuse ben documentate di plagio e di inadeguatezza accademica. Rimane attaccata alla poltrona la presidente dell'MIT che è ebrea e quindi meno vulnerabile alle accuse di antisemitismo, ma ugualemnte responsabile del clima di intolleranza e di aggressione contro chi non si piega allo squadrismo woke.
Tuttaviale dimissioni dei vertici sono solo un piccolo passo verso il ripristino di un clima aperto alla discussione, privo di manie censorie e di libertà nell'accademia americana. E lo stesso processo dovrebbe estendersi anche all'Europa e soprattutto all'Italia dove le Università rimangono uno strumento di indottrinamento e di propaganda gestito da fanatici.
14 dic 2023
Il governo #Meloni si accuccia di fronte alla magistratura militante
Il Ministro della Difesa Guido Crosetto, uno degli alleati più fidati di Giorgia #meloni ha affermato che una parte della magistratura si sta attivando per colpire il governo. In assenza di un'opposizione parlamentare seria, l'unico pericolo per il governo secondo Crosetto sarebbero le indagini contro esponenti della maggioranza.
Le accuse non sono state circostanziate con fatti, circostanze e persone coinvolte, ma hanno aperto il trito vaso di Pandora di polemiche sui rapporti tra politica e magistratura. Dopo giorni in cui è andato in scena la pochade di furiose reciproche accuse, è tornato a regnare un inquietante silenzio. Tutto messo a tacere, a parte una convocazione di Crosetto in Procura a Roma, da cui è lecito aspettarsi nulla di concreto.
Il governo #Meloni era partito lancia in resta per contrastare la deriva della magistratura militante che usa la toga per perseguire fini politici. La nuova Presidente di Magistratura democratica Silvia Albano è un fulgido esempio di attivista politico che non fa mistero di voler usare i poteri dell'Ordine giudiziario per influenzare le scelte politiche e coartare l'azione dei governi sgraditi ai magistrati di estrema sinistra.
Per sanare queste storture Meloni aveva nominato Ministro della Giustizia Carlo Nordio, magistrato garantista in pensione, che nessuno avrebbe potuto accusare di nutrire animosità verso le toghe. Ma appena annunciati provvedimenti di natura molto blanda è scattata la rabbiosa reazione dei magistrati politicizzati spalleggiati dai media (che vengono regolarmente imbeccati dai PM) e i loro referenti nel PD e nel M5S. Da allora Meloni e Salvini si sono accucciati ai piedi della ANM e Nordio è stato sconfessato e osteggiato dalla sua stessa maggioranza. Se la magistratura ha debordato dal proprio ruolo quali rimedi si possono adottare? Le riformicchie varate in questi giorni sono sufficienti? La separazione delle carriere è necessaria? E la responsabilità civile e penale dei magistrati deve rimanere un tabù? Una valutazione seria dell'operato deve essere introdotta? Magari se Crosetto desse una risposta chiara a queste domande invece di scagliarsi contro i mulini a vento sarabbe molto più apprezzato.
Per sanare queste storture Meloni aveva nominato Ministro della Giustizia Carlo Nordio, magistrato garantista in pensione, che nessuno avrebbe potuto accusare di nutrire animosità verso le toghe. Ma appena annunciati provvedimenti di natura molto blanda è scattata la rabbiosa reazione dei magistrati politicizzati spalleggiati dai media (che vengono regolarmente imbeccati dai PM) e i loro referenti nel PD e nel M5S. Da allora Meloni e Salvini si sono accucciati ai piedi della ANM e Nordio è stato sconfessato e osteggiato dalla sua stessa maggioranza. Se la magistratura ha debordato dal proprio ruolo quali rimedi si possono adottare? Le riformicchie varate in questi giorni sono sufficienti? La separazione delle carriere è necessaria? E la responsabilità civile e penale dei magistrati deve rimanere un tabù? Una valutazione seria dell'operato deve essere introdotta? Magari se Crosetto desse una risposta chiara a queste domande invece di scagliarsi contro i mulini a vento sarabbe molto più apprezzato.
