L'inflazione che sta attanagliando il mondo dipende in buona parte dalla difficoltà di adeguamento di alcuni segmenti della produzione di microchip alla domanda.
Contro intuitivamente, si tratta proprio del segmento meno avanzato, cioè quello che produce microchip da pochi euro o da poche decine di euro che vengono utilizzati per dispositivi come ascensori, elettrodomestici, autoveicoli, macchine fotografiche, elettronica di consumo eccetera.
I margini di profitto per questi prodotti sono esigui quindi i grandi produttori sono restii a investire in nuove fabbriche.
Il guazzabuglio
Insomma un guazzabuglio a cui stranamente non si riesce a porre rimedio. Tipicamente quando in un settore sono necessari investimenti cospicui per adeguare l'offerta alla domanda, l'impresa che dispone della tecnologia chiede ai clienti di stipulare contratti di lungo periodo (offtake contracts) in modo da garantire un ritorno minimo adeguato.
In altri termini se esiste un gap di produzione, chi lo colma deve ottenere una ragionevole certezza di rientrare dall'investimento.
Se ciò comporta un aggiustamento dei prezzi purtroppo è un fatto che in un'economia di mercato succede tutti i giorni: in alcuni punti della filiera produttiva i prezzi vengono rivisti perché le condizioni economiche cambiano. L'aggiustamento dei prezzi consente di ottimizzare le risorse in ciascun comparto produttivo.
Questo meccanismo nel settore dei microchip però questo meccanismo di aggiustamento non è scattato per una serie di fattori.
Spesso i macchinari non si trovano più perché si tratta di tecnologie ormai abbandonate. I produttori di impianti talora non sono più in attività. I tecnici e gli ingegneri che li gestiscono vanno in pensione e non si trovano i sostituti. Le banche respingono le richieste di finanziare capacità produttiva addizionale per produzioni giudicate obsolete.
Il video spiega in dettaglio i motivi degli ostacoli e il loro legame con le dinamiche inflattive.
Giorgia Meloni si spaccia per volto nuovo della politica. E in un paese dove pascolano e si assembrano moltitudini di esseri privi di memoria riesce persino a convincere. Però già in giovane età, non eccellendo nello studio o nelle professioni, era assurta a ministro dell Gioventù (denominazione mutuata dal Fronte missino) nel governo Berlusconi. Quello che in soli tre anni ha portato il paese alla bancarotta nel 2011. Insomma un Di Maio in gonnella ante litteram, solo che come Pigmalione aveva il Papi e non il Grillo.
Meloni giudica Putin
La notte dei Tremonti viventi
Di quel governo scellerato era zar supremo dell'economia un certo Tremonti, personaggio che continua a veicolare in TV le sue idee scombiccherate e perverse, che i reggi-microfono gli fanno profferire a beneficio della platea telelobotomizzata. Non è un caso che Tremonti passa per essere il front runner per la poltrona di Ministro dell'Economia in caso di vittoria della destra. E' giusto per i suoi estimatori da mercato rionale che completi l'opera di distruzione dei conti pubblici, bruscamente interrotta dalla cacciata a furor di popolo nel novembre 2011.
Meloni da qualche tempo ha provato a candeggiarsi l'immagine di nostalgica littoria giurando fedeltà alla NATO e all'Ucraina. Sulle politiche economiche, dopo anni passati a sputare sull'Europa, sull'euro e sulle istituzioni europee (in combutta con Orban e i bigotti nazionalisti polacchi) ha invertito la rotta verso posizioni apparentemente più responsabili (soprattutto sui conti pubblici). Palazzo Chigi val bene un pareggio di bilancio? Chi può dirlo in questa estate di temperature e polemiche roventi?
Il buco rimane nero
Tuttavia, cotali improvvise conversioni sulla via di Bruxelles (dove hanno sede l'UE e la NATO) gettano poca luce sul buco nero Meloni e sulla mediocre classe dirigente o compagnia di giro che la circonda. O sui compagni di strada devoti di Putin. O sul suo debole per Donald Trump che giudico' ‘geniale’ Putin. Basterà proporre come ministri personalità di richiamo come Fabio Panetta o Carlo Nordio per fugare i dubbi? Anche Berlusconi inserì nel suo secondo governo una personalità di eccezionale caratura come Renato Ruggiero stimatissimo ambasciatore e primo Direttore del WTO. Se ne andò sbattendo la porta, disgustato, dopo pochi mesi.
Migliaia di bot (vergognosamente messi a disposizione degli autocrati da Facebook e Twitter) rilanciano la propaganda dei dittatori di Cina e Russia per sversarle sulle menti credule.
Notizie inventate di sana pianta su microchip di ultima generazione, missili ipersonici, sistema di armi mirabolanti fanno il giro del mondo. A cotali bojate abboccano, inghiottendo anche l'amo, le superlative menti della geopolitica da salotto e da talk show berlusconiani, oltre ai "giornalisti", eterni bamboccioni, pagati 10 euro a pezzo.
La geopolitica da ombrellone
Personaggi che fino a ieri confondevano i chip con i versi dei passeri, discettano degli straordinari progressi della Cina o delle avanzate dell'Armata Russa su tutti i fronti della galassia e le zone limitrofe.