7 dic 2023
Il mito delle start-up e la realtà italiana
Media e presunti guru propinano a giovani (e meno giovani) con toni mirabolanti il mito delle startup. Per cui personaggi improbabili, magari con buone competenze tecniche e persino idee innovative, ma che che avrebbero difficoltà a gestire una cartoleria, si immaginano come novelli Jeff Bezos o Elon Musk.
Purtroppo il catalogo degli errori che sui media non trovano spazio è abbastanza esteso, soprattutto in Italia dove il settore del venture capital è asfittico, la burocrazia asfissiante e il fisco predatorio. Inoltre il sistema educativo italiano privilegia la teoria (spesso antiquata) e non allena alla gara della vita.
Districarsi tra crowdfunding (che in Italia smuove cifre ridicole), business plan, marketing, certificazioni, e quant'altro richiede delle doti che si acquisiscono sul campo e i capitali necessari per arrivare al break even quasi sempre vengono sottostimati in un impeto di insano ottimismo. Insomma il mondo è più complesso di quello che si può immaginare davanti allo schermo di un laptop o in un laboratorio di ricerca. Gestire un'azienda è un'attività che pochi sono in grado di svolgere.
Districarsi tra crowdfunding (che in Italia smuove cifre ridicole), business plan, marketing, certificazioni, e quant'altro richiede delle doti che si acquisiscono sul campo e i capitali necessari per arrivare al break even quasi sempre vengono sottostimati in un impeto di insano ottimismo. Insomma il mondo è più complesso di quello che si può immaginare davanti allo schermo di un laptop o in un laboratorio di ricerca. Gestire un'azienda è un'attività che pochi sono in grado di svolgere.
3 dic 2023
Il Mal d'Africa di Meloni
Alla Cop28 di Dubai, Giorgia Meloni ha annunciato un contributo del governo italiano di 100 milioni al fondo per la transizionbe energetica in Africa. Per capire gli ordini di grandezza si tratta della cifra che una start-up di successo raccoglie in un round avanzato di finanziamenti da fondi di venture capital. Per un continente come l'Africa si tratta di cifra irrisoria.
La Presidente del Consiglio preferisce da diversi mesi dedicare tempo alle passerelle internazionali, dove si privilegiano simboli emozionali, abbracci, dichiarazioni di ottime intenzioni e chiacchiere in quantità industriali, forse per trovare sollievo dalle difficoltà che incontra in patria alle prese con la quatidiana fatica di governare. Peraltro in una situazione di conti pubblici estremamente critica e dovendo affidarsi ad alleati infidi. E' molto più gratificante essere riverita nei consessi internazionali che trattare con Salvini o rimediare alle gaffe dei suoi parenti e/o dei suoi sodali. Oppure ad affrontare i nodi della riforma del Patto di Stabilità.
La Quarta Sponda
In questo contesto l'Africa pare essere diventato il pet project della nostra Premier incentrato su un fantomatico Piano Mattei che dispiega poche risorse, ma molte fantasiose ambizioni. Non è dato sapere se questo Piano sia la versione garbatelliana del più famoso e stantìo "Aiutiamoli a casa loro", oppure disegni un'oculata strategia diplomatica affinché l'Italia assuma un ruolo di un qualche rilievo nel Continente Nero. Di sicuro possiamo attenerci a quantro dichiarato dalla Meloni in Parlamento
E se vogliamo aggiungere qualche elemento più concreto (si fa per dire) possiamo sorbirci il testo di un comunicato stampa di Palazzo Chigi del 3 novembre 2023 sulle "disposizioni per il Piano Mattei"
Vi risparmio le contorsioni sull'organizzazione della Cabina (si spera non balneare) di regia che tra le altre cose:
La Presidente del Consiglio preferisce da diversi mesi dedicare tempo alle passerelle internazionali, dove si privilegiano simboli emozionali, abbracci, dichiarazioni di ottime intenzioni e chiacchiere in quantità industriali, forse per trovare sollievo dalle difficoltà che incontra in patria alle prese con la quatidiana fatica di governare. Peraltro in una situazione di conti pubblici estremamente critica e dovendo affidarsi ad alleati infidi. E' molto più gratificante essere riverita nei consessi internazionali che trattare con Salvini o rimediare alle gaffe dei suoi parenti e/o dei suoi sodali. Oppure ad affrontare i nodi della riforma del Patto di Stabilità.