Il mondo però, ahi loro, è sostanzialmente più complicato. Ad esempio, ammettiamo pure che la Cina fosse riuscita a produrre microchip da 7 nanometri come annunciato urbi et orbi. Chiunque abbia qualche nozione, anche approssimativa, sulla complessità della filiera produttiva, sa benissimo che ciò non implica la sostituzione delle importazioni di semiconduttori da Taiwan.
I cinesi dispongono al momento di 40mila marines, cioè truppe scelte da sbarco, e non abbastanza scafi per trasportarli tutti.
Taiwan può contare fino ad un milione di riservisti oltre a circa 200mila soldati già pronti per difendere l'isola. Quindi un'invasione al momento è impensabile.
Ma se il regime comunista si intestardisse nella sua follia revanscista, al blocco di Taiwan l'Occidente potrebbe reagire con il blocco dello Stretto di Malacca, dove passa la maggior parte dell'import - export cinese e che quindi per l'economia riveste un'importanza vitale.
Per non parlare delle sanzioni che al momento stanno riportando la Russia, prima ai tempi dell'URSS, e poi a quelli delle anime morte dei servi della gleba. E potrebbero riportare la Cina alle carestie che causarono la morte di milioni di individui durante il maoismo.
Berlusconi non ha retto. Dopo mesi di pura sofferenza in cui ha dovuto fingere di aver sposato la linea atlantista del governo, alla caduta di Draghi l'ex Cav. Pompetta ha dichiarato senza mezzi termini:
"Ho parlato con l'ambasciatore russo in Italia Razov. Mi ha spiegato le loro ragioni, cosa ha fatto Zelensky"
E, come se non bastasse, ha reiterato senza vergogna le peggiori menzogne della propaganda russa:
"Mi ha raccontato che è stata l'Ucraina a provocare ventimila vittime nelle zone contese. E che l'invasione era necessaria perché il rischio era che l'Ucraina attaccasse la Russia".
Le solite smentite rabberciate del Papi, hanno forse convinto qualche membro del cerchio magico a Villa Grande, ma resta il fatto che l'idillo tra Berlusconi e Putin non è certo una sorpresa.
L'URSSini di Arcore
Insomma Berlusconi, in campagna elettorale, si trasforma in URSSini e si schiera dove batte il cuore, con il criminale di guerra, sodale di tanti anni e di tante piacevoli esperienze nelle dacie piene di accoglienti lettoni.
Avrà un compito monumentale la Meloni (a sua volta grande esegeta della Russia fino al 24 febbraio 2022) per smarcarsi da cotali farneticazioni. Magari si farà consigliare dal suo amico Steve Bannon. Sempre che non finisca in galera. Insieme a Trump.
Atlantismo double face
Del resto l'intervista a Fox News (graziosamente concessa ad una nota attivista trumpiana, tal Maria Bartiromo) per accreditarsi come baluardo del fronte occidentale non ha convinto gli scettici. I quali non possono fare a meno di ricordare le prese di posizioni pro-Russiasue e dei suoi supporter, come la Santanche': «Ci sono tante ragioni per cui dovremmo essere dalla parte di Putin».
Chissà come mai le ragioni della coalizione Cremlino-destra non sono state illustrate in diretta alla Bartiromo.
con draghi se ne va l'unico presidente del consiglio dai tempi di De Gasperi (che infatti era di formazione culturale e politica austro-ungarica e non italiana) di cui non dovevamo vergognarsi. Mafiosi, corrotti, tenutari di clientele, organizzatori di bunga bunga erano il meglio che la classe politica (scelya dall'elettorato più analfabeta, furbastro e cialtrone dell'Occidente) poteva offrire.
La classe politica che si sta suicidando, trascinando il paese nel baratro della bancarotta rappresenta quasi perfettamente la fibra morale e intellettuale chi li elegge: milioni di nullità parassiti e protestastarie, sciacalli senza arte nè parte, decisi ad accaparrarsi il loro brandello di cadavere.
Per tracciare i contorni di questo magma ribollente di umori confusamente ostili a tutto e' interessante guardare questo video dove vengono profilate le tipologie di elettori, dai vittimisti agli illuminati in un caleidoscopio che travalica i soliti confini di destra e sinistra.
L'esito di questo avvitamento sarà una bancarotta. Senza bonus, interventi straordinari, elemosine, sussidi, contributi a fondo perduto, pagamenti di bollette a carico del prossimo.
Dovrebbero pagare il conto i parassiti di oggi, non i figli e nipoti, il prezzo delle loro scelte ignobili. Invece il disastro ricadrà sulle future generazioni a cui verrà inviato anche il conto del funerale dei loro sciagurati genitori.
E' talmente smaccata da essere stata illustrata pubblicamente nella cosiddetta Dottrina Gerasimov, un discorso tenuto dal Capo di Stato Maggiore delle Forze Artmate Russe Valerij Vassily Gerasimov nel 2013.
In Italia trovano terreno fertile perché sin dal secondo dopoguerra i sovietici hanno individuato l'Italia come ventre molle dell'Occidente e sono riusciti a far emergere il maggiore partito comunista in un paese Nato. E oggi hanno facile gioco a capitalizzare su quella deteriore tradizione.