La Quarta Sponda
In questo contesto l'Africa pare essere diventato il pet project della nostra Premier incentrato su un fantomatico Piano Mattei che dispiega poche risorse, ma molte fantasiose ambizioni. Non è dato sapere se questo Piano sia la versione garbatelliana del più famoso e stantìo "Aiutiamoli a casa loro", oppure disegni un'oculata strategia diplomatica affinché l'Italia assuma un ruolo di un qualche rilievo nel Continente Nero. Di sicuro possiamo attenerci a quantro dichiarato dalla Meloni in Parlamento
“Credo che l’Italia debba farsi promotrice di un “Piano Mattei” per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo”.
E se vogliamo aggiungere qualche elemento più concreto (si fa per dire) possiamo sorbirci il testo di un comunicato stampa di Palazzo Chigi del 3 novembre 2023 sulle "disposizioni per il Piano Mattei"
"Il “Piano Mattei”, di durata quadriennale, avrà l’obiettivo di potenziare le iniziative di collaborazione tra Italia e Stati del Continente africano, promuovere uno sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo di questi ultimi e prevenire le cause profonde delle migrazioni irregolari. Inoltre, rafforzerà il coordinamento delle iniziative pubbliche e private, anche finanziate o garantite dallo Stato italiano, rivolte a Stati del Continente africano. Il testo prevede la condivisione e la partecipazione degli Stati africani interessati all’individuazione, alla definizione e all’attuazione degli interventi del Piano e l’impegno compartecipato alla stabilità e alla sicurezza regionali e globali. Saranno attuate azioni di partenariato nei seguenti settori: cooperazione allo sviluppo; promozione delle esportazioni e degli investimenti; istruzione, formazione superiore e formazione professionale; ricerca e innovazione; salute, agricoltura e sicurezza alimentare; approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche; tutela dell’ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici; ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture anche digitali; valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche nell’ambito delle fonti rinnovabili; sostegno all’imprenditoria e in particolare a quella giovanile e femminile; promozione dell’occupazione; turismo, cultura, prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare e gestione dei flussi migratori legali. In merito alla governance, il decreto prevede l’istituzione di una Cabina di regia, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri e composta dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con funzioni di vicepresidente, e dagli altri Ministri, dai Viceministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e delle imprese e del Made in Italy, dal Presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dal direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, dai presidenti dell’ICE-Agenzia italiana per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, della società Cassa depositi e prestiti S.p.a., della società SACE S.p.a., della società Simest S.p.a., da rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica, delle università, della società civile e del terzo settore, di enti pubblici e privati".
Vi risparmio le contorsioni sull'organizzazione della Cabina (si spera non balneare) di regia che tra le altre cose:
"coordina le attività di collaborazione tra Italia e Stati del Continente africano; finalizza il Piano Mattei e i relativi aggiornamenti; monitora l’attuazione del Piano; promuove il coordinamento tra i diversi livelli di governo, gli enti pubblici nazionali e territoriali e ogni altro soggetto pubblico e privato interessato; promuove iniziative finalizzate all’accesso a risorse messe a disposizione dall’Unione europea e da organizzazioni e soggetti internazionali, anche di natura bancaria;"Insomma burocrazia allo stato purissimo che produrrà un certo quantitativo di scartoffie e che, come se non bastasse, verrà affiancata anche da una Struttura di missione che:
" assicura supporto al Presidente per l’esercizio delle funzioni di indirizzo e coordinamento dell’azione strategica del Governo relativamente all’attuazione del Piano Mattei e ai suoi aggiornamenti; cura il segretariato della Cabina di regia; predispone la relazione annuale al Parlamento".Se fossi un africano non tratterrei il respiro in attesa che la struttura di missione si interfacci con la Cabina di regia affinché si attui la condivisione e la partecipazione degli Stati africani all’individuazione, alla definizione e all’attuazione degli interventi del Piano e si materializzi l’impegno compartecipato alla stabilità e alla sicurezza regionali e globali oppure le azioni di partenariato.
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